Magazine Cinema

Il paradiso degli orchi di Daniel Pennac

Creato il 22 luglio 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Il-paradiso-degli-orchi

Benjamin Malaussène lavora come tanti ai Grandi Magazzini, ma, a differenza di altri, svolge una mansione particolare, unica: il capro espiatorio. È pagato per addossarsi tutte le colpe, per caricare su se stesso la responsabilità di ogni imprevisto o incidente: ogni volta che si verifica un reclamo per un guasto a qualunque oggetto venduto all’interno dei Grandi Magazzini deve fare in modo, dichiarandosi responsabile, di intenerire il cliente, di scusarsi e piagnucolare abbondantemente, in modo tale che il reclamo venga così ritirato e l’azienda non debba pagare ulteriori risarcimenti.
Tutte le colpe su una persona, innocente. Un colpevole senza colpa, per espiare gli errori altrui e non turbare troppo l’ordine aziendale.
A casa la vita di Ben, come lo chiamano quasi tutti, non è meno complicata. Anche qui in qualche misura emerge la sua figura di capro espiatorio. Per via della sconsiderata condotta di sua madre, la quale tra una storia d’amore e l’altra, torna a casa solo in rarissime occasioni, nuovamente incinta, per poi sparire col un nuovo amante, Ben è costretto a prendersi cura di fratelli e sorelle tutti di padri diversi. Emerge cosi il ritratto in una coloratissima quanto singolare famiglia, nella quale troviamo l’adolescente Clara innamorata platonicamente di Ben e con una passione sfrenata per la fotografia; la sensitiva e veggente Therèse che prova a trovare in ogni avvenimento una possibile spiegazione negli astri; Jeremy, capace di incendiare la scuola; Luona che aspetta due gemelli, indecisa se abortire o meno e il Piccolo che ascolta sempre le storie che Ben gli racconta prima di andare a letto.
Ai Grandi Magazzini però accade un imprevisto più esplosivo di un reclamo per un oggetto mal funzionate: qualcuno piazza delle bombe, le quali che di volta in volta fanno delle vittime. E in tutte le occasioni, in ogni circostanza relativa a queste esplosioni, Ben è in qualche modo presente. Ovviamente per il colleghi di Ben e la polizia che sta indagando il maggiore indiziato è lui, Ben, il capro espiatorio, l’unica, o forse la più semplice, spiegazione ad un problema altresì complesso e pieno di domande, domande che nessuno a voglia di porsi.
Ma la verità che lentamente si dispiega e prende forma, ha aspetti più macabri e dolorosi, ultimo sussulto di un’aberrante vicenda iniziata 40 anni prima, nei torbidi della seconda guerra mondiale e che l’esigenza di un capo espiatorio vorrebbe tenere nascosta. Ma l’apparenza non è la verità.
L’apparenza è modificabile, malleabile. Individuare un colpevole esclude così l’esistenza di altri colpevoli, di altre responsabilità. Tutti salvi, puliti. Non sono stato io, è stato lui. Dal rapporto di coppia, alla famiglia, dalla più piccola alla più grande organizzazione sociale, c’è sempre bisogno di un “lui” a cui dare la colpa, in modo tale che i meccanismi sociali, ben oliati, non subiscano scossoni o stravolgimenti. In ultima analisi, il Ben di Pennac, figura semplice e complessa, rappresenta lo strumento attraverso il quale è possibile scaricare tutte le tensioni sociali e gli squilibri interni che via via possono incrinare l’ordine e la sicurezza della comunità, o degli interessi di una parte di essa.

Dal Romanzo di Pennac è tratto il nuovo film di Bérénice Bejo The Scapegoat

di Christian Dolci


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :