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Il no di Alfano

Creato il 08 marzo 2012 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Il no di AlfanoRitorna la tensione nel mondo politico e i programmi informativi e di approfondimento non possono esimersi dal raccontarlo.   Alfano ha detto no e  salta il vertice con Monti.  A poche ore dall’incontro tra Mario Monti e i tre segretari della maggioranza, Angelino Alfano diserta l’incontro serale. Motivazione:  il perimetro dell’azione di governo deve restare l’economia, “se invece mi devo incontrare per soddisfare la sete di poltrone Rai o per far restare unito Bersani e Vendola e Di Pietro parlandodi giustizia mi pare che sarebbe il teatrino della politica”.  A preoccupare il vertice del Pdl, è soprattutto il fronte Rai e l’intenzione palesata da Monti di arrivare a un accordo per rivedere l’attuale governance sulla Tv pubblica assediata dai partiti, restituendola al suo ruolo naturale di servizio pubblico e non a mero contenitore in balia dei politici di turno, come negli ultimi anni è capitato.

Il no di Alfano
Tutto rinviato a data da destinarsi e immediata baruffa tra i partiti. Una giornata che ci riporta al clima della seconda Repubblica, i partiti si sono azzannati schierandosi pro e contro Alfano che ha fatto saltare un appuntamento importante. Il gesto inaspettato fa perdere tempo e il clima politico è tornato tesissimo. Una decisione inaspettata che spiazza anche Palazzo Chigi. Il vero problema  è proprio il tempo, l’Europa attende la nostra riforma del lavoro. Bisognerebbe incanalare le energie per trovare accordi e soluzioni, invece di fare i capricci come le prime donne.

Il no di Alfano
Una giornata ricca di colpi di scena politici con un PDL che non vuole occuparsi di giustizia e rai. Italo Bocchino a Ottoemezzo: ” Mettere in discussione questo governo non è positivo, sarebbe bene che lo facessero su altri temi, se avesse puntato i piedi su altro avremmo applaudito ma, porre il distinguo proprio su faccende che riguardano Berlusconi…” E non è tutto.  Berlusconi non va invece da Vespa alla trasmissione Porta a Porta, perché a giudizio di alcuni esponenti del Pdl, avrebbe significato una delegittimazione del segretario Angelino Alfano. E questo perché la settimana prossima nello stesso salotto verrà ospitato il segretario del Pd Luigi Bersani. Pare che la preoccupazione dei vertici pidiellini è che mettere i telespettatori davanti al confronto Berlusconi-Bersani e non Alfano-Bersani avrebbe significato sminuire il segretario Pdl.

Un bel pasticcio. Se non si risolve il problema del conflitto di interessi di Berlusconi, questo e qualsiasi altro governo sarà sempre ostaggio delle convenienze del gruppo  dell’ex premier. La vicenda di oggi è chiara.

Il no di Alfano
Tre donne nel frattempo si stanno impegnando  per dar vita a una riforma condivisa: Camusso, Marcegaglia e Fornero lavorano per conciliare  l’attuale livello della vita con la produttività.  Non più un miraggio ma un traguardo che il governo deve raggiungere. Fermo restando che gli attuali ammortizzatori non si toccano, il fiato rimane sospeso per quanto riguarda la flessibilità e l’articolo 18. Tocca a Camusso, Fornero e Marcegaglia cambiare le regole per l’occupazione e aiutare i giovani a trovare un posto. E’ una partita troppo importante: in gioco c’è il futuro dell’Italia. Per la prima volta in Italia sono donne le tre persone nelle cui mani è riposta, in larga parte, la delicata trattativa per la riforma del lavoro.

Il no di Alfano
Caldeggiamo  questa triade di donne ai vertici di settori nevralgici del mondo del lavoro come un esempio di cambiamento in un’area tradizionalmente ad egemonia maschile nella quale l’elemento femminile rappresenta, ad oggi, ancora una minoranza subordinata. E in occasione dell’8 marzo speriamo che l’accordo lo firmino tre donne, augurandoci che abbiano la sensibilità e la lucidità per mettere in campo gli strumenti appropriati e la  capacità di collegare e di rendere concrete le cose.


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