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il nientino

Da Gynepraio @valeria_fiore

Mio padre non si è mai distinto per iperattività. O forse nella sua vita precedente era il Sultano del Brunei. Da piccola, mi affidava piccole incombenze domestiche. “Gioia, vai da mamma e dille di farmi un caffè e poi portamelo qui dopo averlo girato vigorosamente”. “Gioia, porta di là la tazzina del caffè, la metti nel lavandino e ci aggiungi un po’ d’acqua dentro che così stasera mamma può lavarla meglio”.

Prima usava il metodo militaresco: “Chi è la bambina più brava di casa?”. Bionda e scema, prontamente abbaiavo “IO!!!”. Al che lui mi sbolognava un lavoretto. Per qualche tempo mi sono gratificata di vincere questa competizione solitaria ma poi, qualche anno dopo, ho mangiato la foglia e mio padre ha dovuto inventarsi una ricompensa.

Si è passati al più equo metodo retributivo. “Gioia, vai in giro per casa come un setter a cercarmi il cordless, su, dai. ” “E tu cosa mi dai in cambio?” “Un nientino”. Io, bionda e scema, trottavo in giro alla ricerca del telefono pregustando il nientino che mio padre avrebbe deposto nelle mie mani. “Ecco papà. Fuori il mio premio”. “Te lo do domani il nientino, devo uscire a comprartelo”. Nel mio immaginario, il nientino era piccolo, prezioso e tintinnante. Come una moneta, però colorata. Ho accumulato un credito di almeno mille nientini, prima di capire che il nientino non esisteva e che mio padre mi stava buggerando come peraltro ha fatto molte altre volte negli anni a venire, approfittando di quell’amore cieco su cui Mia Martini ha costruito una intera carriera.

Mio padre ha ampiamente estinto il suo debito di nientini. Infatti mi ha fatto viaggiare e studiare, mi ha comprato 3 auto e mezzo e una casa.  Ma la mia vita è ancora piena di nientini: di quelle mille cose che dovrei sapere ma che non so, di cui tutti si sono resi conto tranne la sottoscritta, scoprendo le quali un pezzo di me se ne va.

Quando mi dicono che non sono mai piaciuta ad una persona che ho frequentato per anni e che pensavo fosse almeno un amico. Quando apprendo che una coppia che mi piaceva è teatro di reiterati tradimenti. Quando scopro che uno è raccomandato. Quando mi rendo conto che me ne sto andando in giro per il mondo dicendo che sto leggendo un romanzo favoloso scritto dal signor… Cazzo? Cotza? Chezz?

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Ho dovuto chiedere agli alti vertici dell’editoria

Se dopo un’autodenuncia d’ignoranza da 1500 nientini vi interessa ancora la mia opinione, vi dico che questo libro ha il potere di creare angoscia, ma contemporaneamente vi dice “Cosa ti agiti, stai buona”. Produce un mondo in cui parlano come a Buenos Aires ma dove si comportano come in Svezia. Dove c’è una che pare Nicole Finzi Contini ma in realtà è la Peyton di La mano sulla culla. Dove non si può parlare di passato, figuremose di futuro. Buon weekend a tutti.


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