Almeno per come era nato sul predellino, il partito di Berlusconi e Fini si è dissolto e a nulla hanno portato le minacce sempre più pesanti, pressanti e personali rivolte al presidente della Camera da un Silvio fuori dalla grazia di dio. Giacomino Caliendo è salvo ma ad un prezzo che il Capo non si sarebbe mai aspettato. Prendere atto che la maggioranza “più forte del mondo”, come ha detto Berlusconi prima di rifugiarsi per un atto consolatorio nel lettone di Putin non da solo, deve essere stato un momento ad alto tasso di drammaticità che manco nei romanzi di Niccodemi. I numeri ai quali Silvio tiene in modo particolare, anche perché se li gioca sempre con molta fantasia, stavolta sono chiari: il governo non ha più una maggioranza. Comunque la si voglia mettere o rigirare, questa è la cruda (e nuda) realtà. Lo descrivono furibondo, intento a prendere a calcioni nel sedere Bondi che ha provato a rilassarlo con un sonetto, Capezzone che gli massaggiava le tempie e La Russa che ha provato a giocare con lui con il modellino di un tank con tanto di “broom broom”. A Gasparri è andata peggio, gli ha tirato in faccia un modellino, scala 1:10, del Cremlino provocandogli un trauma cranico di cui tutti ieri sera hanno potuto vedere gli effetti durante l’”approfondimento” del Tg 2. “Carboni è un uomo della sinistra”, ha urlato Gasparri prima che la neuro gli infilasse la camicia di forza. Preso atto con “immenso dolore” che perfino Chiara Moroni si è defilata per andare a raggiungere l’”idea di etica che Fini esprime”, a Silvio non è rimasto altro che minacciare le elezioni e subito, come gli “consiglia” Belpietro sulla prima pagina di Libero, “prima che questi possano mettere mano alla legge elettorale”. I giornali del Capo sparano ad alzo zero contro Fini. “Votare Votare Votare” titola Belpietro, mentre Feltri attacca a testa bassa il presidente della Camera sulla storia della casa a Montecarlo. Squali e pescecani, insomma, si stanno agitando in un acquario in cui, fino a ieri, tutti nuotavano felici mangiandosi quello che in questo paese era possibile mettere sotto i denti, proprio come i piranha. Eppure, la piccola soddisfazione di vedere Silvio all’angolo, è stata subito repressa dal pensiero di chi ce lo ha messo. Abbiamo visto passare davanti ai nostri occhi le facce dei “sabotatori” o presunti tali, di quelli che si sono astenuti perché “garantisti”. Abbiamo visto la faccia soddisfatta di Pierferdinando Casini, strenuo difensore di Totò Cuffaro, di Francesco Rutelli in perenne crisi di visibilità con il capello fresco d’ordinanza, di Raffaele Lombardo leader del Movimento per le autonomie e capataz siculo e non ce la siamo sentita di gioire. Davanti ai nostri occhi è passata la peggiore politica paraculista di questo paese tanto che, e non è una provocazione, abbiamo pensato che essere governati da questi o da Silvio non farebbe alcuna differenza, sono fatti della stessa pasta e l’unica cosa che li divide dal Capo è l’entità del conto in banca e la dichiarazione dei redditi. Almeno per una volta, dall’altra parte, il Pd e l’Idv hanno suonato la stessa canzone avendo davanti lo stesso spartito. La fregatura è che non hanno un direttore d’orchestra all’altezza per cui le note che suonano sono sicuramente le stesse ma senza armonia. A questo paese occorrerebbe una resettata come si fa con gli hard disk in pappa e, prima di installare qualsiasi programma, assicurarsi un antivirus modello Nasa. Rutelli, Casini, Lombardo, Fini e magari Montezemolo e Della Valle, ma per favore!
Magazine Politica Italia
Il Pdl non c’è più. E quello che resta non è il meglio.
Creato il 05 agosto 2010 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Almeno per come era nato sul predellino, il partito di Berlusconi e Fini si è dissolto e a nulla hanno portato le minacce sempre più pesanti, pressanti e personali rivolte al presidente della Camera da un Silvio fuori dalla grazia di dio. Giacomino Caliendo è salvo ma ad un prezzo che il Capo non si sarebbe mai aspettato. Prendere atto che la maggioranza “più forte del mondo”, come ha detto Berlusconi prima di rifugiarsi per un atto consolatorio nel lettone di Putin non da solo, deve essere stato un momento ad alto tasso di drammaticità che manco nei romanzi di Niccodemi. I numeri ai quali Silvio tiene in modo particolare, anche perché se li gioca sempre con molta fantasia, stavolta sono chiari: il governo non ha più una maggioranza. Comunque la si voglia mettere o rigirare, questa è la cruda (e nuda) realtà. Lo descrivono furibondo, intento a prendere a calcioni nel sedere Bondi che ha provato a rilassarlo con un sonetto, Capezzone che gli massaggiava le tempie e La Russa che ha provato a giocare con lui con il modellino di un tank con tanto di “broom broom”. A Gasparri è andata peggio, gli ha tirato in faccia un modellino, scala 1:10, del Cremlino provocandogli un trauma cranico di cui tutti ieri sera hanno potuto vedere gli effetti durante l’”approfondimento” del Tg 2. “Carboni è un uomo della sinistra”, ha urlato Gasparri prima che la neuro gli infilasse la camicia di forza. Preso atto con “immenso dolore” che perfino Chiara Moroni si è defilata per andare a raggiungere l’”idea di etica che Fini esprime”, a Silvio non è rimasto altro che minacciare le elezioni e subito, come gli “consiglia” Belpietro sulla prima pagina di Libero, “prima che questi possano mettere mano alla legge elettorale”. I giornali del Capo sparano ad alzo zero contro Fini. “Votare Votare Votare” titola Belpietro, mentre Feltri attacca a testa bassa il presidente della Camera sulla storia della casa a Montecarlo. Squali e pescecani, insomma, si stanno agitando in un acquario in cui, fino a ieri, tutti nuotavano felici mangiandosi quello che in questo paese era possibile mettere sotto i denti, proprio come i piranha. Eppure, la piccola soddisfazione di vedere Silvio all’angolo, è stata subito repressa dal pensiero di chi ce lo ha messo. Abbiamo visto passare davanti ai nostri occhi le facce dei “sabotatori” o presunti tali, di quelli che si sono astenuti perché “garantisti”. Abbiamo visto la faccia soddisfatta di Pierferdinando Casini, strenuo difensore di Totò Cuffaro, di Francesco Rutelli in perenne crisi di visibilità con il capello fresco d’ordinanza, di Raffaele Lombardo leader del Movimento per le autonomie e capataz siculo e non ce la siamo sentita di gioire. Davanti ai nostri occhi è passata la peggiore politica paraculista di questo paese tanto che, e non è una provocazione, abbiamo pensato che essere governati da questi o da Silvio non farebbe alcuna differenza, sono fatti della stessa pasta e l’unica cosa che li divide dal Capo è l’entità del conto in banca e la dichiarazione dei redditi. Almeno per una volta, dall’altra parte, il Pd e l’Idv hanno suonato la stessa canzone avendo davanti lo stesso spartito. La fregatura è che non hanno un direttore d’orchestra all’altezza per cui le note che suonano sono sicuramente le stesse ma senza armonia. A questo paese occorrerebbe una resettata come si fa con gli hard disk in pappa e, prima di installare qualsiasi programma, assicurarsi un antivirus modello Nasa. Rutelli, Casini, Lombardo, Fini e magari Montezemolo e Della Valle, ma per favore!
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