Quando la mia sveglia suonò, io ero già in piedi da circa mezz’ora e avevo appena finito di rifarmi il letto. Ero di fronte all’armadio e lo aprii per scegliere cosa mettermi quando un’ondata di nero mi travolse! Accadeva sempre così, perché io non avevo nulla nell’armadio che non fosse di un colore diverso dal nero e non era certo per lo stile di musica che mi piaceva ascoltare, ma perché io mi ci sentivo bene a vestire così! Non capivo perché per tutti fosse sempre un problema così insormontabile quello! Anche se ero abituato a vivere nella contraddizione altrui: teoricamente quello sarebbe stato il mio ultimo anno di liceo, ma io avevo abbandonato per cercare lavoro e questo mi era stato contestato da chiunque conoscessi perché mi dicevano ‘Ma sì solo un anno e sei fuori!’. Peccato che chi lo diceva non sapeva quanto un anno fosse importante per me e mia madre soprattutto dopo che mio padre era morto! Certo mia madre lavorava, ma solo il suo stipendio non bastava per mantenere la nostra casa ed arrivare a fine mese! E io di certo non volevo essere un ulteriore peso.
Teddy
Avevo trovato un lavoro in un negozio di dischi e non mi dispiaceva visto che ero un vero cultore di musica di ogni tipo, anche se il rock e ogni sua sfumatura era la mia specialità. Anche la mia camera rispecchiava questo stile infatti! Le pareti erano completamente tappezzate, tanto da non lasciare spazio nemmeno a un pezzettino di muro, da poster di ogni genere di gruppo del passato e del presente e così già la mia modesta stanza mansardata sembrava ancora più piccola di quello che era! Avevo il letto proprio dove il muro diveniva più basso e dopo aver preso non so quante testate contro esso, me lo ero girato anche se dovevo ammettere che era buffo dormire non con la testa, ma i piedi verso il muro. Certo che anche la mia altezza da giocatore di basket, che praticavo al liceo, non mi aiutava per nulla! Aprii il lucernaio per far prendere aria alla stanza mentre, voltandomi, notai la foto sorridente di mio padre e io da piccolo a una partita dei Bobcats, la nostra squadra del cuore. Eravamo tifosi sfegatati e quando divenni titolare e successivamente capitano della squadra della scuola mi ricordò che fui il suo orgoglio! Il mio coach mi aveva detto che questo anno con l’arrivo degli osservatori del college mi sarei assicurato sicuramente la borsa di studio per lo sport e la garanzia di arrivare all’NBA, ma come spesso accade il destino a volte sembra avere altri piani per noi!Finii di vestirmi e, guardandomi allo specchio, detti una sistemata veloce ai miei capelli biondissimi e cortissimi prima di mettermi la matita negli occhi. Oh sì quella era invece una cosa che non era mai piaciuta a mio padre, come anche lo smalto nero sulle unghie e la mia passione unica per i My Chemical Romance, di cui copiavo lo stile unico e inimitabile del mitico Gerard Way! Un ragazzo emo come me sarebbe stato sicuramente additato a scuola come satanista o aspirante suicida, ma il basket mi aveva assicurato popolarità sicura e successo tra le ragazze! Anche se dovevo ammettere che non ero un brutto ragazzo: alto, con il fisico scolpito dall’attività fisica, gli occhi castani e profondi e la pelle chiara e liscia. Nonostante ciò non avevo mai avuto una ragazza fissa, ma solo piccole avventure tanto per far felice tutti sul dovere del “ragazzo più popolare della scuola” anche se trovavo che fosse una stupidata assoluta! Forse anche per quello non mi era pesato più di tanto lasciare la scuola dopotutto avevo vissuto, senza mai smettere di essere me stesso, ma in mezzo a persone che preferivano molto di più che non lo fossi e facevano sempre di tutto per provare a cambiarmi anche se ogni loro sforzo risultava sempre vano.La mamma di Teddy
Quando Teddy scese al piano di sotto scorse sua madre intenta a bersi il suo caffé rigorosamente ristretto, le arrivò alle spalle per cingerle la vita e posarle un bacio leggero sulla guancia e così augurarle il buongiorno.Appena però il figlio la cinse lei lanciò la tazza in aria e si voltò pronta a colpirlo, ma lui altrettanto agile e con i riflessi pronti bloccò il suo braccio e prese la tazza appena raggiunse di nuovo l’altezza dei loro bacini.Il ragazzo lentamente si allontanò e gentilmente le porse la tazza con un sorriso sulle labbra.“I tuoi riflessi stanno peggiorando …”La sbeffeggiò guardandola in viso e andando verso il frigorifero e, dopo averlo aperto, tirarci fuori il cartone del latte per poi prendere un bicchiere dall’armadio sopra il lavello e versarselo.La donna lo guardò scuotendo il viso, forse aveva ragione anzi sicuramente. Il fatto di essere stata creata in laboratorio probabilmente l’aveva fatta sedere sugli allori pensando che le capacità che le erano state date rimanessero immutate nel tempo, ma come accade con lo sport non è così! Bisogna sempre tenersi in allenamento per non perdere tutto ciò che si è acquisito! E’ anche vero però che quando passi una vita intera a fuggire, a scoprire cosa sei veramente e tentare di acciuffare la tranquillità tanto agognata, una volta che la raggiungi davvero vuoi vivertela.Aveva avuto Teddy 18 anni fa e le sembrava ieri, si ricordava che aveva la sua età quando si svegliò e scappò dal laboratorio dove minuziosamente aveva preso vita. Era un esperimento di ricostruzione fisica di un soggetto partendo da un campione di DNA vecchio di secoli e proprio a causa della datazione epocale furono costretti a completare i pezzi mancanti dell’elica con quello di un animale, non seppe mai perché usarono per lei quella di un lupo, ma fatto sta che oltre ad essere per l’appunto un umano creato in laboratorio possedeva anche capacità come resistenza, agilità e olfatto ultra sviluppato come quello dell’animale usato per completare la costruzione del suo DNA. Purtroppo ciò che non considerò chi l’aveva creata era però la sua intelligenza e il suo cuore! Dopotutto era un essere umano e voleva essere tale e non un esperimento che ora che era riuscito volevano lavorarci sopra o chissà che altro e fu lì che iniziò la sua fuga che durò anni e anni fino a quando la corporazione di scienziati che l’avevano creata fallì e sparì senza che nessuno ne avesse mai saputo nulla.Comunque nei suoi anni di fuga aveva ben cercato risposte sul suo essere e proprio grazie alla conoscenza di colui che sarebbe diventato suo marito le aveva trovate ed era riuscita a debellare quella multinazionale che più che progressi per la scienza, ci stava giocando pericolosamente. E fu dopo tutto quel trambusto e la coronazione del loro amore, che arrivò Teddy e finalmente la loro vita, la sua vita, incominciò ad essere serena.Ovviamente però aveva trasmesso anche al figlio il proprio DNA e seppur spaventati entrambi sia lei che suo marito si erano fatti forza a vicenda e avevano cresciuto quel piccolo e grazioso diavoletto iper agile.Ma ora suo marito era morto e loro erano rimasti soli. A dover badare a loro stessi, a leccarsi le loro ferite da soli chiusi nel loro orgoglio che da sempre li avevano contraddistinti.*I miei riflessi hanno solo bisogno di allenamento, che in questi 18 anni non mi sono serviti per fortuna …*Gli ricordò lei, che dopo aver posato la tazza ormai vuota del caffé nel lavandino, mosse le sue mani per parlargli.Teddy non solo aveva imparato a gestire ciò che era grazie all’appoggio di suo padre e di sua madre, ma era cresciuto suddividendosi nell’imparare due linguaggi: quello a voce e quello dei segni.*Già ti sei adagiata sugli allori!*Si divertì a prenderla in giro, questa volta non parlando, ma posando anch’egli la sua tua tazza vuota nel lavello per poterle parlare con i segni, anche se poteva farlo anche a voce perché seppur sordomuta a lei bastava leggergli le labbra.*Permetti che me lo sono meritato dopo una vita a dir poco burrascosa!*“Di questo ne sono sicuro!”Finì con dolcezza vedendola impettita con le mani sui fianchi e, avvicinandosele, le posò un bacio sulla guancia.“A stasera allora!”Il papà di Chanel
Stava già facendo per andarsene, quando, ricordandosi di una cosa, la madre lo bloccò per un braccio e gli fece cenno di aspettare. Sparì per un attimo nella stanza accanto e ricomparve con un invito per una festa.“Mamma lo sai che io non sono per queste feste di ricconi in giacca e cravatta!”Lei alzò gli occhi al cielo, era chiaro che non si riferisse a quello.*Tuo padre era stato invitato come dipendente del signor Wheartley, mi rendo conto che è solo una raccolta di fondi, ma sai quanto me che uomo d’affari importante sia! Vorrei approfittarne per vedere se riesco magari a trovare un modo di parlare con lui e magari propormi come sostituta per il ruolo che ricopriva tuo padre! Lo aiutavo molto nel suo lavoro e so che non hanno ancora trovato un sostituto … voglio provare! Quindi stasera ci andremo!*Teddy la fissò poco convinto di quella sua idea, però sapeva che lei aveva ragione! Era vero, metà delle idee che suo padre presentava erano sempre suggerite da sua madre e se ci fosse riuscita avrebbero risolto quella loro situazione precaria e avrebbero potuto pagare le bollette.“Ci vengo solo perché sei mia madre e ci serve!”Concluse prima di vederla sorridere.“Ah no non provare ad affittarmi nessun vestito! Tu porta pure in lavanderia uno dei tuoi, ma a me nulla! Le ho sempre odiate quelle feste e non mi sono mai vestito come un pinguino, non inizierò ora!”La minacciò e, prima che trovasse il tempo di rispondergli, le posò un nuovo bacio sulla guancia e si affrettò ad uscire.“Tesoro?! Tesoro!? Su dai svegliati …”Sentii mio padre strattonarmi dolcemente come ogni mattina mentre mi accarezzava i capelli corvini. Lo faceva sempre, ormai era consuetudine.Si sedeva accanto a me, sul bordo del mio letto e chiamandomi con delicatezza, ma decisione mi svegliava per andare a scuola.Non era come una sveglia spacca timpani o una di quelle mamme che ti urlavano dietro. Era sempre estremamente dolce!“Buongiorno papà …”Esclamai con la bocca impastata mentre, voltandomi, lo vidi sorridere.“Ti ho già preparato la colazione e il pranzo per scuola! Vado a finirmi di preparare che tra un po’ devo andare …”
Chanel
Mio padre mi parlava, ma io ero ancora parecchio rintronata per capire cosa mi dicesse e così quando lui si alzò e uscì dalla mia stanza capii che dovevo muovermi. Lui andava a lavorare sempre molto presto e poi tornava la sera tardissimo e così se volevo chiacchierare anche un pochino con lui dovevo assolutamente darmi una mossa, così da riuscire a strappare un passaggio da lui in macchina e ritagliarci un momento solo nostro.Posai i piedi giù dal letto e mi stiracchiai prima di fissare il mio armadio e notare i vari ometti uscire e “propormi” le loro idee.“Jeans e per la maglia … Uff … Quella rosa con lo scollo a V!”Esclamai mentre vidi gli ometti con quello che avevo scelto posarsi sul letto e i restanti rientrare ordinati, dopo di che le ante dell’armadio si richiusero. La mia camera era completamente rosa, era il mio colore preferito e c’era ovunque: sulle parenti, sul copriletto, sulle rifiniture della scrivania, sulla cornice dello specchio, sul paralume delle abat-jour e anche su parecchi vestitini della mia collezione di bambole di porcellana che avevo in tutta la stanza! I miei amici mi prendevano in giro dicendo che la mia cameretta sembrava un misto tra quella di una bimbetta e quelle che ci sono nei film horror in cui qualche bambino morto rimane intrappolato! A me piaceva e ammetto che era molto frou frou, ma rispecchiava semplicemente ciò che ero.Mi alzai dal letto trascinandomi in bagno e appena il dentifricio mi vide, lievitò e svitandosi face fuoriuscire la sua sostanza cremosa sulle setole dello spazzolino che nel frattempo era uscito dal suo posto. Ne presi il manico e subito iniziai a sciacquarmi i denti ancora completamente rintronata portando lo spazzolino sotto il rubinetto che apriva l’acqua solo quando facevo quel gesto onde evitare sprechi inutili.Mi lavai anche il viso e per fortuna mentre compievo tutte quelle azioni la mia…CONTINUA... QUICristina