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Il Museo Reina Sofia, un luogo da brivido….

Da Chechimadrid

Uno dei miei luoghi preferti della grande Madrid è il Museo Reina Sofia.

Questo l’unico museo della città dove l’edificio è interessante per lo meno quanto le opere d’arte in esso esposte, nonché molto più antico di queste.

A mio avviso è una tappa obbligatoria per gli amanti dell’arte e dell’architettura e gli appassionati di “riciclaggio”.

L’ingrediente base è un meraviglioso ospedale neoclassico, posizionato in un punto strategico della città, ormai dismesso, abbandonato a se stesso. Che farne? Le possibilità sono infinite, ma la scelta vincente è solo una: trasformarlo in un museo di arte contemporanea con “soli” due elementi, uno straordinario progetto di ampliamento firmato da tre grandi architetti e una rispettabilissima collezione di opere d’arte contemporanea, tra cui alcuni veri gioielli come Guernica di Picasso.

museo reina sofia madrid

L’edificio originale è un ospedale del XVIII secolo, progettato su incarico di Carlo III dall’architetto José de Hermosilla e poi finito dal nostro connazionale Francesco Sabatini.

Nel 1788 la morte di Carlo III paralizzò i lavori, lasciando il progetto di Sabatini completo solo per un terzo. Proprio per la sua incompiutezza la parte antica dell’edificio non presenta alcuna decorazione, e il suo aspetto è severo, spoglio.

Dopo secoli di abbandono e diverse voci che parlavano di demolizione, la struttura fu dichiarata monumento storico artistico, e negli anni ‘80 vennero fatte alcune modifiche e aggiunte, come le tre torri trasparenti disegnate da José Luis Íñiguez de Onzoño e Antonio Vázquez de Castro.

Il 10 settembre 1992 il museo fu finalmente inaugurato ma, come qualsiasi vero contenuto/contenitore di arte contemporanea, non può comunque definirsi “finito”.

La galleria era in continua trasformazione: doveva infatti adattarsi al contesto socio-urbanistico e accogliere un sempre crescente numero di visitatori e di opere, per cui nel 2001 fu intrapresa la costruzione di un nuovo edificio, firmato dall’architetto Jean Nouvel e aperto nel settembre 2005.

Il progetto, oltre a dare risposta alle necessità contingenti del museo di spazio e organizzazione, si colloca nel quartiere con il chiaro intento di trasformare il contesto urbano.

La visita al Reina Sofía inizia proprio dalla sua più ampia opera d’arte: la struttura.

Per godere del prospetto migliore bisogna raggiungere il secondo ingresso del museo, situato in ronda de Atocha. Ad accogliervi, oltre a un’imponente scultura di Lichtenstein, la sfida artistica di Jean Nouvel: il più audace degli ampliamenti architettonici.

L’architetto, pur rispettando l’edificio del Sabatini, riesce a stupire con un linguaggio nuovo, fatto di forme, materiali e inaspettati accostamenti alla struttura originale.

Per accedere al museo apprezzandone a pieno la bellezza bisogna camminarvi attorno, e raggiungere gli ingressi situati nella calle de Santa Isabel. Ecco davanti agli occhi l’antica struttura ospedaliera, con le moderne torri disposte simmetricamente ai lati dell’ingresso.

Elevator Reina Sofia Museum, Madrid

Dopo essere rimasta un po’ a testa in su a godere dei 37 metri di vetro e acciaio che contengono gli ascensori, è giunto il momento di entrare nel cuore del museo. Oltre a Picasso, Dalí, Miró e altri grandi artisti contemporanei, le sale ospitano opere d’arte a volte enigmatiche, di difficile interpretazione.

La quantità di opere è davveri disarmante, per questo a volte è utile consutare rapidamente la mappa per dirigersi subito alle opere imperdibili.

Dopo ogni visita a me piace sedermi al fresco in quello che era il patio dell’antico ospedale e riposare un po`,magari riflettendo su come il tempo cambia le cose.

arte a madrid

Queste mura, impregnate di sangue e dolore, che hanno visto l’evolversi della medicina e delle preparazioni galeniche, sono adesso un luogo di piacere e gioia per lo spirito. E quandomi sento risallata e finalmente serena mi ricordo che… nel Museo Reina Sofia vive un fantasma!!!

Devi sapere, mio caro amico italiano che vuoi venire a vivere a Madrid, che tutti i pazienti hanno lasciato l’antico ospedale, che sia per guarigione o morte, meno uno, un certo Ataulfo

Pare che i vigilanti del museo abbiano denunciato strani movimenti notturni, porte che si aprono sole, ascensori in movimento, rumori misteriosi, al punto che nel 1995 fu interpellata persino una medium, che affermò l’esistenza del fantasma Ataulfo, un sacerdote morto torturato durante la guerra civile. ed ecco che la sensazione si sovraffolamento di Madrid si conferma anche nel silenzioso giardino di un museo… è proprio vero che a Madrid è impossibile stare soli!


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