Correva l’anno 1992 e la guerra nei Balcani era giá una triste realtá. Anche la stagione agonistica ne risentiva perché proprio per la tensione che si viveva a Belgrado la FIBA non riteneva sicura quella sede per poter giocare le partite casalinghe di Eurolega. Oltre a questo problema nella formazione Jugoslava giocavano tutti giocatori di casa, serbi, tranne uno, Ivo Nakic, croato, che subí tante pressioni, ma decise di rimanere a giocare a Belgrado da “nemico” parlando solo con i suoi genitori. Ma dove andare a giocare le partite dunque? La scelta cadde su una piccola cittadina alle porte di Madrid: Fuenlabrada.
Questa piccola cittadina, infatti, stava finendo di edificare un nuovo palazzetto, il “Fernando Martín” con una capienza di 5.000 posti, e i manager fuenlabradegni, guidati dal sindaco del paese, Quintana, pensarono bene che la possibilitá di ospitare le partite casalinghe del Partizan sarebbe stata un’ottima idea per lanciare la pallacanestro e fare un po’ di business.
I ragazzi di Obradovic arrivavano il giorno prima dell’incontro e, senza capire una parola di spagnolo (molti di loro erano ancora giovani e senza molta esperienza tra i Pro), entravano in campo trovando l’incitamento del “pueblo” di casa. La formazione Jugoslava non puntava di certo a vincere la competizione, Obradovic era un allenatore esordiente e i giovani facevano il bello e il cattivo tempo. Ma presto sarebbero diventati cognomi importanti e conosciuti del basket europeo: Djordjevic, Danilovic, Lonçar, Rebraça, integravano una delle formazioni piú interessanti d’Europa. Il pubblico spagnolo accolse gli Jugoslavi come fossero di casa, e subí forti critiche quando appoggió gli “stranieri” anche incontrando formazioni spagnole.

Per chi mastica un po’ di spagnolo (non è incomprensibile comunque) è vivamente consigliato dare uno sguardo al documentario che racconta questa fantastica storia di basket:






