Vidi e conobbi l’ombra di colui/ che fece per viltade il gran rifiuto, così dice Dante di Celestino V, certamente il papa più famoso a dare le dimissioni. Ce ne sono stati altri che espressero questa intenzione senza poi concretarla, altri che probabilmente si tirarono indietro, ma in età così remota che tutto si confonde nella leggenda e comunque dentro una ritualità e una tradizione non ancora consolidate. Così di fatto Ratzinger è il secondo dopo quel Celestino, avvitato nella memoria assieme ai banchi del liceo come l’ignavo per eccellenza anche se Petrarca fornisce una prospettiva diversa, parlando di una scelta coerente e di una fuga dalla corruzione del mondo e della stessa chiesa
Questi ricordi e vagabondaggi poetici ci possono però venire utili. Perché è vero che 85 anni sono una veneranda età nella quale le forze possono scemare, salvo forse che nell’Italia dei grandi vegliardi, ma Ratzinger non è stato eletto al soglio pontificio da ragazzino, aveva 78 anni passati da tre giorni quando fu incoronato sommo Pontefice il 19 aprile del 2005, una carica per la quale operò con energia almeno pari a quella dello spirito santo. Era presumibile dunque che l’età si sarebbe fatta sentire presto tanto presto che già da oltre due anni Benedetto XVI accennava a una possibile quanto clamorosa uscita di scena. Volendo fare appello alla lucidità almeno quanto sembra ne faccia questa rinuncia, forse Ratzinger avrebbe potuto riversare il proprio voto su un candidato più giovane.
Allora forse quegli 85 anni possono essere il meno e magari si può attribuire il gesto a una qualche malattia progressivamente invalidante. Ancora si può ipotizzare che Ratzinger volesse completare l’opera di ritorno alla conservazione dopo le aperture del concilio e che avesse giudicato il tempo a disposizione sufficiente: in questa prospettiva magari le dimissioni servono a condizionare il Conclave verso un candidato che porti avanti la linea anti conciliare. O forse- con benevolenza petrarchesca – che tutte le emergenze morali a cui si è trovata di fronte la Chiesa in questi anni e quelle che ancora conosciamo, ma che probabilmente si affacceranno prossimamente sono troppo per le sue forze, soprattutto in considerazione dei nidi di vipere che si sono mostrati ad ogni angolo dei palazzi vaticani e che comprendono maggiordomi e banchieri dello Ior.
Certo Ratzinger rimasto per vent’anni nel cuore della vita vaticana non poteva farsi illusioni su un ambiente terso e sereno. Come prefetto della congregazione per la dottrina della fede ne ha viste di tutte ed egli stesso nelle epistole ”De Delictis Gravioribus” e “Crimen sollicitationis” si fece portatore in qualche modo della prassi di nascondimento della pedofilia. Dunque forse la situazione è davvero peggiore di quella che si può immaginare. O chissà magari Ratzinger si è finalmente convertito al cristianesimo e il Vaticano gli è diventato intollerabile.