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Il paradosso della mucca che nuota nell’Artico

Creato il 20 maggio 2012 da Theartship

Andrea M. Campo. Non si può certo definire epistemologicamente corretto ma senza alcun dubbio rimane un affascinante esperimento funambolico quello che Etienne De France realizza con “Tales of sea cow”. La giovane artista (classe 1984) gioca sul filo della docufiction del piccolo schermo realizzando una ricostruzione sincera – seppur non fedele- della vita della “mucca di mare”, un mammifero della famiglia dei sirenii estintosi a metà Ottocento. Nell’allestimento curato da Annick Bureaud al Parco Arte Vivente di Torino è subito chiaro l’intento, sì iconico- scientifico, ma anche favolistico della francese e delle sue trame chimeriche: così come nelle novelle di Esopo e ancor più nel mondo pessimistico di Fedro, tocca agli animali suggerire morale ed etica; la Ritina di Steller, (questo il nome scientifico della “mucca di mare”), avvistata per la prima volta nel 1741 nelle acque dell’Atlantico Artico è vittima di un’indiscriminata caccia e sceglie di nascondersi all’uomo. Idrofoni, plastici, fossili, cartine, articoli, disegni nel percorso espositivo assurgono, invece, a mezzi tramite cui rappresentare -se non il vero- il verosimile. L’osservazione del reale -o presunto tale- diventa processo marginale che non sfiora le corde della narrazione e rende credibile il lato onirico dell’esposizione: lo spettatore ha il compito di privarsi di pregiudizio scientifico ed accettare il materiale in mostra come documento “zoografico”. Ma se il fine della ricerca scientifica non fornisce certezze ma permette di rimuovere evidenti incertezze, Etienne De France riesce ad ingannare tutti, fornendo una prova sicura dell’esistenza della mucca di mare: nel percorso espositivo sono presenti i canti della Ritina registrati dai due biologi Thoarinn Mar Baldursson e Jena Torgessik nel mare della Groenlandia. L’efficacia del paradosso rende impossibile ogni distinzione determinando l’univocità di un processo deduttivo che nonostante tutto ha i caratteri dell’immaginazione -più che quelli della fantasia- e la forza della scienza. La mostra resterà aperta al pubblico fino al 24 giugno.


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