Magazine Per Lei

Il peluche con la kefiah

Creato il 05 gennaio 2010 da Lindaluna
In questo post mi prenderò una pausa da scempi e disastri e parlerò di un ex-emplare decente. Perchè qualcuno lo è stato altrimenti avrei finito col prendere i voti.
Anzi, più che decente devo dire che era proprio per bene, quindi non lo prenderò in giro perchè non se lo merita.
Davvero: questo ragazzo era una personcina a posto. Suo malgrado. Già, perché l’ex-emplare di cui sopra avrebbe preferito di gran lunga sembrare un temibile individuo, ma proprio non gli riusciva. Mi spiego meglio. Veniva dall’Israele ed era un arabo-palestinese. Non era in Italia per dirottare aerei, ma per studiare e laurearsi. A dispetto di ogni possibile pregiudizio, era l’essere più innocuo di questo mondo, ma la cosa lo faceva incazzare come una biscia.
Tanto per cominciare la statura non proprio svettante e gli occhialini tondi incidevano negativamente sul physique du role. E poi i modi garbati, la serietà e una grande timidezza ne facevano una persona schifosamente per bene. Lui ci provava in ogni modo a sembrare un losco, ma se le vecchiette gli chiedevano puntualmente una mano ad attraversare la strada, qualcosa non andava.
Ad ogni modo lo ripeto: questo ex-emplare era una brava persona, quindi non ho intenzione di prenderlo in giro.
Dirò solo che il poverino era la vergogna del gruppo di studenti suoi connazionali. Non che loro fossero terroristi in incognito, non credo almeno, ma il loro aspetto era molto più simile all’idea che uno può avere di un palestinese. Tutti alti, soprabiti in pelle nera, occhiali da sole scuri e barba di due giorni. Quando camminavano insieme per i corridoi dell’università facevano un certo effetto. Però poi seguiva in coda il mio peluche con la kefiah, e l’effetto svaniva.
Una mia amica – persona esuberante, stile no-global, vagamente comunistoide, ma soprattutto sciroccata persa – volle assolutamente conoscerlo.
“Fiiigo! Ti sei messa con un palestinese! Grannnde. L’ho sempre detto che sei una tosta.”
Io provai ad avvertirla: “Vedi che è uno del tutto normale.”
“Un palestinese non può essere normale. Ogni palestinese ha nello sguardo il fuoco, la lotta, la disperazione di un popolo privato della propria terra, la storia di un’ingiustizia che per secoli…”
“No guarda, sei fuori strada…”
“Avanti, avanti! Conosciamo questo compagno!”
???
Quando il compagno arrivò io li presentai scettica.
La mia amica rimase interdetta. Si aspettava un guerrigliero con mitra in spalla e invece si trovò davanti il Puffo Quattrocchi.
Lo scrutò più a fondo alla ricerca del nume di Arafat. Macchè.
Lui si accartocciò su se stesso. Cercai di ravvivare la conversazione, ma l’arabo sembrava un televisore con l’audio rotto. Muoveva le labbra ma non si sentiva niente di niente. La mia amica gli fece un paio di domande a sfondo politico, poi si spazientì e sbottò: “Uè, ma che dici, non ti sento?!”. La situazione tracollò. Il poverino si fece rosso, sbarrò gli occhi e…orrore: mi parlò all’orecchio. Volevo morire, era dai tempi dell’asilo che non mi capitava.
Lui mi farfugliò qualcosa, ma afferrai solo “questa bazza”. Pazza. La “p” proprio non gli riusciva.
La tipa era definitivamente contrariata. Presi in pugno la situazione e dissi “Ok, dobbiamo andare”. Spinsi un po’più in là il fratello scemo di Bin Laden e gli intimai di avviarsi in biblioteca. Alla ragazza dissi seccata: “Te l’avevo detto che era normale”.
“Senti, questo non solo non pare un palestinese, ma non mi pare manco tanto normale.”
E qui devo proprio spezzarla una lancia a favore dell’ex-emplare: una smandrappata con i capelli metà neri e metà blu, il corpo crivellato di piercing, solo due esami sul libretto e al quarto anno fuori corso, decretò che quel ragazzo non era normale solo perché si aspettava una specie di Terminator!
Tempo dopo l’arabo ricevette la visita di un suo caro cugino e conterraneo.
Poiché era un grande appassionato di calcio italiano, decidemmo di portarlo a vedere una partita della Nazionale, a Napoli.
Prima di metterci in auto, provai a spiegare con i gesti al cugino che sarebbe stato meglio lasciare a casa gli occhiali da sole Dolce&Gabbana; appena comprati.
A Napoli non si sa mai.
Poichè il ragazzo sembrava non capire chiesi al mio ex di tradurre, ma anche lui parve sorpreso.
“Perché non dovrebbe metterli?”
“Perché magari glie li rubano, no?”
“Ma come fanno se lui li mette?”
“Così.” e sfilai gli occhiali dal nasone del parente, come avevo visto fare un paio volte ai ladruncoli napoletani.
Il piccoletto insorse
“Ma che dici?! Noi siamo palestinesi! Voglio vedere chi si permette di fare una cosa del genere a due palestinesi! Noi non abbiamo paura di nessuno, cosa credi? Basta che vedono la mia kefiah e nessuno si avvicina, ti faccio vedere. Tsè.”
Eccolo il Rambetto che scalpita. Avrei voluto dire che per quella categoria di persone la kefiah è solo una sciarpa bianca e nera. Ma non lo feci, tanto era inutile.
Lui fece segno al congiunto di mettere gli occhiali e si avviò tutto impettito. Due passi e incespicò.
Camminavamo sul suolo napoletano da meno di cinque minuti e accadde l’ovvio.
Due tizi su un motorino si fermarono accanto a noi e indirizzarono uno sguardo divertito all’occhialuto D&G.;
Io mi ficcai al volo in un bar e, per restare in tema partenopeo, “chi s’è vist’, s’è vist’”. Dalla vetrina avevo una buona visuale e assistetti alla scena completa.
Quello alla guida dello scooter disse qualcosa all’incauto cugino, che chiaramente non capì e si voltò verso il mio ex. Lui balbettò qualcosa a volume zero e fece un passetto indietro.
I due “napulilli” lo ignorarono e beffardi sfilarono gli occhiali dalla faccia dello sprovveduto, esattamente come avevo predetto io.
Il derubato provò a reagire, ma dallo scooter partì una manata in fronte che lo stordì.
Finalmente il mio ex-emplare cominciò a pensare di avviare le procedure per fare qualcosa. E allora lo vidi che a ritmo di moviola si toglieva gli occhiali e si sfilava il relativo fodero dalla tasca per riporveli con cura. Ma il fodero disgraziatamente cadde. Quindi abbassati a terra, raccogli il fodero, aprilo a fatica che è difettoso, metti gli occhiali a posto, prima magari dai una pulitina alle lenti con il panno di daino, rimetti il fodero in tasca, no, non quella esterna, meglio quella interna, richiudi la lampo del giaccone che fa freddo. E adesso alza la testa e prova a mettere a fuoco la situazione.
La situazione era già bella e risolta. I mariuncielli stavano per allontanarsi con la refurtiva mentre il cugino li guardava attonito. Poi però lo scooter ritornò indietro e compì l’oltraggio. I due si avvicinano al mio ex, e quello seduto dietro, lesto come un gatto, gli sfilò la kefiah dal collo per poi agitarla in aria a mo’ di trofeo mentre l’altro dava gas.
Quartieri Spagnoli – Palestina: due a zero.
No. Non dovevo ridere. Non era proprio il caso di ridere. Non ridere! Non ridere! Vabbè dai, ridi adesso che non ti vedono.
Andai alla cassa e ordinai due caffé. Mi affacciai e chiamai i due polli ancora impietriti.
“Ragaaazzii! Il caffé”
A causa del mio tono leggero, pensarono che non avessi visto la scena e si ricomposero. La dignità non era persa del tutto.
Entrarono nel bar e presero il caffé in un silenzio sepolcrale. Per tutta la durata della partita e anche dopo, finsi di non accorgermi che ad entrambi mancava qualcosa.
Dopo la laurea il ragazzo tornò in Israele. Oggi è uno degli avvocati più bravi del Paese. Ma con quell’aspetto non deve essere stato facile. Una volta mi scrisse che era stato chiamato a difendere un uomo accusato ingiustamente di non so cosa. Prima di uscire di casa, nella concitazione, il neoavvocato di peluche si era infilato per sbaglio la giacca del fratello, uno spilungone.
Quando questa giacca che camminava entrò nell’aula colloqui del carcere, il suo cliente scoppiò in lacrime e urlò “Ma allora lasciatemi in cella! Che me lo fate a fare il processo?!?”.
Invece fu assolto con formula piena.
Comunque lo ripeto: questo ex-emplare è una brava persona, quindi non ho nessuna intenzione di prenderlo in giro.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazine