IL PASTICCIO KAZAKO
I fatti allarmanti.
Fin nell’estate 2012 Alma Shalabayeva si trasferisce in auto dalla Svizzera in Italia con la bambina, avendole le autorità britanniche consigliato di lasciare il Regno Unito per motivi di sicurezza anche dopo aver concesso asilo politico al marito, l’ex ministro e finanziere Mukhtar Ablyazov, oppositore di Nursultan Nazarbayev, presidente del Kazakistan dall’indipendenza della nazione dall’URSS nel 1990.
Nessuno segnala la presenza in Italia di sua moglie, ne accerta di quale passaporto disponga. Essa, pertanto, rimane sconosciuta sino alla notte fra il 28 e 29 maggio 2013 quando, con uno schieramento imponente di auto e di pattuglie (testimone l’avvocato Riccardo Olivo), la polizia italiana fa irruzione nella villa di Casalpalocco (Roma – Ostia) dove abita la signora Shalabayeva con la figlia.
L’irruzione avviene su richiesta dell’ambasciatore kazako a Roma perché presume che lo stesso Ablyazov si sia rifugiato in quella villa. Stando alle giustificazioni date, la nostra polizia obbedisce al diplomatico kazako senza informare il vertice del Viminale.
Di più, gli stessi solerti diplomatici, tre giorni più tardi, mettono a punto la procedura dell’espulsione della signora e di sua figlia senza un decreto italiano che ne determini l’espulsione stessa, ma sotto la regia dei diplomatici kazaki. Accettano di espellerla imbarcandola su un jet privato che non è il mezzo idoneo richiesto dalla legge italiana per il rimpatrio. Tutto ciò avviene senza che si senta la necessità di avere un’autorizzazione italiana.
L’espulsione concitata, piena di ombre della moglie dell’oppositore di Nazarbayev, assume contorni inquietanti per la certezza del diritto e per la stessa sicurezza delle persone in Italia. Il nuovo capo della polizia, Alessandro Pansa, insediato a pasticcio avvenuto, dovrà chiarire bene i fatti e le responsabilità dell’avvenuto.
Gli interrogativi però sono tanti perché il caso che abbiamo di fronte non riguarda solo l’efficienza e la trasparenza dell’apparato di sicurezza italiano, ma va a toccare compiacenze politiche nei confronti del presidente kazako, rieletto due anni fa col 95,5% dei voti, il signore del gas e del petrolio, amico personale di Berlusconi e comunque molto importante per le nostre maggiori industrie.
Possibile che della espulsione di una persona moglie di un dissidente politico kazako, senza decreto italiano, il Viminale ne fosse all’oscuro, considerati i mezzi anomali impiegati e la quantità dei poliziotti intervenuti? Non si è trattato dell’espulsione di un extracomunitario qualsiasi. Possibile che il nostro corpo diplomatico, la Farnesina, fosse all’oscuro di tutte le manovre fatte dall’ambasciatore kazako?
Si è perduto di fronte al mondo un altro pezzo della nostra già offuscata credibilità internazionale.
Il presidente kazako Nursultan Nazarbayev, dopo l’espulsione di Alma Shalabayeva, stava trascorrendo dal primo luglio 2013, una bella vacanza in Italia, e precisamente in Sardegna, in una villa nelle vicinanze di San Teodoro. Dopo che la notizia dell’espulsione della signora moglie del dissidente kazako è apparsa sui giornali, ha interrotto le vacanze. Durante la sua permanenza nella villa sulla costa orientale della Sardegna, il presidente Nursultan Nazarbayev ha ottenuto una scorta da parte della polizia di Stato, che si è aggiunta a quella personale composta da una decina di persone che si muovevano con quattro van. Il rientro nel suo paese è avvenuto con un volo privato in partenza dal vicino aeroporto di Olbia.