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Il paradosso del coraggio: poesie di donne afghane

Creato il 26 ottobre 2013 da Diletti Riletti @DilettieRiletti
afghan

Prova ad immaginare di voler declamare per strada un tuo pensiero. Semplicemente. Cosa vuoi che ti accada? Qualcuno al limite ti prenderebbe per pazza.

Immagina invece che ti imbavaglino e ti impediscano di fare tante, troppe cose per tanti, troppi anni. Cosa saresti disposta a fare per riacquistare la tua libertà negata? Tutto, ogni parte del mio corpo di donna urla “tutto”. Perché il tutto si riduce a questo soltanto: essere una donna ridotta al silenzio.

Non voglio dire che sia questione di credo religioso, ma è questione di potere e di soggiogamento. Non è l’Islam, ma un certo tipo di Islam; non è l’uomo, ma un certo tipo di uomo a decidere cosa possa o non possa fare una donna.

E anche se sono lontane da me, non sono donne come me? E io sento una tale rabbia, un tale furore che non posso far altro se non scriverne, perché è il mio modo di esprimermi, e tentare di diffondere delle immagini che nella loro compostezza mi fanno paura.

Questo video della BBC contiene il racconto delle donne afghane che combattono per avere il diritto di scrivere e recitare le loro poesie, e recitando e scrivendo combattono per il diritto stesso. Esiste paradosso più coraggioso?

Qui vedi alcune donne che si riuniscono per leggere le loro poesie, una volta alla settimana: alcune ci possono andare da sole, altre sono accompagnate da mariti o parenti, altre ancora partecipano alla lettura e all’ascolto attraverso il telefono.

Se fosse in Europa, sarebbe un intrattenimento parrocchiale o da Circolo del Libro. In Afghanistan queste donne sono considerate peccatrici e per questo accusate di disonorare la loro gente, perciò insultate e minacciate di morte. Per queste poesie, scritte e lette, sono in pericolo.

Poiché riguardano la condizione del paese, sono chiaramente poesie di guerra, raccontate dal punto di vista femminile: la violenza, lo stupro, la morte, realtà quotidiane di un paese divorato dai conflitti. Ma, come ti dicevo, le donne che scrivono poesie ed esprimono i loro sentimenti più profondi in questo modo, sono considerate immorali. Nessuno lo dice apertamente, ma nella loro società – in una certa parte della loro società – questa convinzione è radicata.

Karima, la donna che vedi camminare per le strade di Kabul, è stata accusata di essere peccatrice, infedele, di infangare il suo villaggio ed è stata minacciata di morte. E’ originaria del nord del Afghanistan, ma ora vive a Kabul con i suoi fratelli a causa delle intimidazioni ricevute. Ha paura, ma afferma che non si fermerà, perché è meglio morire dignitosamente che vivere da ostaggio.

In Afghanistan la maggior parte delle donne è analfabeta, proprio perché la capacità di esprimersi, e quindi di esprimere sentimenti ed emozioni intime, non è concessa e viene considerata come una possibilità di fuga dalla società. I piccoli ritrovi di lettura e condivisione sono sorvegliati da individui armati, perché il pensiero più profondo è l’unica cosa che gli uomini – un certo tipo di uomini – non riescono a controllare. Metterli per iscritto e poi leggerli a voce alta è rivoluzionario e non può, non deve concesso.

Per questo le donne poetesse dell’Afghanistan devono tacere.

Per questo le donne poetesse dell’Afghanistan devono continuare.

Anche qui, attraverso queste immagini, attraverso la mia voce.

Le donne poetesse dell’Afghanistan (video in inglese)


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