Come la maggior parte delle donne di oggi, donne equilibriste, sempre impegnate in complicatissimi salti mortali tra il lavoro, la famiglia e, se possibile, una briciola di indipendenza e, perché no, di relax, ho il pilota automatico inserito dal momento in cui mi sveglio. Convinta che fare almeno tre cose alla volta sia la conditio sine qua non del vivere odierno, ecco che mi imbarco in mille avventure con un ottimismo che rasenta l’incoscienza o l’imbecillità o meglio la stupidità bella e buona.
Nel frattempo avevo già sbirciato le notizie, i blog, la posta elettronica e Facebook. Era giunta l’ora delle erbe cinesi, quelle che da qualche tempo a questa parte mi garantiscono un sufficiente grado di benessere. Sarà forse perché non ho idea di che cosa siano e non posso cavillare sulla loro efficacia, cercare informazioni su internet, chiedere consigli in giro, fatto sta che da quando mi sono decisa a prenderle mi sento molto più energica . A meno che mi convinca a fare un corso intensivo di cinese, cosa alquanto improbabile al momento, il contenuto dei tubetti bianchi prescritti dal Dr. Pan, rimanerrà un’incognita, ma gli effetti benefici delle pozioni cinesi non vanno sottovalutati, così come gli effetti collaterarli della rinnovata energia. Sì perché il leggendario Dr. Pan, mi aveva fatto una diagnosi alquanto allarmante quando mi aveva spieagato “Your body is like car. Car, fine, but no gas!” Insomma la mia iperattività aveva esaurito le risorse energetiche, almeno così la vedeva la medicina cinese, quella occidentale diciamo che avesse un altro tipo di interpretazione, ma preferisco credere alle metafore automobilistiche della saggezza orientale.
Le erbe hanno un gustaccio terribile, ce ne sono di diversi tipi, non si capisce bene a cosa servano perché nei rari casi in cui appaiano delle informazioni in inglese diciamo che tanto il lessico come la sintassi lascino un po’ a desiderare e che, a parte qualche risata, non ci si cavi un ragno dal buco. Però, nonostante la barriera linguistica, ho fiducia in questi beveraggi perché nel corso degli anni per infezioni respiratorie recidive e per problemi di vario tipo hanno sempre funzionato.
Visto che il sapore non è proprio dei migliori e, francamente, certe pozioni, preferirei non prenderle, tengo un pentolino sulla piastra della cucina in vetroceramica per ricordarmi che dopo la colazione devo preparare il the con il granulato di turno. Ecco, metto una certa quantità d’acqua sul fuoco e convinta di aver già fatto abbastanza, decido di concedermi una pausa relax, mentre aspetto che il resto della famiglia scenda in cucina. Mi siedo in veranda con un libro. Gli altri giorni non mi concedo distrazioni perché bisogna iniziare subito la giornata, ma essendo domenica, perché non prendersela calma e leggere un pochino in attesa della bollitura dell’acqua? Non sembra affatto un’idea pericolosa. Ben presto, però, sono completamente presa dalla trama e perdo le coordinate del mondo reale. Nel frattempo mio figlio ha finito la colazione ed è uscito dalla cucina. Mi godo il sole e il piacere di una pausa relax con un libro divertente, finché il mio fiuto da cane da tartufi mi fa alzare la testa dalla carta stampata. “Sarà possibile che qualcuno abbia già acceso il barbecue alle 9:30?” la gente è strana… Cerco di capire chi possa aver deciso di mettere qualcosa sulla brace a quell’ora e quindi procedo alla domanda “Senti anche tu quest’odore di metallo bruciato?” Mio marito, a volte più razionale di me, decide di indagare in cucina. Io, convinta che l’odore venisse dal giardino dei vicini, razionalizzo l’odore pensando che c’è gente di tutti i tipi e che magari avessero messo a punto qualche strana ricetta tipo barbecued brunch. Non mi preoccupo più di tanto e continuo a leggere con incoscienza.
“Marina?” giunge un richiamo dalla cucina.
“Sììììì?” rispondo senza alzare gli occhi dalla pagina.
“Avevi mica messo un pentolino al fuoco?” domanda con tono cauto il genitore numero due. “Un pentolino al fuoco?” domando con espressione spaesata. Immeditamente ricordo che in effetti prima di sedermi comodamente sulla sedia a dondolo avevo messo a bollire l’acqua per il famoso beveraggio cinese!
Risultato: acqua evaporata, pentolino bruciato e manico quasi sciolto, puzza infernale in tutta la casa e grandi manovre per eliminare i fumi cancerogeni creati dalla combustione del pentolino Ikea. Fosse stato della Lagostina forse avrebbe resistito meglio, ma essendo di bassa lega è ormai inutilizzabile.
Andrà a far compagnia a tutta una collezione di pentole che hanno fatto la stessa fine. Questa volta almeno non ho bruciato la cena, quindi non devo escogitare un piano di emergenza per cibare la famiglia e non c’è niente da pulire o da buttare via, a parte il pentolino che, date le dimensioni, si può gettare comodamente nella pattumiera una volta raffreddato. Inoltre siamo in estate quindi possiamo aprire tutte le finestre senza problemi, in più ci sono altri pentolini più o meno delle stesse dimensioni, quindi non c’è bisogno di andare a cercarne un altro nei centri commerciali della zona. Ulteriore bonus, proprio per non dimentacarsi delle origini genovesi, si trattava un pentolino da due soldi, non di una pentola antiaderente tedesca di ultima generazione, insomma i danni al portafoglio e alla salute sia fisica he mentale sono minimi. Resta un dubbio, non sarà giunto il momento di ridimensionare le mie aspettative e limitarmi a fare una cosa alla volta prima di intossicare tutta la famiglia e rischiare un’ulteriore crisi energetica?