Questa è solo la trascrizione di una serie di pensieri, parole ed opinioni in merito alla mia esperienza. Una visione personale e soggettiva.
Fin dall’inizio, e ancor più dopo l’arrivo dei Social Network, ho sempre pensato Internet, la rete, come una grande porta d’accesso a un nuovo mondo. Un mondo che allo stesso modo delle Americhe per Colombo era sempre stato lì. Solo doveva essere scoperto e raggiunto. E in effetti è proprio così. Il mondo è sempre lo stesso, con qualche differenza apportata durante il cammino, più nelle persone che lo popolano che nella sua architettura, mentre la rete con i suoi strumenti sono il mare con le sue correnti e i suoi venti come gli alisei, e le caravelle. Perdonatemi l’esempio forse banale, ma è quello che m’è venuto in mente.
Ad ogni modo tant’è. Questa è sempre stata la mia visione, il mio approccio, una magnifica opportunità. Ecco perché quando mi è capitato nel tempo di parlare con persone che ritenevano ad esempio i social (relegati poi nella loro visione limitata principalmente a Facebook) come un modo esclusivamente valido alla funzione di mantenere rapporti con persone che già si conoscevano mi sono sempre trovato in disaccordo. Non mi capacitavo di come, avendo a disposizione praticamente il mondo (o una buona parte di esso) ci si potesse limitare a quelle relazioni di cui già si sapeva tutto. La tipica risposta era: cosa può interessare a me di quel che dice uno dall’altra parte dell’oceano? Dal canto mio ero affascinato dall’idea della contaminazione d’idee che ne poteva derivare. Dalla possibilità di lanciare un sassolino nell’oceano e che questo poi venisse raccolto da uno sconosciuto.
La mia mia è e rimane sempre una visione molto romantica, non voglio star qui a discutere dinamiche e tecnicismi. Con il tempo poi capii che il mio era un attegiamento egoista e che non si poteva obbligare tutti alla medesima visione delle cose, e dopo tutto se il social più usato aveva come slogan “Facebook ti aiuta a connetterti e rimanere in contatto con le persone della tua vita.” e la maggior parte delle persone facenti parte della tua quotidianità aveva una visione del web bidimensionale, dove le due dimensioni erano ricerca (con google) e relazione (con gli amici di sempre via fb) allora non si poteva fare molto, non c’era un modo sbagliato e uno giusto. C’erano solo modi diversi. Ma non ero poi così intimanente convinto.
L’approccio che avevo era precedente ai social, altrimenti non avrei mai aperto un blog, ne mi serabbe venuto in mente di andare a leggere quello di altri, e in tante altre parti del mondo comunque fin dagli albori del web l’idea alla base era sempre stata quella, anzi internet si è sviluppata proprio grazie a queste idee. Ma allora perché la gente che avevo attorno manteneva un approccio così limitato? La risposta è sempre quella: la Tv. La Tv era, ed è il media con cui almeno qui in Italia si interagisce maggiormente, anche se porre interazione e TV nella stessa frase suona come abominio. Anche se suona banale la tesi non è poi molto discordante dalla realtà. Non si sapeva come usarla questa rete, o comunque non si sapeva come sfruttarne al meglio le mille potenziali sfumature, e non tutti erano disposti a lanciarsi e tentare, andando alla cieca.
Tutti però guardavano la Tv, la stessa che banalizzava il web, che ne proponeva gli aspetti più banali e pop utili al servizio di costume, o che intimidiva disegnandolo come luogo di perdizione, pericoli e abusi. Mentre il resto del mondo nuovo andava in un senso noi facevamo zapping e imparavamo il web dal tubo catodico tra superstizione e luoghi comuni, pigiati sotto la reverenza ad un clero oldmedia che tentava, forse incosciamente o forse no, di mantenere il suo presidio. Ma il web non è la Tv. E prima o poi, la storia insegna, mantenere il dominio diventa difficoltoso, e l’unica possibilità di non cadere rovinosamente è quella di aprire. Il problema è che non si è aperto, almeno inizialmente ad una convivenza, non ad una transizione, ma bensì ad una accettazione quasi compassionevole. Altro errore che poi inevitabilmente si finisce per pagare. L’errore è stato anche di chi nel mondo nuovo c’era già arrivato, perché ha peccato di arroganza.
Per lungo tempo la condizione elitaria ci ha compiaciuto, l’abbiamo preservata, coccolata, enfatizzata anche. Abbiamo cercato di mantenerci a lungo unici detentori dei segreti del mondo nuovo da un lato, mentre dall’altro criticavamo quel clero oldmedia di cui acennavo prima. Eccola, ancora, la tifoseria, la partigianeria dura a morire per noi. Nel mezzo intanto rimanevano gli altri, quelli come i miei amici, che ora cominciavano ad incuriosirsi e a chiedermi, ritenendomi forse a torto il più competente tra di loro in materia, qualcosa di più sui social, su twitter, su cosa potessero farci. Spiegami, perché io davvero non ci ho capito nulla. A questa domanda rispondo sempre per prima cosa con: i Social Network sono una cosa seria, ma che non va presa troppo sul serio. C’è, ad una prima lettura, forse una contraddizione, anche se sono certo qualcuno avrà già capito cosa intendo. In ogni caso nella seconda parte di questa mia narrazione entrerò nella questione, e siccome questo è un blog e non il testo dei fratelli Karamazov mi fermo qui per il momento.