Il nuovo governo Renzi : l’abitudine di usare “Giovane” e “Donna” come sinonimi di “Meritocrazia”

Creato il 21 febbraio 2014 da Cibal @CiroBalzano26

Da poco si è conclusa la breve conferenza del neo presidente del Consiglio Renzi, che sciolta la riserva, ha subito presentato la squadra di governo, che domani alle 11 verrà ufficializzata.

Alcuni elementi sicuramente non possono passare inosservati.

Uno su tutti è la svolta sul piano della notorietà delle persone indicate a ricoprire l’importante ruolo di Ministro della Repubblica Italiana. Non tutti sono personaggi conosciuti nell’ambito politico, tranne per qualche nome ancora e terribilmente “istituzionalizzato”.
Per dovere di cronaca però tra i vari ministri, c’è chi come Padoan, che ricoprirà il ruolo di Ministro dell’Economia, è più associabile alla logica della continuità dopo i governi Monti e Letta, dato che è definibile maggiormente come un tecnico e non come un politico.

Non solo.

Il secondo elemento abbastanza palese è la presenza maggiore, rispetto ai precedenti governi, di ministri di sesso femminile, ma questa constatazione, a mio avviso, non comporta un nesso inscindibile sotto l’aspetto del merito o di una migliore capacità delle stesse rispetto ai colleghi di sesso maschile.

Eh già, perché nella logica dell’equiparazione delle posizioni di prestigio da ricoprire ci può anche stare questa scelta, ma oggi questa mossa viene più letta come tendente alla forma piuttosto che con la volontà di entrare nella modifica totale della sostanza, dato che queste persone derivano, appartengono ed agiscono in nome dell’ideologia partitica moderna.
Quindi la soluzione non deve essere più, a mio avviso, letta sulla base della differenza di genere, ma sulla base della differenza di merito e quindi di capacità, anche perché generalizzare il possesso di abilità solo perché si fa parte di un determinato sesso, è lesivo anche e soprattutto per quel sesso stesso.
Questo discorso però non può fermarsi soltanto al discorso dell’appartenenza ad un genere o all’altro, ma anche quando all’interno di discorsi “istituzionali” viene brandita, con orgoglio, la parola “giovane”, come per indicare una discontinuità, non tanto per merito, rispetto al passato, dove la percentuale era davvero esigua quando si parlava di facce meno scavate dalle rughe.
Anche in questo caso, piuttosto che soffermarsi su una mera constatazione della differenza di età, a mio avviso, si dovrebbe sempre farsi condizionare sul merito e sulla capacità nel decidere chi debba ricoprire un determinato ruolo “istituzionale”.

Non è possibile, infatti, evidenziare come merito l’essere giovane, quando difatti non si conosce , in modo netto, il limite dopo il quale si è vecchio e prima del quale si è giovane, se non si hanno le conoscenze adatte a ricoprire un ruolo, che nella maggior parte dei casi necessita di un bagaglio esperienziale derivante soprattutto da una profonda assimilazione delle conoscenze di base in un percorso abbastanza lungo.
Questo, appunto, tradotto vuol dire che il ruolo del Politico non è affatto cosa semplice, ma nemmeno così complicato come in questi anni si è voluto far credere.

Si è sempre affermato come fosse più semplice criticare che governare e difatti, nei continui passaggi di testimone tra gli schieramenti politici, la tiritera vicendevole si basava sulle critiche all’azione politica precedente al proprio mandato, dimenticando che negli anni tutti i partiti si sono succeduti, con scarsi risultati dal 1994 in poi, evidenziando una decadenza non solo strutturale ma anche e soprattutto valoriale nel nostro paese rispetto agli anni precedenti.
E così la passione politica è venuta a scemare, sopraffatta dalle considerazioni venali legate indissolubilmente agli interessi personali.

Oggi una nuova generazione politica sta emergendo, cercando di accantonare ogni legame col passato, sia esso valoriale o puramente politico, e facendo leva sulla cattiva politica di questi anni che, invece di tessere nuovamente il reticolo dei rapporti con la società civile sulla base della fiducia, si è sempre più rintanata nei salotti “perbene” cercando di corroborarsi sempre più ai danni dei cittadini. Oggi però questa nuova generazione sembra sempre più leggere la società sulle basi del passato, ma non dal punto di vista ideologico, ammantandosi difatti di un nuovo europeismo scevro da ideologie ataviche e fastidiose, secondo il loro punto di vista, ed abbracciando in tutto e per tutto la dialettica spesso fumosa ed inconcludente volta di più alla forma piuttosto che alla sostanza.

Il problema della rappresentanza politica, oggi più di ieri, si fa davvero sentire in questa “selva oscura.

Cibal



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