Un sentito ringraziamento a quel pescecane della politica e della finanza di don Pizzarro, che siccome sa tutto sulla Chiesa subisce ogni giorno minacce di ogni genere. Dal suo bunker ci arriva questa lettera che con somma goduria pubblichiamo
Un circolo vizioso, pensateci. Notizia di oggi: spunta in Liguria, nelle liste del Senato del Pdl, il pesto alla Minzolini. Minzolini che – evidentemente – passa alla cassa a riscuotere. Ma forse sto pensando male. Dunque, il ragionamento: io pago il canone, che serve a mantenere la Rai e a darle la possibilità di fare servizio pubblico. Il quale servizio pubblico è garantito, anzi ‘garantito’, si fa per dire, da giornalisti come Minzolini (direttore del Tg1: il top, almeno sulla carta, del servizio pubblico). Minzolini che invece di fare un servizio pubblico (che vuol dire indipendenza, autonomia, mettere al primo posto gli utenti Rai/contribuenti Rai, informandoli correttamente), serve un padrone. (Al netto del discorso sulle provvidenze all’editoria, il direttore dell’Unità fa gli interessi di chi vuole, quello del Tempo idem, quello del Corriere come sopra: sono imprese private, non sono finanziate per fare servizio pubblico. Il finanziamento all’editoria, seppur imperfetto, è finalizzato infatti a garantire il pluralismo. Nei limiti, una voce ad ogni orientamento. Il canone, invece, deve garantire un servizio pubblico. Indistintamente. Anche un bimbo capisce che non è la stessa cosa). Per la proprietà transitiva, ci troviamo così in questa situazione: io pago Minzolini, che invece di fornirmi un servizio pubblico blandisce una parte politica che poi magari io nemmeno voto. Ecco il cortocircuito. Tutto questo solo per dire che finchè la Rai non sarà libera dai partiti, che significherebbe stop alla lottizzazione, ci troveremo in questa situazione kafkiana: i cittadini pagano professionisti che non garantiscono affatto ciò che l’azienda per cui lavorano dovrebbe perseguire. Il percorso di Minzolini è paradigmatico: da direttore del Tg1 a (forse) senatore di Berlusconi.
Don Pizzarro
fomenta l’ignoranza ma persegui la scienza