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Il nuovo lavoro: travestirsi da Babbo Natale

Da Brunougolini
Arrivano le festività più attese. Quelle dedicate ai regali, allo stare in famiglia, alla condivisione di affetti e piaceri. E' però tempo di crisi e così per molti le tradizioni vengono travolte. Esiste, anche nei giorni di festa, il popolo dei sofferenti. Sono quelli della cassa integrazione che finisce e il cosiddetto “ammortizzatore” si volatilizza, sono quelli della finta “mobilità” da un posto all’altro, sono quelli della fabbrica che chiude senza un perché convincente e tu passi i giorni sui tetti del capannone o davanti a palazzo Chigi.
C'è però qualche giornale che ha notato come, proprio in questi giorni, possano scaturire per i “sofferenti” una serie di inusuali lavori e lavoretti. I lavoratori atipici senza più contratto o i cinquantenni rimasti tagliati fuori potranno ad esempio essere adibiti alle più diverse mansioni. Archeologi, bibliotecari, ricercatori, redattori free lance, operai specializzati, potranno, ad esempio, andare in giro per città e supermercati travestiti da Babbo Natale a dispensare sorrisi e pubblicità, a convincere chi può a consumare e quindi aiutare la fatidica ripresa che non è per tutti. Sarà possibile intascare, dai 20 ai 50 euro al giorno. Certo poi, zittite le cornamuse, tutto tornerà come prima, col tempo speso nell’attesa di un lavoro vero.
Chissà se potranno accedere a queste ventilate occasioni di lavoro anche le persone di colore? Potrà un nero indossare le vestigia di Babbo Natale? E’ meglio chiarire subito che non sarà così a Coccaglio, tenero paesino della mia amata Brescia. Qui la popolazione è trasformata rispetto ai miei tempi: nel 1988 c’erano 177 stranieri, oggi sono 1583, su quasi settemila abitanti. Una nuova popolazione utilizzata per i lavori più diversi. Se non esistesse l’economia locale crollerebbe.
Qui un sindaco, questo si simbolo di una "rude razza pagana", ha deciso di celebrare il "bianco Natale" (naturalmente detto in inglese) dando la caccia ai clandestini, colorati o meno. Per loro, come in una perfida novella di Charles Dickens, niente Natale, niente accoglienza, niente melodiosi inni alla bontà. E non importa se costoro sono saliti fino alla pianura padana, convinti dai bresciani padri missionari. Non importa se sono stati indotti a credere in un Dio bianco e misericordioso piuttosto che negli dei della loro infanzia. Ha scritto da Coccaglio un cronista di Repubblica: "Il metodo è terribile. Ti spediscono una lettera, se non rispondi entrano in casa, vedono se hai clandestini. Si faceva così ai tempi del Duce, lo faceva anche Stalin. Vogliamo tornare lì?".
Tutto questo nella terra dei Montini e dei Bazoli, della Morcelliana e della Editrice La Scuola. Terra del cattolicesimo solidale, ora sfregiata. E che dovrebbe proclamare la rivolta. In nome di Babbo Natale.
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