Non ho mai dimenticato di essere stato così vistosamente dimenticato da un mio ministro e così ho sempre lasciato scritto il nome di Cossiga nel mio personalissimo libricino nero dei politici italiani. Scritto con la C iniziale e con le doppie ss normali, per non unirmi al coro dei suoi “nemici”, perché la mia inimicizia politica nei suoi confronti è cosa ben più seria dei piagnistei della nostra schizofrenica sinistra.
Alla quale dedico questa chicca presa da una sua intervista pubblicata su Gnosis on line – Rivista Italiana di Intelligence (n.2/2007) che, volendo, potete trovare sul sito http://www.sisde.it/ (!) … digitate tranquilli: vi apparirà la gattopardesca Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna.
Cossiga: Allora i sindacati erano una cosa ben diversa. Non erano sindacati di oggi. I sindacati dei pensionati. Con più del 50% degli iscritti fatto di pensionati. Io facevo i comizi da Ministro dell'Interno, accompagnato da Franco Marini e col servizio d'ordine della CISL, che era fatto di ferrovieri e di operai tessili.
Intervistatore: E si sentiva sicurissimo.
Cossiga: Più che con la Polizia. Quelli menavano senza guardare in faccia nessuno. Giustificati anche dall'identità di classe.
P.S.
L’idea della vignetta con il picconatore che si scava la fossa l’abbiamo avuta in molti. L’evidenza che la fossa ce la stessimo scavando anche noi, però, l’ho avuta più di trenta anni fa.