Il Natale batte tutto. E… tranquilli… Babbo Natale il carbone te lo porta solo se sei stato cattivo
Eccoci qua. Con il Natale, ormai arrivato.
Un immenso concetto derivato da un compleanno.
Mi sono prodigata in questo mese di dicembre, a divulgare lo spirito natalizio parlandone e scrivendo qualche post su Facebook e mi è piaciuto tanto interagire con le persone che hanno commentato i post. Tantissimo. E’ la parte bella dei social.
E anche quest’anno, un sacco di gente stufa del Natale, che spera passi presto.
Come una condanna.
Stamattina leggo Selvaggia Lucarelli (per adesso, la adoro) e ho trovato queste semplici parole così…natalizie.
Non si può proprio ignorare il Natale.
Siamo tutti “condannati” a parlarne. Per forza.
Non ci si può esimere dal dire o fare qualcosa di totalmente natalizio o per niente natalizio.
Supera la politica, il calcio, le mamme killer, i suicidi degli imprenditori, i follower di instagram.
E anche Samantha Cristoforetti.
Il Natale batte tutto.
Dura un mese e stimola alle più svariate riflessioni. Cosa si è fatto, il tirare le somme, le aspettative (mannaggia a loro), le emozioni a palla (vuoi mettere un “apatico” ottobre?) e gli affetti.
A Natale veniamo come illuminati da un potente laser che ci indica chi ci vuole bene e chi no.
E’ il conto dei regali che ci indica la via.
Sì perché quelli che si fanno col cuore non ci pesa farli, è un piacere.
Poi ci sono quelli che facciamo alle new entry della nostra vita (entusiasmo e incertezza “avrò azzeccato?”), i “soliti regali” (quelli che sono da fare da sempre) e i regali che devi fare per circostanza. Questi sono i peggiori. Perché o si fa una immensa fatica a trovarli, oppure usciamo dai negozi con dei “pensieri” inutili e orrendi. Tanto vale non pensarle queste persone, no?
Di media, gli amici più cari, la prendono nel fiocco. “Oh ragazzi, quest’anno niente regali tra noi ok?” Già si deve spendere un sacco per tutto il resto…noi ci si vuole bene lo stesso. Si fa una bevuta e siamo apposto così”.
Paradossi del Natale.
Insomma si diceva questo spirito natalizio…
L’ho trovato nelle foto sui social, l’ho trovato a un concerto Gospel. Non fatevelo mancare a Natale un concerto così, abbiamo bisogno di sentire tante voci cantare insieme, con gioia.
Le nostre nuove vite sui social, per quanto vere, mancano di suono. A me, a volte, manca non sentire il suono nei commenti.
L’ho trovato in un presepe napoletano del ‘700 alla Chiesa di San Giovanni e Reparata. Andateci, ve lo consiglio. E’ stato realizzato da Costantino e Fabio D’Urso che hanno investito le loro notti per crearlo. L’ingresso è gratuito e dura fino all’11 gennaio.
Sono certa che vi stupirà. Non siamo poi così abituati a vedere i vecchi mestieri.
Soffermatevi sulle scenografie, riportano davvero indietro nel tempo. E sul carretto di frutta e verdura. Vi sfido a non toccarlo, ogni singolo elemento fatto con la cera, è così perfetto da volerlo prendere in mano.
Tra il sacro e il profano
Festa del 25 dicembre al San Colombano. Da quando sono a Lucca non ne ho mancata una. Tutto il ricavato (di quello che si beve) va in beneficenza: quei drink, vanno giù ancora meglio.
E’ una festa bellissima, divertente, con bella musica. E, personalmente, mi permette di rivedere persone da un anno all’altro e constatare che sono ancora vive e hanno superato la Vigilia e il pranzo di Natale.
Anche queste sono piccole certezze. Spero sia piena anche quest’anno questa festa, spero di conoscere nuove persone e mangiare un pezzo di pandoro insieme. Lo zucchero a velo ci fa diventare tutti più piccoli e indifesi. Bello.
Insomma vi auguro buone feste e buon spirito natalizio.
E’ un peccato perderlo, fatelo un segno di Natale in casa. Se non vi va, sforzatevi.
E’ colore, è qualcosa di diverso in casa e transitorio (un po’ come alcune relazioni) ed è riprendere contatto con qualcosa che appartiene al nostro passato (natalizio).
Lo so che non tutti vogliono tornarci là, a ripensare al Natale da piccoli, non a tutti fa un effetto bello.
Ma non credete che comunque sia, per stare meglio e darci nuove possibilità, laggiù bisogna tornare?
Magari sulla slitta di Babbo Natale.
“Voglio tornare bambino, voglio annusare la Coccoina, voglio spalmarmi il Vinavil e poi togliermelo come se fosse una pellicina. Voglio usare i pennarelli per poi avere tutte le dita piene di piccole striscette colorate. Voglio rubare la merenda ai grandi. Voglio credere che il mio soldatino si sposti all’ultimo momento e schivi il proiettile. Voglio credere che l’astronauta è un lavoro che si può fare solo di notte, perché di giorno non ci sono le stelle per atterrare. Voglio credere che un mio amico è un mio amico per sempre, e non ti tradisce mai. Ma soprattutto voglio credere che Babbo Natale il carbone te lo porta solo se sei stato cattivo.” Fabio Volo – Esco a fare due passi