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Il nostro è un piccolo Dio... (Natale povero 2011)

Da Ganimede

tratto dal sito: www.gioba.it di don Giovanni Berti

Il nostro è un piccolo Dio... (Natale povero 2011)

NATALE DEL SIGNORE

"Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere».
Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro."
(dal Vangelo di Luca 2,15-20)

Qualche giorno fa una ragazza scout mi ha raccontato di un fatto che le è capitato a scuola. Frequenta il liceo, e per un compito di filosofia si è trovata a scrivere una relazione sul rapporto tra fede e pensiero moderno.
L’insegnate di filosofia al momento della consegna del compito corretto, ha fatto notare a questa ragazza che aveva scritto la parola “dio” sempre con la “d” minuscola, e questo, secondo la professoressa, era molto scorretto e poco rispettoso per la nostra fede. La studente ha motivato all’insegnante la scelta di utilizzare la “d” minuscola con il fatto che non è credente, e che quindi non voleva utilizzare una modalità che indicasse una fede che lei non si sente di professare.
Ricordo che il dialogo successivo questo piccolo episodio è stato davvero molto bello… Questa scout dice di non essere credente, ma la sua curiosità sincera nei riguardi della fede la mettono nella condizione, secondo me, di trovare molte più risposte di chi, pur professandosi molto credente, non cerca nulla e accetta tutto senza pensarci…
I pastori chiamati dall’angelo ad essere i primi testimoni dell’incarnazione di Dio, non potremmo certo definirli “credenti” con la “c” maiuscola. Dal punto di vista della gerarchia umana religiosa del loro tempo non occupano sicuramente i primi posti, che sono invece occupati da farisei, scribi, dottori della legge e sacerdoti, tutti esperti di religione e Scritture.
I pastori non sono li in attesa di trovare il Messia sulla loro strada e nel mezzo della veglia notturna. Sono li per lavoro, senza particolari attese e preghiere.
Eppure a loro è fatto il dono di vedere per primi Dio in terra, il Dio-con-noi (così come è chiamato Gesù).
E vedranno Dio che ha scelto di togliersi la “d” maiuscola per vestirsi di piccolezza. Vedono un bambino in una mangiatoia per animali, l’esatto opposto della magnificenza, della potenza, della ricchezza, della grandezza che ci si aspetterebbe dalla divinità scesa in terra…
Vedono anche Maria e Giuseppe, che stanno facendo la loro stessa esperienza. Infatti questi due genitori sono piccoli e poveri come la gran parte dei loro contemporanei, non si aspettavano nulla nella loro normalissima vita. Invece proprio a loro Dio ha scelto di manifestarsi, e attraverso la loro disponibilità, Dio si è fatto piccolo piccolo, togliendosi tutto pur di passare dalla strettissima porta dell’umanità, infintamente più piccola dei cieli.
San Paolo infatti scrive:

“Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.”
(lettera ai Filippesi, capitolo 2)

La scelta di scrivere Dio con la “d” piccola da parte di questa ragazza nel suo compito di filosofia, mi ha davvero colpito. Forse è la maniera giusta per capire il Natale.
Noi facciamo a gara per avere titoli e riconoscimenti. Anche all’interno della Chiesa spesso si fa a gara per avere il posto più importante, e passare da un semplice “don” a “monsignore” o “eccellenza”, appare come un riconoscimento delle proprie capacità e del valore.
Davanti al presepe vedo che invece Dio è diventato “dio”, anzi ancora meno…
Si è tolto tutto, fino a diventare debolissimo proprio come un fragile bambino.
Il modo più giusto per adorare Gesù è quindi quello di spogliarmi anch’io di pretese, di onori e obiettivi di ricchezza e potere. Il modo più giusto per vivere il Natale è percorrere le strade dove gli uomini sono piccoli e segnati da piccolezze.
Forse questa crisi economica che spegne le insegne, blocca le vendite, fa perdere posti di lavoro e pian piano impoverisce i più poveri, è una buona occasione per conoscere chi è veramente Gesù e incontrarlo nella vita, in chi è diventato ancor più piccolo perché povero, in chi ha perso privilegi, sicurezze e certezze…
Il Natale ci fa incontrare Dio-con-noi, dio come noi….

Giovanni don


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