American Horror Story si rivela sempre i più una serie interessante. Sebbene il secondo episodio mi sia piaciuto meno del primo, comincio a intuire il tono e il prosieguo della storia: citazioni a palate (quella di Psycho all’inizio è stata bellissima) ed episodi quasi autoconclusivi, con la trama che prosegue svelando dettagli. Continuo a non figurarmi come possa reggere più di una stagione, ma l’hype è alle stelle.
Forse la casa non è malvagia: di fatto, le presenze che albergano nella dimora stregata hanno salvato il culo di madre e figlia, mentre nel pilot avevano spaventato a morte la tipa che faceva la bulla con Violet.
Tate mi piace molto, la sua follia è interessante e contagiosa e molto probabilmente è il figlio di Constance, vicina strafuori di branzella che è così particolare che non posso fare a meno di amarla. La stanza degli specchi, in cui rinchiude Addy, è tanto geniale e perfida, quanto da brividi.
E a proposito di brividi, ogni volta che vedo la sigla mi sale un’ansia che manco immaginate. Tra l’altro guardare questo serial all’una di notte è favoloso: tutto buio, storia da accapponare la pelle, montaggio asfissiante e via, la paura è servita. Era da tempo che qualcosa di “horror/thriller” non mi dava queste sensazioni; aspetto con trepidazione il prossimo episodio e io che non volevo ingripparmi di una serie in corso, cazzarola.
Nel promo del terzo episodio avremo più Frances Conroy, la cameriera muta-età! Yeah!