Del New York Times possiamo dire due cose senza possibilità di essere smentiti. La prima, è che non è la bibbia dell’informazione mondiale. Anche il giornale diretto da Bill Keller prende cantonate e qualche volta non verifica le fonti come dovrebbe, visto che a suo tempo avallò le armi di distruzione di massa di Saddam inventate di sana pianta da George W. Bush e Dick Cheney. La seconda è che non potrà mai essere annoverato fra le testate giornalistiche bolsceviche, quelle che Mosca sosteneva a suon di valuta pregiata pur di creare adepti alla causa del comunismo. Queste due considerazioni dovrebbero in qualche modo metterci al riparo da giudizi sommari sulla sua linea editoriale attuale perché sarà pur vero che anche la stampa anglosassone a volte prende abbagli ma anche che, prima di prendere il successivo, ci sta sempre attentissima. La corrispondenza dell’inviata del NYT a Roma, Rachel Donadio, sull’Italia e sul governo di Silvio, rientra fra quelle che da un po’ di tempo circolano sulle pagine di quasi tutti i giornali più importanti a livello mondiale. Dal Wall Street Journal all’Economist, dal Financial Times al Guardian è un florilegio continuo di “apprezzamenti” che, rivolti ad altri che non siano Berlusconi, avrebbero causato sconquassi ma che a Silvio, evidentemente, fanno un baffo. Già nel 2009 ebbe modo di esprimere un giudizio niente affatto lusinghiero sulle “coperture” da Roma del NYT tanto che, Bill Keller fu costretto ad intervenire personalmente dicendo: “Se Berlusconi ha particolari rimostranze nei confronti della nostra copertura mi piacerebbe ascoltarle, sono pronto a rispondergli. Non c‘è motivo per me di rispondere ad affermazioni generiche”. Silvio, come sempre, aveva sparato nel mucchio non rendendosi conto che il caso Minzolini è un’anomalia tutta italiana. È di queste ore l’ultima corrispondenza della Donadio sulla situazione italiana, un’analisi non solo giornalistica, ma anche psicologica e di costume, dalla quale viene fuori un paese in piena crisi di identità e perennemente confuso fra fiction e realtà. Il titolo strillato sulla prima pagina dell’inserto settimanale del NYT è emblematico, “Prigioniero del mondo che ha creato” dice la giornalista, e ne spiega ovviamente le ragioni anche perché se non lo facesse, se fosse un Belpietro qualsiasi, sarebbe già stata licenziata. Scrive Rachel Donadio: l’Italia sta vivendo “una commedia surreale e tragicomica in cui fatti e finzione, realtà e reality televisivo si confondono, in una terra in cui apparenza e realtà sono a lungo rimaste nebulose. Oggi la tensione drammatica sta montando. Berlusconi appare sempre meno come il leader di una democrazia dell'Europa occidentale e sempre più come un personaggio da dramma della Roma imperiale, i cui attori sembrano incapaci di controllare il proprio destino di fronte alle più potenti correnti del fato. Un leader prigioniero del mondo che ha creato. Un mondo, in cui donne di mezza età, audience di primaria importanza per i canali di Berlusconi e un blocco fondamentale del suo elettorato, si sdilinquiscono per i batticuori di giovani maschi mentre uomini anziani flirtano con showgirls dalle gambe lunghe".“Com’è possibile – si chiede Rachel Donadio – che Berlusconi sia ancora al potere?” e la risposta che dà, e che si dà, è duplice. La prima è solo politica: “Non c’è una opposizione”, la seconda è sottilmente più perfida anche se ammantata da un velo di psico-sociologismo generalizzato sul quale abbiamo qualche dubbio: “L'Italia ha una cultura della sopravvivenza, radicata nel meccanismo più classico: la rassegnazione fatalistica. E ancora, una intrinseca cultura cattolica del perdono”, il che dimostra che i guai causati da mons. Fisichella hanno varcato anche l’oceano. Farsi spiegare da un’americana perché Berlusconi è ancora lì la dice lunga sulla nostra capacità di connetterci alla realtà, tanto che la Donadio chiude il suo reportage con “Berlusconi dice sono sereno e dovete esserlo anche voi, perché la verità trionfa sempre. Quale verità sia, poi, lo scoprirete restando sintonizzati su questo canale”.
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Il NYT: “Italiani state vivendo una soap-opera”. Az, se ne sono accorti anche gli americani
Creato il 24 gennaio 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Del New York Times possiamo dire due cose senza possibilità di essere smentiti. La prima, è che non è la bibbia dell’informazione mondiale. Anche il giornale diretto da Bill Keller prende cantonate e qualche volta non verifica le fonti come dovrebbe, visto che a suo tempo avallò le armi di distruzione di massa di Saddam inventate di sana pianta da George W. Bush e Dick Cheney. La seconda è che non potrà mai essere annoverato fra le testate giornalistiche bolsceviche, quelle che Mosca sosteneva a suon di valuta pregiata pur di creare adepti alla causa del comunismo. Queste due considerazioni dovrebbero in qualche modo metterci al riparo da giudizi sommari sulla sua linea editoriale attuale perché sarà pur vero che anche la stampa anglosassone a volte prende abbagli ma anche che, prima di prendere il successivo, ci sta sempre attentissima. La corrispondenza dell’inviata del NYT a Roma, Rachel Donadio, sull’Italia e sul governo di Silvio, rientra fra quelle che da un po’ di tempo circolano sulle pagine di quasi tutti i giornali più importanti a livello mondiale. Dal Wall Street Journal all’Economist, dal Financial Times al Guardian è un florilegio continuo di “apprezzamenti” che, rivolti ad altri che non siano Berlusconi, avrebbero causato sconquassi ma che a Silvio, evidentemente, fanno un baffo. Già nel 2009 ebbe modo di esprimere un giudizio niente affatto lusinghiero sulle “coperture” da Roma del NYT tanto che, Bill Keller fu costretto ad intervenire personalmente dicendo: “Se Berlusconi ha particolari rimostranze nei confronti della nostra copertura mi piacerebbe ascoltarle, sono pronto a rispondergli. Non c‘è motivo per me di rispondere ad affermazioni generiche”. Silvio, come sempre, aveva sparato nel mucchio non rendendosi conto che il caso Minzolini è un’anomalia tutta italiana. È di queste ore l’ultima corrispondenza della Donadio sulla situazione italiana, un’analisi non solo giornalistica, ma anche psicologica e di costume, dalla quale viene fuori un paese in piena crisi di identità e perennemente confuso fra fiction e realtà. Il titolo strillato sulla prima pagina dell’inserto settimanale del NYT è emblematico, “Prigioniero del mondo che ha creato” dice la giornalista, e ne spiega ovviamente le ragioni anche perché se non lo facesse, se fosse un Belpietro qualsiasi, sarebbe già stata licenziata. Scrive Rachel Donadio: l’Italia sta vivendo “una commedia surreale e tragicomica in cui fatti e finzione, realtà e reality televisivo si confondono, in una terra in cui apparenza e realtà sono a lungo rimaste nebulose. Oggi la tensione drammatica sta montando. Berlusconi appare sempre meno come il leader di una democrazia dell'Europa occidentale e sempre più come un personaggio da dramma della Roma imperiale, i cui attori sembrano incapaci di controllare il proprio destino di fronte alle più potenti correnti del fato. Un leader prigioniero del mondo che ha creato. Un mondo, in cui donne di mezza età, audience di primaria importanza per i canali di Berlusconi e un blocco fondamentale del suo elettorato, si sdilinquiscono per i batticuori di giovani maschi mentre uomini anziani flirtano con showgirls dalle gambe lunghe".“Com’è possibile – si chiede Rachel Donadio – che Berlusconi sia ancora al potere?” e la risposta che dà, e che si dà, è duplice. La prima è solo politica: “Non c’è una opposizione”, la seconda è sottilmente più perfida anche se ammantata da un velo di psico-sociologismo generalizzato sul quale abbiamo qualche dubbio: “L'Italia ha una cultura della sopravvivenza, radicata nel meccanismo più classico: la rassegnazione fatalistica. E ancora, una intrinseca cultura cattolica del perdono”, il che dimostra che i guai causati da mons. Fisichella hanno varcato anche l’oceano. Farsi spiegare da un’americana perché Berlusconi è ancora lì la dice lunga sulla nostra capacità di connetterci alla realtà, tanto che la Donadio chiude il suo reportage con “Berlusconi dice sono sereno e dovete esserlo anche voi, perché la verità trionfa sempre. Quale verità sia, poi, lo scoprirete restando sintonizzati su questo canale”.
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