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In un mondo imperversato da rottamazioni e roba vecchia da buttare, la musica ci ricorda, per fortuna, l’importanza onorifica dei capelli bianchi, delle rughe che affiorano su volti animati dalla voglia di essere ancora utili e propositivi, a dispetto del tempo che passa e del futuro che, inesorabilmente, si accorcia sempre di più.
“Vecchio, diranno che sei vecchio, con tutta quella forza che c’è in te …” Così cantava Renato Zero nella sua splendida e indimenticabile “Spalle al muro”, la hit sanremese che è diventata un cult della nostra musica leggera, ma anche il preludio all'avanzare di ideologie politico-sociali fondate sul rinnovamento generazionale.
“I vecchi sempre tra i piedi, chiusi in cucina se viene qualcuno. I vecchi che non li vuole nessuno, i vecchi da buttare via.” Altri memorabili versi intonati da Claudio Baglioni in una delle canzoni più belle del suo repertorio, tratta dall'album “Strada facendo”, del 1981.
E andando indietro negli anni “Vecchio scarpone, fai rivivere tu la mia gioventù…”, intensa e commovente “amarcord” degli anni del dopoguerra portata al successo da Gino Latilla nel Sanremo del 1953 in coppia con Giorgio Consolini.
Avevo poco più di vent’anni quando con la mia famiglia visitai Pertosa, un grazioso paese del salernitano noto per le sue splendide grotte. L’atmosfera contadina, squisitamente genuina e rivelatrice di antiche tradizioni, come la cardatura della lana o la spremitura artigianale delle uve per il vino, m’ispirarono una canzone dedicata ai vecchi, alla loro sapienza e cupa rassegnazione in una terra paradisiaca ma dimenticata dal tempo.
Nacque così “Il paese dei vecchi”, brano dell’album “Personale” scritto nel 1982. Nel testo, la descrizione dei luoghi e delle abitudini di un piccolo paese, disegnano l’attesa della morte, intesa in senso metaforico come decadenza dei sogni e della genuinità dei sentimenti di fronte all'esodo massiccio verso le città industrializzate della società moderna.
E’ una delle canzoni cui sono particolarmente affezionato e che ancora oggi mi fa emozionare col suo ritmo incalzante ed evocativo degli antichi sapori di un tempo…
IL PAESE DEI VECCHI(V. Borrelli)
Nel paese dei vecchi non si pensa alla vita
solo qualche partita e un bicchiere di vino
Poi si aspetta il tramonto con la stessa apatia
e si intavolano discorsi uguali che volano via
Ogni tanto si vive un amore per stradaOgni tanto una macchina bussa o rallenta ma il tempo non passaE si sta col silenziosi ride sempre di menoPoi magari qualcuno corre in bicicletta e strappa al cielo un inganno
Nel paese dei vecchi si lavora nei campisi coltivano gli anni ancora umidi di pioggiaC'è qualcuno che canta in aperta campagnaaltri che si ubriacano sopra letti di paglia
Si sta per delle ore
intorno ad un tavolino
e si aspetta la morte quasi fosse la notte della liberazione
Sotto il sole maturo
piange forte il futuro
Sull'asfalto tortuoso è tracciata di rosso la figura di uomo
Nel paese dei vecchi ci son pochi problemie per caso qualcuno se li inventa davveroC'è chi parla da solo ed invoca il perdonoTutto passa o resta ma per l'ultima festa
Questa pace è il preludio ad un nuovo digiunoMa che poveri cristi così soli così tristi in questi tempi più pigriStrade senza un'uscita rimpianti in una valigiae si fa anche l'amore con il sesso sul muro non se ne accorge nessuno
(Dall'album “Personale”-1982, stesso anno di registrazione alla SIAE).
TRATTO DA "LE PAROLE DEL MIO TEMPO"http://feeds.feedburner.com/VittorianoBorrelliLeParoleDelMioTempo
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