Magazine Politica
Qua il nostro intervento al CPF di Torino.
Quando i nodi vengono al pettine
In questi giorni noi giovani, come molti altri compagni, siamo rimasti incollati davanti alle tv streaming per seguire le vicende venezuelane. Se da una parte il terribile lutto apre una fase di profonda incertezza per il socialismo bolivariano, dall'altra ci consegna immagini e sentimenti di un popolo protagonista, che scende in piazza forte della sua volontà di continuare a percorrere il sentiero tracciato dal Presidente Chavez.
Amaramente, non si può che constatare il fortissimo contrasto con la situazione italiana: le forze di classe, qua, si sono dimostrate ancora una volta marginali e spettatrici.
Tuttavia, non vediamo motivi di disperazione, anzi: davanti a noi si delinea una grande opportunità. Vediamo perchè.
L'analisi dell'ultima sconfitta elettorale non può prescindere da una valutazione del rapporto del PRC con l'asse SEL-PD. Questo è l'aspetto dirimente e questo si sta delineando erigendosi a barriera insormontabile all'interno del Partito. E noi questo fatto lo salutiamo con grandissima gioia!
Lo spartiacque si sta configurando, infatti, come organico: le due fondamentali analisi-proposte che ne stanno venendo fuori saranno (e dovranno essere) protagoniste al congresso.
Da una parte quindi, la rottura con Sel e lo sganciamento dal centrosinistra sono viste come principali motivi del tracollo e di qui la proposta, in una stagione di delegittimazione della politica, di operare una riunificazione dei pezzi e di recuperare un rapporto col PD (per superare la tempesta e sopravvivere a grillo).
Dall'altra la speranza la si vede nella direzione contraria e ostinata al centrosinistra e alla sua sinistra abietta.
Naturalmente noi siamo per questa seconda opzione: il misero risultato di Sel e l'enorme deleggitimazione del PD sono indicatori che dovrebbe cogliere qualsiasi compagno interessato alla causa del comunismo in Italia; non ci aspettiamo la stessa lucidità da quelli che invece mettono al primo posto la loro sopravvivenza come 'ceto politico'.
Siamo per la sfida, noi, sul campo dell'astensionismo e del grillismo.
Non vogliamo qua esporre le nostre motivazioni complessive, ci saranno i prossimi mesi per farlo in maniera approfondita e convinta: ora vogliamo solo sottolineare che è di questo che si discuterà, che è questo nodo che dovrà essere sciolto una volta per tutte.
La rivoluzione del Partito, il guscio
Il preambolo di cui sopra è la condizione necessaria per continuare la nostra riflessione nel PRC: una volta risolta la scelta di campo, si apriranno spazi di discussione veri e approfonditi (ecco di nuovo una comunità d'intenti che si confronta!).
Partiamo dal primo movimento: il cambio di facciata per un forte segnale di rinnovamento. Dalla sua fondazione, il PRC non ha sostanzialmente rinnovato la sua classe dirigente. Perchè? A questo noi diamo una spiegazione molto semplice: essa è l'unica complicata architettura che sappia tenere insieme pezzi così diversi. Superato il bivio, essa risulterà obsoleta e potrà lasciare spazio ad una nuova generazionee combattente.
i contenuti
Scendendo in profondità, il ragionamento è da aprire sui contenuti. A nostro avviso paga (e pagherà sempre di più) la radicalità, nelle proposte e nelle pratiche. La situazione sociale sempre più drammatica esigerà risposte di rottura rivoluzionaria con la realtà e noi dovremo denunciare tutta la portata del cataclisma che sta investendo la nostra gente. Denunciare e lottare al loro fianco: la lotta per la casa, contro le grandi speculazioni, contro la svendita del servizio pubblico, contro gli sprechi. Dovremo avere il coraggio di accompagnare la nostra radicalità nell'analisi e nelle parole d'ordine quella della pratica politica per rispondere tutti i giorni alle esigenze delle persone impoverite. Questo, naturalmente, solo dopo aver compreso la necessaria alternità alla sinistra borghese e aver reciso tutti i legami con essa.
Un altro aspetto che ci sta molto a cuore è la formazione politica: un lavoro di investimento, che darà i suoi frutti sul medio-lungo periodo, ma che è necessario per la sopravvivenza del Partito e la sua comprensione della realtà.
le forme
Ancora una volta, la svolta della prossima scelta di campo, ci dovrà fornire il coraggio di sperimentazioni organizzative diversificate, da verificare sui territori. Servono forme fluide, funzionali, che valorizzino le competenze e il capitale sociale di ogni compagno. Contro i meccanismi di corrente, si deve contrapporre la volontà di incidere sullla realtà, di creare egemonia in spazi aperti e in continuo movimento. Quali sono le strutture obsolete del nostro Partito? Quali sono invece gli organismi sottovalutati? Ci sono altre possibilità di gestione?
Tutte queste domande possono trovare una prima risposta già da questi mesi attraverso dei tavoli tematici che affrontino l'argomento. Lo stesso deve iniziare ad essere fatto per quanto riguarda le questioni politiche di attualità più importanti e, in particolare, il rapporto con i movimenti e le lotte (anche qui, siamo convinti, le posizioni saranno fondamentalmente due)
Il periodo da qua al congresso darà i suoi frutti.
Il nodo da sciogliere è fondamentale e, come ogni fondamenta, influenza tutta la struttura mentale-analitica che si costruisce sopra.
Il nostro miopismo, quindi, è finito: è ora di separare ciò che è naturalmente distinto.
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