Della crisi che attraversa il Museo Archeologico Nazionale di Atene abbiamo già fatto cenno: pochi i visitatori ed i turisti che, ormai definitivamente conquistati dal Nuovo Museo dell’Acropoli, difficilmente si spingono fino alla scoperta del poderoso edificio ottocentesco e dei suoi tesori; degradato il contesto ambientale a partire dalla vicina Piazza Omonia; assolutamente inquietante, oltre che pericolosa, la confinante odos Tostitsa, perennemente presidiata da gruppi di eroinomani.
Sono stata ieri al Museo Nazionale e le proteste (forse anche quelle dei bloggers?) sembrano avere sortito qualche effetto positivo: spariti i tossici da via Tostitsa,visitatori ad affollare il Museo e le sue sale al piano terreno, una vera e propria folla per la mostra “The Antikythra Shipwreck, the ship, the Treasures, the Mechanism” che, salvo auspicabili proroghe, rimarrà aperta fino al 28 aprile.
Sponsorizzata da Alpha Bank, Ote (compagnia telefonica greca), Cosmote, ma soprattutto da
Hublot (l’azienda svizzera fondata da Carlo Crocco e produttrice di orologi di lusso), la mostra la racconta la storia del relitto di Anticitera e per la prima volta mostra al pubblico l’intero contesto.Erano pochi giorni prima della Pasqua del 1900 quando due navi di pescatori di spugne provenienti da Symi segnalarono la presenza di resti archeologici a nord est delle coste di Anticitera, una piccola isola tra Creta e la terraferma. In mezzo a mille difficoltà si dette subito inizio al recupero del relitto; 70 e più anni dopo, quando la Grecia liberatasi dal regime dei Colonnelli decise di farsi
conoscere all’estero e di pubblicizzare i suoi mari fu Jacques-Yves Cousteau a bordo del leggendario Calypso a riprendere l’esplorazione.Alcuni reperti, parte del cargo della nave affondata, per la loro eccezionalità sono stati subito editi e sono ormai noti da tempo: il cd. Giovane di Anticitera (variamente inteso come Apollo, Hermes, Eracle o Perseo); i resti della statua bronzea del cd. filosofo (forse Antistene o Bione), le sculture in marmo e soprattutto l’enigmatico e celeberrimo meccanismo, un vero e proprio regolo calcolatore astronomico che riproduceva il moto dei pianeti e teneva conto delle fasi lunari. Lo strumento, che poteva servire sia per la navigazione che per indagini astronomiche, si basa su un complesso meccanismo epicicloidale. Il principio, per intendersi ora utilizzato, per esempio, nel differenziale delle automobili.
Ma adesso, editi finalmente tutti i reperti rinvenuti, è un’altra la storia che il contesto ricostruito racconta. E’ la vita di bordo di una imbarcazione
quella che emerge, con le sue masserizie, il vasellame, i noccioli di olive, i gasteropodi, i giochi e gli strumenti musicali; è il cargo nella sua interezza: dalle sculture in marmo ed in bronzo (di grandi e di piccole dimensioni), ai bellissimi vasi di vetro, dai più modesti lagynoi, alla ceramica da tavola (Sigillata orientale A), alle anfore, alle monete.La nave che, con ogni probabilità, viaggiava da oriente ad occidente andò a fondo nel secondo quarto del I secolo a.C. Nell’età di Cicerone, quando la presenza di Roma diventa prepotente nel Mediterraneo orientale e la domanda di beni di lusso e soprattutto di opere d’arte greche (originali e copie) risulta impellente per abbellire le lussuose ville costiere dei ricchi romani.
E’ da sperare che l’esposizione possa essere prolungata e che, il suo carico riemerso, faccia finalmente risorgere anche il Museo Nazionale di Atene.
Elle