Il termine «partito» è caduto in disuso, non più di moda è sostituito da un più agile «movimento».
Gli stessi politici evitano di pronunciare paroloni ammuffiti come «militante», «apparato», «finanziamento»: rischierebbero l’immediata rottamazione mediatica con conseguente scollamento dall’amata poltrona sulla quale siedono imperterriti da anni. Per evidenziare la voglia di cambiamento, si preferisce un linguaggio fresco e giovanile e così le grigie manifestazioni sono le «convention» colorate e l’impegno civile si camuffa col «volontariato» (per una questione di trasparenza).
L’ex premier Mario Monti sentenzia la fine delle «discese in campo», oggi «si sale in politica» a dimostrazione della totale rottura col l’atavica mentalità corrotta della prima e seconda Repubblica.
Cambia il modo di comunicare degli uomini di governo, le Istituzioni digitalizzano i processi, la burocrazia si mette a dieta e snellisce le procedure, i tagli colpiscono gli sprechi e una nuova coscienza civile incombe sulla testa degli evasori fiscali.
Eppure, la palese voglia di innovazione e modernità della piccola Italia, il desiderio di essere guidati da una classe dirigente onesta, pulita e preparata viene quotidianamente mortificato dalle insignificanti parole dei soliti personaggi preistorici, i dinosauri della politica italiana, le mummie pietrificate insensibili al vento del rinnovamento.
L’età media delle cinque più alte cariche dello Stato (tutti uomini) è quasi settantun’anni (71!) a dimostrazione di un paese ammuffito e spaventato da una svolta concreta: si preferisce la prudenza dei “saggi” all’irruenza dei giovani, sempre inesperti e privi di opportunità reali.
Il prossimo ventiquattro febbraio si voterà per eleggere il nuovo Governo. Ai numerosi lettori che mi scrivono per sapere da che parte mi schiererò rispondo con un sincero e malinconico «non lo so».
Devo ancora decidere chi votare, l’astensionismo non rientra nei miei standard.
Vorrei capire, entusiasmarmi ad una nuova idea di politica, sperare nell’esistenza di uno Statista, un uomo integro che pensi al bene collettivo e permetta ai cittadini di credere (!) nello Stato.
Poi, mi ritrovo ad ascoltare un dibattito televisivo e sento parlare di piattaforma ecologica invece di discarica e allora torno con i piedi per terra.
Cambia il nome ma si tratta sempre della medesima montagna di immondizia putrefatta di ieri.
MMo