E così dopo la campagna elettorale più fumosa della nostra Repubblica, l’Italia si è espressa, in maniera forse non chiara ma si è espressa. Alcuni messaggi netti cominciano a profilarsi nonostante il caos post elettorale. Innanzitutto il dato che emerge inequivocabilmente è la vittoria di Grillo e del suo movimento che diventa il primo partito italiano. Il secondo elemento è la tenuta di Berlusconi che pur perdendo 6 milioni di elettori è riuscito nell’impresa di ottenere un sostanziale pareggio (per numero di voti) in entrambi le assemblee elettive nazionali.
Stando così le cose alla Camera dei Deputati la coalizione del Pd più Sel con il 29,5% guadagna 340 deputati, il Pdl più lega ed altri piccoli di centro destra con il 29,1% si aggiudicano 124 seggi, il M5s con il 25,5% prende 108 deputati mentre la lista di Monti con il 10,5% porta a Montecitorio 45 deputati. Le lista di Ingroia e Giannino rimangono escluse dal Parlamento. Con questi numeri e soprattutto con il premio di maggioranza che assegna alla coalizione vincente il 55% dei seggi il centro sinistra ha una maggioranza più che solida alla Camera dei Deputati. Al Senato però essendo il premio di maggioranza ripartito non su scala nazionale ma su scala regionale la situazione è tremendamente più complicata, e difficile da comporre. Con il 31,6% dei voti Pd più Sel eleggono 113 senatori, il Pdl, Lega più altre forze del Centrodestra con il 30,7 di consensi si aggiudicano 116 seggi, Grillo con il 23,8% porta in Senato 54 eletti mentre la lista di Monti con il 9,1% conterà su 18 senatori. Nessun partito o coalizione quindi nemmeno aggiudicandosi tutti i senatori eletti nelle circoscrizioni estere (il cui scrutinio è ancora in corso) potrà esprimere una maggioranza alla Camera Alta. In questo scenario così frammentato il Presidente della Repubblica presumibilmente darà nei prossimi giorni l’incarico di formare un governo al Pd di Bersani che dovrà scendere a patti con il Pdl o con M5s per ottenere la fiducia al Senato, anche se in tutto questo Grillo si è già tirato fuori da possibili accordi post elettorali. L’ingovernabilità che si voleva evitare a tutti i costi purtroppo si è verificata. Con le sue idee demagogiche e populiste Silvio Berlusconi che purtroppo gode ancora di ampio consenso è riuscito nel suo intento di azzoppare la vittoria del centrosinistra. Si delinea quindi un quadro fosco a tinte molto scure, in cui il Cavaliere rimane anche se indebolito il perno delle scelte future.
Se il voto a Grillo ha avuto un senso, in quanto ha segnalato la protesta ed il malcontento che caratterizza molti italiani, e spingerà la casta ad autoriformarsi, il voto di molti italiani a Berlusconi appare inspiegabile. Non tanto perché la proposta di abbassare le tasse e di togliere l’imu non abbia il suo appeal, ma perché la figura del vecchio 77enne noto in tutto il mondo soprattutto per il suo conflitto di interessi e’ ormai logora e nociva per il bene pubblico. Con le sue televisioni, i suoi proclami, le sue promesse, e le sue proposte shock (e suicide) il Cavaliere ha consegnato agli italiani ed al mondo un parlamento diviso ed ingovernabile che potrà fare ben poco contro la crisi e contro gli annosi problemi che affliggono l’Italia. Le uniche buone notizie sono due: il tracollo della Lega e il premio di maggioranza alla camera per il PD che non permetterà al Cavaliere di imporre al Quirinale un suo candidato o ancora peggio sé stesso. È poco ma si tratta di un buon inizio considerando il fatto che gli italiani sentono ancora forte il fascino del piffero di Berlusconi.