Magazine Società

Il nemico occasionale

Creato il 11 maggio 2010 da Paperoga

Il nemico occasionale

Ho un nemico. Non è una novità. Ogni tanto mi capita di averne uno, con cadenza del tutto fortuita. Succede che mi imbatto casualmente in una persona che mi comunica a pelle un fastidio fisico. E quando succede, mi repelle tutto di lui. Il suo modo di muoversi, di parlare, la postura e l’espressione stessa del volto, e mi fa schifo stargli vicino. Non se è capitato anche a voi, di detestare qualcuno che non conosci, con cui non hai mai scambiato una parola, solo per un qualche fallace misterioso immotivato ma altresì animalesco desiderio di volerlo menare come un tappeto.
Il mio nuovo nemico è nuovo di pacca, lo conosco da un mesetto scarso, ma ho già avuto modo di sperimentare tutte le varie fasi dell’avversione, dal fastidio sino all’odio profondo, passando per la ripulsa, in modo che sia certificato in modo ufficiale il suo status di mia nemesi personale fino a che le nostre strade non si separeranno (e si spera presto).
Prendiamo lo stesso treno alla mattina presto, ecco il guaio. Dapprima non lo notavo, come d’altronde ignoro la maggiorparte degli esseri viventi alle 7 di mattina, femmine comprese, avvolto a spirale in una catalessi quasi preoccupante.

Alto, dinoccolato, vestito da pinguino con la sua borsa da leguleio in pelle umana, tradisce la sua professione come solo un macellaio con tanto di mannaia sanguinolenta in mano sa fare, appartenendo chiaramente ad una categoria già di per sè disprezzabile, e parlo dei giovani avvocati (vale anche per te, Uno dei Due Bonzi).
Un giorno però l’odio è iniziato. Attendendo il treno del ritorno, scopro che era stato cancellato. Si trattava dunque di prendere quello immediatamente successivo, con un bel supplemento intercity da pagare in più, o attendere una ventina di minuti per il prossimo regionale. Dovendo di necessità al più presto tornare a casa per giocare alla Xbox, ed essendo notoriamente un coglione che rispetta le regole, pagando il viaggio che sceglie di effettuare, ho preso il fottuto supplemento ed ho atteso. Il nemico è arrivato in ritardo e, scoprendo la cancellazione del treno, ha pensato bene di farsi patrocinatore legale di una class action da parte delle dieci persone che lo attendevano: ovvero il suo ragionamento era che, essendo stato cancellato il treno, si prendeva l’intercity e senza pagare il supplemento. Dunque allora lo vedi accalorarsi e chiedere a tutti, me compreso, di far fronte comune con i controllori. Io mi limito a sventolargli in faccia il supplemento già fatto. Sto anche per dirgli che se non vuole pagarlo c’è un treno tra 20 minuti, non tra due ore, che è il solito italiano reclama-diritti-inesistenti, e che mi sta pure sui coglioni, ma mi pare fatica sprecata perchè gli avvocati, e lo so bene, tendono a creare fantasiosi alibi giuridici, pietose giustificazioni con pezza d’appoggio legale, lo fanno di mestiere e certo non smettono di inventarsi cazzate quando escono dallo studio.
Attendo dunque il treno, sapendo già come andrà a finire, visto che siamo in Italia. Ovvero che ai controllori non gliene sbatte un cazzo di questionare, fanno salire tutti, ed io mi infilo i miei 3 euro di supplemento su per il culo, per l’ennesima volta risultando l’unico nei paraggi in cui si trova a pagare quello che il resto della gente non ha pagato. Vabè, lo accetto. Ma per lo spilungone scatta l’odio da quel momento.
Fino ad una settimana fa l’odio era solo un rumorìo silenzioso quando lo vedevo, sfigato e intrappolato in quel vestito gessato. Poi un giorno mi ha superato sulle scale del sottopassaggio infilandomi quasi il suo cazzo di ombrello formato famiglia in un occhio. Gli ho fatto notare di stare attento, al che, da buon avvocato di chissà quante cause in materia di sinistri, si infastidisce pure: “T‘ho preso per caso, scusa?” “Aspetti di prendermi, la prossima volta, prima di fare attenzione?” gli ho risposto, ma in realtà avrei solo voluto prendere l’ombrello e ficcarglielo dentro la sua stessa uretra e poi aprirlo fino a ridurre il suo pene ad un grazioso origami.
Dopo il piccolo diverbio ombrellaceo ogni giorno scendiamo dallo stesso treno e facciamo quasi la stessa strada a piedi per andare a lavoro. Ed io sublimo il mio odio per lui gareggiando. Lui va veloce, è una pertica e le sue falcate sono degne del trotto di un cavallo. Mi improvviso marciatore professionista, e quasi sempre lo supero, e quando lo supero e rimango davanti a lui per il resto della strada sarei tentato di voltarmi e alzare le mani in segno di trionfo. So che non è una grande soddisfazione, anche perchè lui non sa che c’è una gara per la supremazia in atto. E’ come palleggiare tranquillamente a tennis con qualcuno, ma segnare a mente come un punto a tuo favore ogni volta che il compare sbaglia o non prende la palla. Che gara è se l’altro non sa di partecipare? Beh, è una gara lo stesso, lo decido io checcazzo, e se lo stratagemma della competizione silenziosa può servire a non spingerlo sulle macchine in corsa quando attendiamo il verde (e sono stato tentato di farlo varie volte), o a sgambettarlo con l’ombrello fino a farlo cadere in una pozzanghera e poi scappare (proprio oggi lo stavo per fare),  non stiamo troppo a menarla coi sofismi. Meglio un po’ di sana nevrosi paranoide di un’incriminazione per lesioni gravi. Legittime, ma pur sempre gravi.



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazine