E… rieccoli!
La presidente dell’UVP, Alessia Favre, dice sul sito del suo partito che nell’incontro della Costituente “il mondo politico valdostano era pressoché presente al completo“. A me risulta che Alpe non avesse delegato nessuno e che il M5s avesse disdetto l’invito e che la Lega nord non ci fosse e che pure Rifondazione fosse da un’altra parte… eppure anche queste sono forze politiche presenti sul territorio! Sì, ma non sono interessanti per il progetto politico in atto e cioè la ricostruzione della nuova e grande Union valdotaine. Guardate la foto, vediamo i due boss seduti accanto e il delfino del clan Viérin appena dietro. Sono loro “il mondo politico al completo”! Accanto al Presidente della Giunta ci dovrebbe essere la massima figura dell’UVP e cioè Alessia Favre che invece sta più lontano, come un’ospite qualunque o quasi. Perché Dino che è solo uno dei tanti che fa parte del direttivo? Perché Dino è il vero presidente dell’UVP. La Favre è uno strumento che, evidentemente, ha i suoi vantaggi. Laurent, da bravo figlio, sta dietro. Aspetta la corona di carta che il padre gli sta preparando. (Quella di prezioso metallo rimarrà in testa al senior). Nel frattempo si fa pace con il nemico con la scusa di una guerra in difesa dell’autonomia. Eppure fino a poco tempo fa Laurent diceva di Rollandin: “che incarna la degenerazione del sistema dal quale ci siamo staccati, in tempi non sospetti. Rifiutando l’ipocrisia e abbandonando metodi e sistemi che non sono propri di questa comunità, nei quali non ci riconosciamo e che erano diventati indecenti“. Insieme a papino ha fondato l’UVP e si è costruito il suo esercito personale. (Come nelle guerre tradizionali anche in politica senza esercito non si va da nessuna parte.). Le parole sparate a raffica, durante la fondazione e conseguente campagna elettorale, erano proiettili a salve, capaci solo di ingannare gli ingenui.
Diceva il pupillo: “È la fine di questo sistema arrogante, delle minacce e delle ritorsioni, del controllo assoluto e del timore reverenziale. Il sistema che si alimenta con la complicità compiacente di chi lo avvalla e lo giustifica, sempre. Finirà assieme ai suoi metodi, smentendo la convinzione che tutto e tutti si possano comprare.” Queste esplosioni hanno avuto lo scopo di agglomerare intorno al nuovo leader gli scontenti, quelli tagliati fuori dai giochi e qualche ingenuo credulone. Infatti l’Imperatore della Valle d’Aosta dopo le elezioni si è trovato indebolito. Il Consiglio regionale non gli appartiene più: una buona fetta è in mano al Duca di Jovençan e a suo figlio. Mettere alla sbarra Rollandin, questo è sempre stato l’unico obiettivo politico dei Viérin, per poter poi mercanteggiare da un punto di forza. Divertente ricordare questa dichiarazione sempre del giovane Viérin: “Ci sono certe cose, invece, che non sono in vendita, e che non hanno prezzo. Queste sono gli ideali, i valori e soprattutto la Libertà.” Senza prezzo è anche il potere. La gestione del potere che il vecchio Dino non si rassegna a pensionare. Nella trama politica il M5s ci è cascato di brutto, ma i due festanti alla Gabella erano allora consiglieri inesperti, meno comprensione va ai paludati consiglieri di Alpe e del PD che hanno offerto la loro totale disponibilità al progetto viériniano, facendo una figura di merda e trovandosi oggi con tanto di niente in mano. Cosa avrebbero dovuto fare? Mantenere divisa l’Union, entrando a far parte con un ruolo, viste le condizioni, più attivo, diverso da quello consono degli zerbini, del governo Rollandin.