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Il Natale degli sprechi: oltre un miliardo di euro finisce nella spazzatura.
Creato il 27 dicembre 2010 da David Incamicia @FuoriOndaBlogdi David Incamicia
Ogni anno si gettano nei rifiuti 25 milioni di tonnellate di alimenti consumabili per un costo complessivo di 37 mld di euro (il 3 per cento del Pil). Tra pranzi di Natale e cenoni di Capodanno, fino alle tavole imbandite per l’Epifania, finiranno nella spazzatura più di 500 mila tonnellate di cibo, circa il 25 per cento della spesa totale alimentare per le festività. Andranno così in fumo 1,5 miliardi di euro, quasi 80 euro a famiglia. E’ quanto stima la Cia -Confederazione italiana agricoltori, riconducendo le responsabilità del tutto alle cattive abitudini che, nonostante la crisi economica, continuano purtroppo a sussistere. Dall’indagine della Cia si rileva che tra i prodotti più sprecati troviamo il pane, l’ortofrutta (circa il 40 per cento dello spreco), il latte e i formaggi, la carne.
Gli sprechi maggiori avvengono soprattutto a Natale (cene e pranzi del 24, 25 e 26 dicembre), quando le famiglie italiane gettano nei cassonetti dell’immondizia una cifra pari a un miliardo di euro, più di 50 euro a famiglia. Tra Capodanno e l’Epifania, invece, troveranno alloggio nella spazzatura più di 165 mila tonnellate di cibo, per un valore, a nucleo familiare, di poco meno di 30 euro. In pratica, circa un terzo delle portate preparate per allestire le tavole delle feste finisce nel bidone della spazzatura.
A questi dati vanno aggiunte poi le tonnellate di cibo in scadenza, che non raggiunge le nostre tavole e viene gettato via da negozi, mense e ristoranti o che rimane nei campi senza neanche essere raccolto. Pertanto, nei giorni delle feste natalizie le famiglie italiane gettano nell’immondizia circa il 5 per cento del totale degli sprechi alimentari di un anno. E nella classifica dei prodotti a finire nella spazzatura troviamo latticini, uova e carni (39 per cento), pane (19 per cento), frutta e verdura (17 per cento), pasta (4 per cento). A farla franca sono i dolci (solo il 2-3 per cento viene buttato via) e i vini e gli spumanti per i quali lo spreco è quasi nullo.
La Cia ricorda che in un anno ogni famiglia butta 515 euro in alimenti che non consumerà, sprecando circa il 10 per cento della spesa mensile. Una cifra assurda che fotografa un fenomeno in espansione che nemmeno la difficile congiuntura è riuscita a frenare.
E in questo impegno dissipatorio siamo in buona compagnia. La "maglia nera" degli spreconi - come evidenziato recentemente dal prof. Andrea Segrè, preside della Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna - spetta agli Stati Uniti, che nel complesso buttano via il 40 per cento degli alimenti prodotti; la Svezia il 25 per cento; la Cina il 16 per cento; mentre in Gran Bretagna si gettano nella spazzatura "solo" 6,7 milioni di tonnellate di cibo all'anno. Comunque, dal 1974 ad oggi, nel mondo gli sprechi alimentari sono cresciuti del 50 per cento e, purtroppo, continuano a crescere. D'altra parte, oltre alla valenza etica ed economica, non bisogna tralasciare - afferma la Cia - l’impatto ambientale del fenomeno: basti pensare che una sola tonnellata di rifiuti alimentari genera 4,2 tonnellate di Co2.
Dunque, gli italiani a tavola sono tutto tranne che "campioni" nel gestire gli avanzi. Tesi sostenuta anche dalla Coldiretti, che conferma i tristi numeri forniti dalla Cia. Coldiretti mette in evidenza, in particolare, come le classiche "ricette della nonna" siano ormai in via di estinzione quando invece, specie in questo momento storico caratterizzato da una crisi economica gravissima, occorrerebbe adottare delle soluzioni antispreco. Basta un po' di fantasia per "riciclare" gli avanzi e tagliare gli sprechi di prodotti agro-alimentari, ed invece ogni anno in Italia si butta tanto di quel cibo che - sempre secondo Coldiretti - sarebbe in grado di nutrire tutta la popolazione che vive in Spagna.
E' da molti decenni che il Natale a tavola, naturalmente soprattutto in Occidente, è sinonimo di sprechi e che l’abbondanza nell’era del consumismo si trasforma in danni fortissimi per l'economia ed il buon senso, spesso anche per l'ambiente. Buttare un miliardo di euro in cibo quando c'è chi pena per una ciotola di riso nelle aree più povere del pianeta (altro che Spagna!) dovrebbe far contare tutti fino a 10 prima di prendere il piatto e svuotarlo nel bidone. Ma sappiamo bene che la realtà è tutt'altra cosa, che se una civiltà è opulenta ed egoista non può certo cambiare a Natale, che sono tutti già alle prese coi preparativi per il gran veglione di fine anno tra lustrini, paillettes e fiumi di Champagne... Tutti schiavi di quell'insensato e paradossale rito pagano, falsamente propiziatorio, che induce a bere per dimenticare ancor prima che il nuovo anno possa dispensare fino in fondo tutto il suo ripetitivo excursus di alti e bassi. Auguri a tutti i tacchini, allora: a quelli dentro il piatto (destinati a finire nell'immondizia) e a quelli con le posate in mano (che nell'immondizia ci sono già finiti e nemmeno lo sanno).
LORO NON FARANNO IL VEGLIONE...
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