Quando sento la parola golpe mi viene sempre in mente l’11 settembre, ma non del 2001, l’11 settembre 1973, giorno in cui Salvador Allende morì durante il golpe (appunto) guidato da Pinochet, che inaugurò anni di violazioni dei diritti umani. Sul coinvolgimento diretto degli Stati Uniti permangono ancora dubbi. Sulla consapevolezza dell’immediato colpo di Stato, sul coinvolgimento indiretto e sul successivo sostegno da parte delle amministrazioni Nixon e Ford, no. L’8 settembre un report della CIA informava dei movimenti della marina, intenzionata a supportare il rovesciamento di Allende, e sempre l’8 settembre il Dipartimento di Stato scriveva al Consiglio di Sicurezza Nazionale che gli Stati Uniti avrebbero dovuto supportare
any new government resulting from a military intervention,
perché questo avrebbe
represent a turn toward modernization.
E così fu. Rapporti nascosti, che mettevano in relazioni poteri economici e politici (Allende nazionalizzò diverse industrie private statunitensi), un uomo carismatico, senza scrupoli, che con la forza prende il governo del paese.
Dall’altra parte, Salvador Allende, le cui ultime parole, pronunciate a Radio Magellanes, furono
Viva Chile! ¡Viva el pueblo! ¡Vivan los trabajadores!
Capito che cos’è un golpe, caro Belpietro?