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IL PIMANDRO di ERMETE TRISMEGISTO

Creato il 01 marzo 2015 da Dariosumer

IL PIMANDRO di ERMETE TRISMEGISTO

Ermete Trimegisto (tre volte Grande) è una figura mitica nata dall’identificazione del greco Hermes (che diverrà poi Mercurio) con il più antico Ermete Thoth, il "misterioso e primigenio iniziatore dell’Egitto alle sacre dottrine".
Fu anche indicato quale patriarca indiscusso della Scienza Alchemica.
Ermete è dunque un nome che ritorna più volte nella tradizione filosofico-spirituale della nostra cultura, trattandosi di qualcuno che "presiede alla regione ultraterrena dell’iniziazione celeste", quell’iniziazione cui numerosi eletti si sono avviati alla ricerca del loro vero Sè.
IL PIMANDRO di ERMETE TRISMEGISTO
Possiamo oggi riconoscerlo, ed è in questi termini che qui lo incontriamo, quale archetipo dell’evento mistico stesso:
Ermete come colui che ha più volte incarnato, in tempi differenti, l’incontro-rivelazione tra umano e divino, lasciandone intuire l’originaria ed essenziale consustanzialità.
Se è vero che c’è un filo invisibile che unisce le varie manifestazioni dello spirito nel corso dei millenni, per quanto esse permangano per lo più misteriose, Ermete è "il talismano che le riassume, il suono magico che le evoca".
IL PIMANDRO di ERMETE TRISMEGISTO
Non è casuale il riferimento originario all’antico Egitto, culla della più antica e per molti versi ancor oggi misteriosa conoscenza esoterica, che ha raccolto le rivelazioni di quella sapienza profonda e segreta tramandata solo tra iniziati, che confluì nella più tarda dottrina che fu detta "ermetica".
Potrebbe allora risultare particolarmente significativa un’ipotesi etimologica che collega Ermete al copto "Ermeth" che significa "Essere Vero" (da "Er" essere e "Meth" verità).
Già nella tradizione religiosa dell’antico Egitto si fa riferimento a differenti personaggi chiamati Ermete.
IL PIMANDRO di ERMETE TRISMEGISTO
Il primo fu "innanzi a tutte le cose", comprese egli solo la natura del Demiurgo e depose tale conoscenza in scritti che furono a lungo tenuti celati. Cooperò alla creazione dei corpi da congiungere alle anime, aggiungendovi tra l’altro l’amore del vero.
"Comunicò la scienza a Camefi, avo di Iside e Osiride ed a questi concesse di penetrare negli arcani suoi scritti, parte dei quali serbarono per sè, parte scolpirono su colonne, come regola alla vita degli uomini.
Quelle prime scritture furono poi tradotte in lingua comune dal secondo Ermete, inventore della scrittura, della grammatica, dell’astronomia, della geometria, della medicina, della musica, dell’aritmetica, della religione e di tutte le arti".
IL PIMANDRO di ERMETE TRISMEGISTO
La tradizione gnostica accenna più esplicitamente al significato del termine Trimegisto nel senso di "tre volte incarnato".
Si tratterebbe cioè della triplice incarnazione in Egitto del medesimo personaggio, Ermete, che sempre visse filosoficamente, dedito alla conoscenza, il quale nel corso della sua terza vita, grazie ai meriti accumulati nelle due precedenti, si "ricordò di se stesso" o meglio "riconobbe se stesso".
Accadde cioè che, mediante "un atto straordinario e illuminatore di reminiscenza che gli rivelò la sua identità e la sua origine trascendenti", Ermete riprese coscienza e possesso del suo autentico "io", e contemporaneamente "seppe" con certezza che sarebbe tornato al mondo superiore da cui era venuto, "al luogo intellegibile in cui si trovava primitivamente".
Poco importa a questo punto sapere a quale epoca storica precisamente risalgano i numerosi scritti attribuiti ad Ermete Trimegisto, tutti rinvenuti in lingua greca: certo è ch’essi sono accomunati da un pensiero che attinge ad un’esperienza mistico-spirituale.
Nei suoi discorsi ad Asclepio, suo discepolo, Ermete parla di Dio come inconoscibile, invisibile, incorporeo; tuttavia "egli può, in verità, concedere a qualche eletto la facoltà di innalzarsi al di sopra delle cose naturali, così da percepire un barlume della sua somma perfezione".
Afferma quindi essere la "percezione spirituale" la base di ogni conoscenza esoterica.
Il mondo antico affidava questa esperienza al rito iniziatico, cui erano ammessi gli adepti che se ne mostravano degni:
essi dovevano sottoporsi a prove che ne sondavano le attitudini fisiche, morali ed intellettuali.
L’iniziazione coinvolgeva l’individuo in tutta la sua interezza, risvegliava le sensibilità sopite dell’anima inducendo l’adepto a mettersi in contatto cosciente con le forze occulte dell’universo, ri-conoscendo la propria vera natura attraverso la percezione spirituale diretta.
Ermete era figura guida in questo percorso iniziatico: ne troviamo testimonianza diretta nella "Visione di Ermete", scritto attribuito ad Ermete Trimegisto e giunto fino a noi col titolo "Il Pimandro, ossia l’intelligenza suprema che si rivela e parla".
Vi si narra di come un giorno, mentre era in meditazione, ad Ermete comparve un essere immenso che si presentò a lui dicendo:
"Io sono Pimandro, l’Intelligenza suprema" e subito egli ebbe una visione prodigiosa del Tutto.
"Ascolta: quello che in te vede e intende è il Verbo, la parola di Dio; l’intelligenza è il Dio Padre. Essi non sono separati poichè l’unione è la loro vita."
E ancora: "Comprendi dunque la luce e conoscila".
"A queste parole - prosegue Ermete - egli mi fissò a lungo ed io tremai nel guardarlo. E ad un cenno di lui vidi nel mio pensiero la luce e le sue potenze innumerevoli, il mondo infinito prodursi e il fuoco, mantenuto da una forza immensa, arrivare al suo equilibrio.
Ecco quel che compresi guardando attraverso la parola di Pimandro".
Questa esperienza fu all’origine della conoscenza di Ermete, che egli testimoniò, sicchè di lui fu detto:
"Ermete vide la totalità delle cose e, vistala, comprese; e con la comprensione acquisì la forza di testimoniare e rivelare.
Mise per iscritto il suo pensiero e occultò gran parte dei suoi scritti, a volte saggiamente tacendo, a volte parlando, così che in avvenire il mondo continuasse a cercare queste cose.
E, comandato agli dei suoi fratelli di fargli da corteo, ascese alle stelle".
"La conoscenza universale può essere rivelata solo ai nostri fratelli che hanno affrontato le nostre stesse prove.
La verità va dosata a misura dell’intelletto, dissimulata ai deboli, che renderebbe pazzi, nascosta ai malvagi, che solo potrebbero afferrarne qualche frammento di cui farebbero arma letale.
Racchiudila nel tuo cuore, e che essa parli attraverso le tue opere.
La scienza sarà la tua forza; la fede la tua spada; e il silenzio la tua corazza impenetrabile".
(Ermete Trismegisto - Il Tre volte Grande)
Fonte: http://www.geagea.com/20indi/20_04.htm
IL PIMANDRO di ERMETE TRISMEGISTO
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IL PIMANDRO (TESTO INTEGRALE)
Mentre un giorno io riflettevo sugli esseri e il mio pensiero s'era elevato e tutte le mie sensazioni s'erano assopite - come avviene a chi è immerso nel sonno per sazietà, per lussuria o per stanchezza - mi parve che un essere immenso, senza limiti, mi chiamasse a nome e mi dicesse :
" Che cosa vuoi udire e vedere che cosa vuoi apprendere e conoscere? "
" E chi sei tu ? " dissi io.
" Io sono - rispose - Pimandro , l'Intelligenza suprema. Io sono quel che tu vuoi e dovunque io sono con te " .
" Io voglio - dissi - essere istruito sugli esseri, comprendere la loro natura e conoscere Iddio " .
" Raccogli nel tuo pensiero tutto quello che vuoi sapere - mi disse - chè io t'istruirò " .
Ciò detto, egli mutò di forma e allora, subitamente, tutto mi fu chiaro ed io vidi uno spettacolo prodigioso. Tutto diventava una dolce e gaia luce la cui vista mi rallegrava. Ma tosto discesero tenebre cupe e orribili di forme tortuose: mi parve che queste tenebre mutassero in non so quale natura umida indicibilmente sconvolta esalante fumo come da fuoco ed un rumore indescrivibile, lugubre.
E ne uscì un grido inarticolato che sembrava la voce stessa della luce. Una parola santa discese dalla luce sulla natura e un fuoco puro si sollevò dalla natura umida verso l'alto, ed era sottile, penetrante e, nello stesso tempo, attivo. E l'aria, per la sua leggerezza, seguiva il fluido sollevandosi dalla terra e dall'acqua sino al fuoco, talchè sembrava sospesa.
La terra poi e l'acqua restavano mescolate insieme in modo che non si poteva scorgere la terra attraverso l'acqua ed entrambe si muovevano per la parola spirituale che si udiva.
" Hai compreso - mi disse Pimandro - il significato di questa visione? "
" Sto per comprenderlo " risposi.
" Questa luce - disse - sono io, l'Intelligenza, il tuo Dio che precede la natura umida uscita dalle tenebre, e il Verbo luminoso che emana dall'Intelligenza è figlio di Dio " .
" Che vuoi dire? " domandai.
" Ascolta : quello che in te vede e intende è il Verbo, la parola di Dio; l'Intelligenza è il Dio Padre.
Essi non sono separati poiché l'unione è la loro vita " .
" Io ti ringrazio " risposi.
" Comprendi dunque la luce - disse - e conoscila " .
A queste parole egli mi fissò a lungo ed io tremai nel guardarlo. E ad un cenno di lui vidi nel mio pensiero la luce e le sue potenze innimerevoli, il mondo infinito prodursi e il fuoco, mantenuto da una forza immensa, arrivare al suo equilibrio. Ecco quel che compresi guardando attraverso la parola di Pimandro. E come io ero ripieno di stupore, egli mi disse: " Tu hai visto nel tuo pensiero, la forma primordiale anteriore al Principio infinito " .
Questo mi disse Pimandro. E io risposi :
"Donde son venuti gli elementi della natura? "
E di nuovo mi disse :
"Dalla volontà di Dio che, avendo preso il Verbo e contemplandovi il mondo bello, l'imitò e costruì il mondo con elementi presi da sé stessa e con germi d'anime. L'Intelligenza, il Dio maschio e femmina insieme, che è vita e luce, generò, mediante il Verbo, un'altra Intelligenza creatrice, il Dio del fuoco e dello spirito che formò, a sua volta, sette ministri racchiudenti nel loro circolo il mondo sensibile; e il loro governo dicesi Fato.
Il verbo di Dio si sollevò bentosto dagli elementi inferiori nella pura creazione della natura e si unì al pensiero creatore poiché era della medesima essenza. E gli elementi inferiori e irragionevoli furono lasciati allo stato di semplice materia.
Il pensiero creatore insieme col Verbo, avvolgendo i cerchi e imprimendo loro una rotazione rapida, riportò le sue creazioni su loro stesse e le fece girare dal loro principio indefinito alla loro interminabile fine, poiché sempre esse cominciano là dove finiscono. Questa circolazione, per volere dell'Intelligenza, fece uscire dagli elementi inferiori gli animali senza parola cui non fu data la ragione: l'aria portò i volatili, l'acqua i natanti.
La terra e l'acqua furono separate l'una dall'altra secondo il volere dell'Intelligenza, e la terra fece uscire dal suo seno gli animali che conteneva: quadrupedi, rettili, bestie feroci e domestiche. Ma l'Intelligenza, origine di tutte le cose, che è vita e luce, generò l'uomo simile a sé e l'amò come la sua creatura poiché era bellissimo e riproduceva l'immagine del padre. Dio amava dunque, in realtà, la sua propria forma.
E consegnò all'uomo tutte le creature. Ma l'uomo, avendo meditato sull'opera della creazione, volle creare anche lui e si separò dal padre entrando nella sfera della creazione.
Avendo pieni poteri, meditò sulle creazioni dei suoi fratelli e questi l'amarono e ciascuno lo fece partecipe della propria stirpe, Allora, conoscendo la loro essenza e partecipando della loro natura, volle rompere il limite dei cerchi e sorpassare la potenza che risiede nel fuoco.
E questo sovrano del mondo e degli esseri mortali e privi di ragione emerse, attraverso l'armonia, rompendo la potenza dei cerchi, e rivelò alla natura inferiore la bella immagine di Dio. E riguardandone la meravigliosa bellezza dove tutte le energie dei sette ministri erano uniti alla forma di Dio, sorrise d'amore poiché aveva visto l'immagine della bellezza dell'uomo nell'acqua e la sua ombra sulla terra. Ed egli, riguardando nell'acqua il riflesso della propria forma, s'innamorò di lei e volle possederla.
L'energia accompagnò il desiderio e la forma, priva di ragione, fu concepita. La natura s'impadronì del suo amante e l'avvolse tutto, ed essi s'amarono (Creazione della donna).
Ed ecco perché, solo fra quanti esseri vivono sulla terra, l'uomo è duplice, mortale nel corpo, immortale nella sua essenza. Immortale e sovrano di tutte le cose, è sottomesso al fato che governa ciò che è mortale; superiore all'armonia del mondo, egli è schiavo dell'armonia; è maschio e femmina come suo padre e, superiore al sonno, è dominato dal sonno ".
" Questo discorso mi piace " disse allora il mio pensiero.
E Pimandro:
" Ecco il mistero che è stato finora nascosto. La natura unita all'uomo ha prodotto la più straordinaria meraviglia. Essendo, come t'ho detto, composta d'aria e di fuoco come i sette principii dell'armonia, la natura non s'arrestò, ma subito generò sette uomini, rispondenti ai sette ministri, androgini e d'un ordine superiore ".
Dopo ciò : " O Pimandro - esclamai - un gran desiderio mi ha preso e voglio ascoltare: non correre ".
" Ma taci - disse Pimandro - poiché io non t'ho ancora spiegato tutto ".
" Ecco, io taccio " risposi.
" La generazione di questi sette uomini, come ho detto, ebbe luogo in questo modo. La terra era femmina, l'acqua generatrice; il fuoco fornì la maturità, l'aria il soffio, e la natura produsse i corpi di forma umana.
L'uomo ricevette dalla vita e dalla luce l'anima e l'intelligenza; l'anima gli venne dalla vita, l'intelligenza dalla luce. E tutti i membri del mondo sensibile rimasero così fino alla perfetta evoluzione dei principii e dei generi. Ed ora ascolta il resto del discorso che vuoi conoscere. Essendo finito il periodo, il legame universale fu sciolto dal volere di Dio, poiché tutti gli animali, prima androgini, furono divisi nello stesso tempo come l'uomo e si formarono i maschi e le femmine.
Allora Iddio disse la parola santa : " Crescete in accrescimento e moltiplicate in moltitudine, voi tutti, opere e creature mie; e colui che ha l'intelligenza sappia che è immortale e che la cagione della morte è l'amore del corpo, e conosca tutti gli esseri . Dopo queste parole, la sua provvidenza unì le coppie secondo leggi fatali e armoniche, e stabilì le generazioni. E tutti gli esseri si moltiplicarono per generi. E c0lui che conobbe sé stesso arrivò al bene perfetto, ma colui che, per un errore dell'amore, amò il corpo, quegli va errando nelle tenebre, sottomesso, per i sensi, alle condizioni della morte ".
" Qual è, dunque - diss'io - il torto così grande degl'ignoranti perché siano privati dell'immortalità?".
" Sembra - rispose - che tu non abbia compreso quello che hai udito: non t'avevo raccomandato di riflettere? ".
" Io ho riflettuto, ed ora mi ricordo e ti ringrazio ".
" Se hai compreso, dimmi perché quelli che sono morti sono degni della morte ".
" Perché - risposi - il nostro corpo proviene da quella lugubre oscurità ond'è uscita la natura umida di cui il corpo è formato nel mondo sensibile, donde deriva la morte ".
" Tu hai ben compreso - disse. -Ma perché colui che ha riflettuto su sé stesso corre verso Dio, come dice la parola divina? ".
" Perché - diss'io - di vita e di luce è formato il Padre di tutte le cose donde è nato l'uomo".
" Bada a quello che dici! - soggiunse. - Dio e il Padre dal quale l'uomo è nato sono luce e vita. Se dunque tu sai d'essere uscito dalla vita e dalla luce e dess'esserne formato, tu correrai verso la vita ".
Questo mi disse Pimandro.
" Ma ora - dissi io - dimmi: come potrò entare nella vita, o intelligenza?".
" L'uomo che ha l'intelligenza - rispose il Dio - conosca sé stesso ".
" Tutti gli uomini - diss'io - non hanno dunque intelligenza? ".
" Parla un po’ meglio! - disse. - Io, l'Intelligenza, assisto i santi, i buoni, i puri, i caritatevoli, coloro che vivono in pietà.
Il mio potere è per loro un soccorso e cos' essi conoscono tutto ed invocano il Padre con amore e gli dedicano le azioni di grazia, benedicendolo, e gli cantano gl'inni con passione, e, prima d'abbandonare il loro corpo alla morte, detestano i sensi di cui conoscono le opere, o piuttosto, io, l'Intelligenza, non lascerei compiere le opere del corpo; come un portinaio io chiuderei la porta alle opere cattive e detestabili, rimovendone i desideri.
Ma in quanto agli stolti, ai cattivi, ai viziosi, agli invidiosi, agli avidi, agli assassini ed agli empii, io sono lontano da loro e li abbandono al dèmone vendicatore che versa nei loro sensi un fuoco penetrante, li spinge sempre più verso il male per aggravare la loro pena e, senza posa, eccita le loro passioni con insaziabili desideri e come nemico invisibile, li tortura e ravviva in essi la fiamma inestinguibile ".
" Tu m'hai istruito su tutto - diss'io - come desideravo, o Intelligenza; ma chiariscimi il modo come avviene l'ascensione ".
" Sul principio, - disse Pimandro - nella dissoluzione del corpo materiale, questo consegna sé stesso alla trasformazione; sparisce la forma che tu avevi; il carattere, perdendo la sua forza, è consegnato al dèmone: i sensi tornano alle loro sorgenti e, diventati delle parti, si confondono tra le energie.
Le passioni e i desideri rientrano nella natura irrazionale; ciò che resta s'innalza così attraverso l'armonia, abbandonando alla prima zona la facoltà di crescere e decrescere, alla seconda l'industria del male e l'inganno divenuto impotente, alla terza l'illusione ormai incapace di desideri, alla quarta la vanità del comando che non può più essere soddisfatta, alla quinta l'arroganza empia e l'audacia temeraria, alla sesta l'attaccamento alle ricchezze ora senza effetto, alla settima la menzogna insidiosa.
E, spogliato così di tutte le opere dell'armonia, giunge all'ottava zona, non avendo più che il suo proprio potere, e canta, con gli esseri, inni in onore del Padre.
Quelli che sono colà gioiscono nella sua presenza, ed egli, divenuto simile a loro, ode la voce melodiosa delle potenze che sono al disopra dell'ottava natura e cantano le lodi di Dio. E allora salgono, per ordine, verso il Padre e s'abbandonano alle potenze e, divenuti tali, nascono in Dio. Questo è il bene finale di quelli che posseggono la Gnosi: divenir Dio. E tu che aspetti? Perché, avendo tu saputo tutto, non mostri la via agli uomini affinchè, per tuo mezzo, il genere umano sia salvato da Dio? ".
Ciò detto, Pimandro si mescolò con le potenze. Ed io, rendendo grazie al Padre di tutte le cose e benedicendolo, mi levai, fortificato da lui edistruito sulla natura dell'universo e sulla grande visione.
E incominciai a predicare agli uomini la bellezza della religione e della Gnosi: "O popoli, uomini nati dalla terra, ingolfati nell'ubriachezza, nel sonno e nell'ignoranza di Dio, siate sobrii, cessate le crapule e svegliatevi dal sonno irragionevole! " . Essi m'ascoltarono e si radunarono attorno a me volentieri. Allora aggiunsi : “Perché, o uomini nati dalla terra, voi vi abbandonate alla morte quando vi è dato d'ottenere l'immortalità? Rientrate in voi stessi, voi che foste nell'errore, che languiste lell'ignoranza, allontanatevi dalla luce tenebrosa e partecipate dell'immortalità, rinunciando alla corruzione ".
E gli uni, ciarlando, si precipitavano nella via della morte; gli altri, gettandosi ai miei piedi, mi supplicavano d'istruirli. Ed io, ordinando loro di alzarsi, diventai la guida del genere umano, insegnando, coi miei discorsi, come e in che modo potessero salvarsi; io seminai in loro la parola della saggezza, ed essi furono nutriti con l'acqua d'ambrosia.
E giunta la sera, cominciando a dileguarsi gli ultimi raggi del sole, ordinai loro di rendere grazie a Dio. E compiute le azioni di grazia, ciascuno tornò a casa sua. E io scrissi in me stesso il beneficio di Pimandro e, possedendo l'oggetto dei miei voti, mi riposai pieno di gioia. Il sonno del corpo produceva la lucidità dell'anima; i miei occhi chiusi vedevano la verità e il mio silenzio era gravido di bene e le parole pronunciate erano semenze di bene.
Ecco i beneficii che ricevetti dallamia intelligenza, cioè da Pimandro, la Ragione suprema; così, per ispirazione divina, io possedevo la verità. E perciò con tutta l'anima e con tutte lemie forze io benedico il divino Padre. " Santo è Dio, il Padre di tutte le cose. Santo è Dio, la volontà del quale si compie per la sua propria potenza. Santo è Dio che vuol essere e che è conosciuto da quelli che sono suoi. Santo sei tu che hai formato gli esseri mediante la tua parola: santo sei tu di cui tutta la natura è immagine, santo sei tu non formato dalla natura.
Tu sei santo e più forte d'ogni potere, tu sei santo e più grande d'ogni maestà, tu sei santo e sopra a ogni lode. Ricevi il puro sacrificio verbale dell'anima e del cuore che sale verso di te, o Indefinibile, Ineffabile, cui può nominare il solo silenzio. Fa che io non mi svii dalla conoscenza della nostra essenza, dammi la forza, illumina della tua grazia quelli che sono nell'ignoranza, i fratelli della mia schiatta, figli tuoi. Io credo in te e te ne rendo testimonianza: io cammino verso la vita e la luce. O Padre, sii benedetto: l'uomo tuo vuol partecipare della tua santità poiché tu gliene hai dato pieno potere ".
DISCORSO UNIVERSALE DI ERMETE TRIMEGISTO AD ASCLEPIO
Ermete: Tutto ciò che è mobile,o Asclepio, non si muove in qualche cosa e per qualche cosa?
Asclepio: Certo.
Erm.: Il mobile non è, necessariamente, più piccolo del luogo dove si compie il movimento?
Ascl.: Necessariamente.
Erm.: Il motore non è più forte del mosso?
Ascl.: Sicuramente.
Erm.: Il luogo del movimento non ha, di necessità, una natura contraria a quella del mobile?
Ascl.: Sì, certo.
Erm.: Questo mondo è così grande che non vi sono corpi più grandi di esso?
Ascl.: E' evidente.
Erm.: Ed è solido poiché e riempito di gran numero di corpi o piuttosto da tutti i corpi che esistono?
Ascl.: Così è.
Erm.: Il mondo è un corpo?
Ascl.: Si .
Erm.: Ed è mobile?
Ascl.: Senza dubbio.
Erm.: Quale sarà dunque il luogo del suo movimento e di quale natura? Non bisogna che sia assai più grande del mondo perché questo possa muoversi senza essere ritenuto o arrestato nel suo cammino?
Ascl.: E' qualche cosa di ben grande, o Trimegisto.
Erm.: Ma di qual natura? Di natura contraria, non è vero? Ed il contrario del corpo non è l'incorporeo?
Ascl.: Evidentemente.
Erm.: Il luogo è dunque incorporeo. Ma l'incorporeo o è divino o è Dio. Io chiamo " Divino " non ciò che è generato, ma ciò che è increato. Se è divino è essenziale; se è Dio è al di sopra dell'essenza.
In altre parole è intellegibile, ed ecco come: Il primo Dio è intelligibile, per noi, non per sè stesso, poiché l'intelligibile cade sotto la sensazione dell'intelligente. Dio non è dunque intelligibile per sé stesso, poiché in Lui il soggetto pensante non è altro che l'oggetto pensato. Da noi egli è differente perciò noi lo concepiamo. Se lo spazio è intelligibile non è Dio, ma spazio. Se è Dio, è, non come spazio, ma come principio d'intendimento. Ma tutto quel che è mosso si muove non nel mobile, ma nello stabile. Il motore è dunque stabile, giacchè è impossibile per lui il movimento.
Ascl.: Come dunque, o Trimegisto, noi vediamo qui i mobili muoversi insieme con i loro motori ?
Poiché tu dicevi che le sfere mobili erano mosse dalla sfera fissa.
Erm.: Ma quello non è un commovimento, o Asclepio, ma un contro-movimento. [ Queste sfere ] non si muovono nel medesimo senso, ma in senso contrario. Questa opposizione offre un movimento, una resistenza fissa, giacchè la reazione ai movimenti è l'immobilità: perciò le sfere erranti, essendo mosse in senso contrario alla sfera fissa, il loro movimento inverso è prodotto dalla resistenza che si fanno a vicenda e non può essere altrimenti. Tu vedi le Orse che non tramontano né risorgono e girano attorno a un punto: credi tu che siano mosse o che stiano ferme?
Ascl.: Sono mosse, o Trimegisto.
Erm.: E quale è il loro movimento, o Asclepio?
Ascl.: Esse girano continuamente attorno a un medesimo punto.
Erm.: Una rivoluzione attorno a un punto è un movimento contenuto nella fissità. Giacchè la circolazione attorno ad un punto impedisce il moto sopra di esso, e questo moto impedito è contenuto nella circolazione. E così l'opposizione di questi due movimenti produce uno stato stabile mantenuto sempre dalle resistenze reciproche. Te ne darò un esempio visibile, preso dalle cose terrestri . Osserva, per esempio, il nuoto dell'uomo e degli altri animali : la reazione dei piedi e delle mani rende l'uomo immobile e gl'impedisce d'essere trascinato nel movimento dell'acqua e d'annegarsi .
Ascl.: Questo paragone è molto chiaro, o Trimegisto.
Erm.: Ogni movimento è dunque prodotto nella fissità e mediante la fissità. Così il movimento del mondo e di ogni animale materiale non viene dal difuori ma è prodotto dal di dentro al difuori per mezzo dell'anima, dello spirito o di qualche altro principio incorporeo. Poiché un corpo non può muovere quel che è animato e non può neppure muovere un corpo inanimato.
Ascl.: Che cosa vuoi dire, o Trimegisto? Il legno, la pietra e tutti gli altri corpi inanimati , non sono essi motori ?
Erm.: Niente affatto, o Asclepio. Perché ciò che è al di dentro del corpo, ciò che muove l'oggetto inanimato non è esso il motore comune del corpo che porta e dell'oggetto portato ? Giammai un oggetto inanimato potrà muovere un altro oggetto inanimato. Ogni motore è animato poiché produce movimento. Così si vede che l'anima è appesantita quando deve portare due corpi . E' dunque evidente che ogni movimento sia prodotto in qualche cosa e da qualche cosa.
Ascl.: Ma il movimento deve essere prodotto nel vuoto, o Trimegisto.
Erm.: Non dir questo, Asclepio ! Non c'è vuoto nell'universo. Il non essere soltanto è vuoto ed al di fuori dell'esistenza: l'essere non sarebbe tale se non fosse esistente. Ciò che è vuoto non può esistere.
Ascl.: Non vi sono dunque cose vuote, o Trimegisto, per esempio: un vaso vuoto, una botte vuota, un pozzo vuoto, uno scrigno vuoto e altre cose simili ?
Erm.: Qual errore, o Asclepio ! Tu chiami vuote delle cose pienissime e riempitissime.
Ascl.: Che cosa vuol dire, o Trimegisto?
Erm.: L'aria non è forse un corpo?
Ascl.: Si è un corpo.
Erm.: Questo corpo non attraversa tutte le cose e non riempie quello che attraversa? Ed ogni corpo non è composto di quattro elementi ? Tutto ciò che tu credi vuoto è, dunque pieno d'aria e, di conseguenza, dei quattro elementi . E viceversa, si può dire che ciò che tu credi pieno è privo d'aria giacchè la presenza di altri corpi non permette che l'aria occupi lo stesso posto. Così gli oggetti che tu chiami vuoti bisogna chiamarli cavi poiché esistono e son pieni d'aria e di spirito.
Ascl.: Non c'è nulla da rispondere a questo, o Trimegisto. L'aria è un corpo e questo corpo tutto compenetra e riempie tutto ciò che compenetra. Ma come chiameremo il luogo dove si muove l'universo ?
Erm.: Incorporeo, O Asclepio.
Ascl.: Ma che cosa è dunque l'incorporeo ?
Erm.: L'Intelligenza e la Ragione che si abbracciano e son libere dal corpo, prive d'errore,
impassibili e che restano fisse in sé stesse e contengono tutto, conservando tutti gli esseri; e quasi loro raggi , sono il bene, la verità, il principio della luce, il principio dell'anima.
Ascl.: Che cosa è dunque Iddio ?
Erm.: Dio non è nulla di tutto ciò, ma è la causa di tutto in generale e di ciascun essere in
particolare. Egli non ha lasciato nulla che non sia; ogni essere viene da ciò che è e non da ciò che non è. Il nulla non può diventare qualche cosa: è nella sua natura il non poter essere. La natura dell'essere invece è quella di non poter cessare d'essere.
Ascl.: Come, dunque, tu definisci Iddio ?
Erm.: Dio non è l'Intelligenza, ma la Causa dell'Intelligenza: non è lo Spirito, ma la Causa dello Spirito; non è la Luce, ma la causa della Luce. I due nomi coi quali bisogna onorar Dio non convengono che a lui solo e a nessun altro. Nessuno di quelli che si chiamano Dei, nessun uomo né demone può, in alcun modo, esser chiamato buono: questo titolo conviene solo a Dio: egli è il Bene e non altro.
Tutti gli altri esseri sono separati dalla natura del bene: sono corpi e anime e non v'è posto in essi per il bene. Il bene eguaglia in grandezza l'esistenza di tutti gli esseri corporei e incorporei , sensibili e intelligibili .
Questo è il Bene, questo è Dio. Non dire dunque di un altro essere che è buono: diresti un'empietà; non dir di Dio che è altra cosa che il bene; diresti un'altra empietà. Tutti adoperano la parola " bene " ma non tutti ne comprendono il significato: così non tutti concepiscono Iddio, e, in seguito a questa ignoranza, si chiamano buoni gli Dei e alcuni uomini benchè questi non possano né essere né divenir buoni poiché sono diversissimi da Dio e il bene è da lui inseparabile essendo Iddio il bene stesso.
Tutti gli altri Dei son detti immortali e si dà loro il nome di Dei come dignità. Ma per Dio il bene non è una dignità, è la sua natura: Dio e il bene sono una sola e stessa cosa e il principio di tutte le altre cose, giacchè è proprio della bontà dar tutto senza nulla ricevere: ora Dio dà tutto e non riceve nulla. Dio è dunque il bene e il bene è Dio.
L'altro suo nome è quello di Padre a cagione del suo ufficio di creatore, giacchè è proprio del padre il creare. Ed è perciò che la più alta e la più sacra funzione della vita è la generazione, e la più gran disgrazia e la più grande empietà è quella di lasciare la vita umana senza aver figli . Quelli che mancano a questo dovere son puniti dai dèmoni dopo la morte. Ecco qual è la pena: l'anima di chi è senza figli è condannata ad entrare in un corpo che non è né maschio né femmina, condizione orribile sotto il sole. Perciò, o Asclepio, non invidiare la sorte di quelli che non hanno figli , ma compiangi la loro disgrazia, pensando all'espiazione che li attende. Questi sono , o Asclepio, i primi elementi della conoscenza della natura di tutte le cose .
DISCORSO SACRO DI ERMETE TRIMEGISTO
Gloria di tutte le cose, Dio, il divino e la natura divina. Principe degli esseri , Dio, l'Intelligenza, la natura e la materia; la saggezza manifesta l'universo di cui il divino è il principio, la natura, l'energia, la necessità, la fine e la rinascita. C'erano sull'abisso tenebre senza limiti e l'acqua e uno spirito sottile e intelligente contenuto nel caos dalla potenza divina.
Allora scaturì la luce santa e, disotto la sabbia, gli elementi uscirono dalla sostanza umida e tutti gli Dei distribuirono la natura feconda. Essendo tutto in confusione e in disordine, gli elementi leggeri s'inalzarono e i più pesanti furono messi, come fondamento,sotto la sabbia umida, essendo tutte le cose divise dal fuoco e sospese per essere sollevate dallo spirito.
E il cielo apparve in sette cerchi , e gli Dei si manifestarono in forma di astri con tutti i loro caratteri , e gli astri furono enumerati con tutti gli Dei che sono in essi . E l'aria avvolse il cerchio esterno, sorretto, nella sua corsa circolare, dallo spirito divino, e ciascun Dio, secondo il suo potere, compì l'opera che gli era stata assegnata.
E nacquero i quadrupedi e i rettili e le bestie acquatiche e le bestie alata e tutti i semi fecondi e la verdura e ogni fiore, aventi in sé una semenza di rigenerazione. Ed essi seminarono così le generazioni umane perché queste conoscessero le opere divine e testimoniassero dell'energia della natura, e la moltitudine degli uomini perché regnassero su tutto ciò che è sotto il cielo e conoscessero il bene e crescessero in grandezza e moltiplicassero in moltitudine, ed ogni anima avviluppata dalla carne per la corsa degli Dei circolari , perché contemplasse il cielo, la corsa degli Dei celesti , le opere divine e l'energie della natura, e perché distinguesse i beni , perché conoscesse la potenza divina, perché imparasse a distinguere il bene dal male, e scoprisse tutte le arti utili .
La loro vita e la loro saggezza son regolate, fin dall'origine, dalla corsa degli Dei circolari e si risolvono in essi . E vi saranno delle grandi e memorabili opere sulla terra, lasciando la distruzione nella rinnovazione dei tempi.
Ed ogni generazione di carne animata e di semi di frutta e tutte le opere mortali saranno rinnovate dalla necessità e dal rinnovamento degli Dei e dal cammino periodico e regolare della natura. Giacché il divino è l'ordinamento del mondo e il suo rinnovamento naturale; e la natura è stabilita dal divino.
ERMETE TRIMEGISTO A SUO FIGLIO TAT: DISCORSO DEL CRATERE O DELLAMONADE
Ermete : L'Artefice ha fatto il mondo non con le sue mani , ma con la sua parola. Bisogna che tu te lo immagini come presente e sempre esistente, come l'autore di tutto, l'unico e il solo, che ha creato gli esseri con la sua volontà. Il suo corpo non è tengibile né visibile, né misurabile, né esteso, né simile ad alcun altro corpo. Non è né fuoco, né acqua, né aria, né soffio, ma tutto viene da lui .
Essendo buono egli ha voluto creare il mondo per sé e adornare la terra. Come ornamento del corpo divino, vi ha posto l'uomo, animale immortale e mortale.
L'uomo si solleva sugli altri animali per la ragione e l'intelligenza: egli contemplò le opere di Dio, le ammirò e ne conobbe l'autore.
Dio ha fornito la ragione a tutti gli uomini , o Tat, ma non l'intelligenza; non perché ne abbia invidia per qualcuno, giacché l'invidia non gli appartiene: essa nasce nelle anime degli uomini che non hanno intelligenza.
Tat : Perché dunque, o padre, Iddio non ha distribuito l'intelligenza a tutti?
Erm : Egli ha voluto, figlio mio, metterla nel mezzo delle anime come premio da conquistarsi .
Tat : E dove l'ha messa?
Erm : Ne ha riempito un grande cratere e l'ha fatto portare da un banditore, ordinandogli di gridare ai cuori degli uomini : << Battezzatevi , se lo potete, nel cratere, o voi che credete di tornare a colui che l'ha mandato, voi che sapete il fine della vostra vita ! >> E quelli che compresero questo appello e furono battezzati nell'Intelligenza, quelli possederono la Gnosi e diventarono gl'iniziati dell'Intelligenza, gli uomini perfetti , ed ebbero l'Intelligenza mentre gli altri ignorano perché e da chi siano stati creati. Le loro sensazioni rassomigliano a quelle degli animali irragionevoli.
Formati unicamente di passioni e di desideri , essi non ammirano ciò che è degno d'esser contemplato: essi si danno ai piaceri ed agli appetiti del corpo, e credono che questo sia il fine dell'uomo. Ma quelli che hanno ricevuto i doni di Dio, quelli , o Tat, a considerare le loro opere, sono immortali e non più mortali.
Essi abbracciano con l'intelligenza ciò che esiste sulla terra e nel cielo e ciò che può esserci sopra ad esso. All'altezza dove son pervenuti , essi contemplano il bene, e questo spettacolo fa loro considerare come una disgrazia il soggiorno di quaggiù ; e, disprezzando tutte le cose corporee, essi aspirano verso l'Uno e il Solo. Questa è, o Tat, la scienza dell'Intelligenza: contemplare le cose divine e comprendere Iddio poiché divino è il cratere.
Tat : Anch'io voglio esservi battezzato, o padre.
Erm : Se tu non cominci con l'odiare il tuo corpo, o figlio mio, tu non puoi amare te stesso; quando amerai te stesso avrai l'intelligenza, e allora otterrai anche la scienza.
Tat : Che cosa vuoi dire, o padre ?
Erm : E' impossibile, figlio, d'attaccarsi , nello stesso tempo, alle cose mortali e alle divine. Gli esseri sono di due specie: corporei e incorporei , e in essi si distingue il mortale e il divino: la scelta dell'uno o dell'altro è lasciata alla volontà. Poiché non ci si può attaccare a tutti e due insieme.
Quando si è fatta la scelta, quello che si abbandona manifesta l'energia dell'altro.
E la scelta del meglio non solo riesce ottima per chi sceglie, rendendo l'uomo Dio, ma anche mostra maggiormente la pietà verso Dio. La scelta del peggio è la rovina dell'uomo, però senza far torto a Dio, ma come quelle processioni che, non essendo capaci di far nulla, impediscono il traffico per le strade, così quelli passano attraverso il mondo trattenuti dai piaceri del corpo.
E poiché, o Tat, il bene che viene da Dio lo abbiamo o lo avremo, noi non dobbiamo far altro che prenderlo senza indugio. Il male poi non viene da Dio, ma da noi stessi che lo preferiamo al bene. Tu vedi , figlio mio, per quanti corpi , per quanti cori di dèmoni e rivoluzioni di astri dobbiamo passare per giungere fino a Dio, solo e unico. Il bene non può passare ed è infinito e senza limiti e, per la sua stessa natura, non ha principio, benché, per noi , sembri averne uno che è la Gnosi.
Ma la Gnosi non è precisamente il principio del bene, ma è per noi , un mezzo per arrivare al bene. Prendiamolo dunque come una guida e noi avanzeremo attraverso gli ostacoli.
E' difficile abbandonare le cose presenti e solite per tornare alle antiche. Poiché le apparenze ci seducono, ma noi ci rifiutiamo di credere all'invisibile. Le cose cattive sono più evidenti ; il bene è invisibile agli occhi poiché non ha né forma né figura: è simile a sé stesso e differente da tutto il resto; è impossibile che l'incorporeo si manifesti mediante il corpo.
Ecco la differenza tra il simile e il dissimile e l'inferiorità dei dissimile rispetto al simile. L'unità, principio e radice d'ogni cosa, esiste in tutti come principio e radice. Non c'è nulla senza principio: il principio non deriva da altri che da sé stesso giacché tutto deriva da lui.
Ed è il principio di sé stesso, non avendo altri principii. La monade ( l'unità ), che è il principio, contiene tutti i numeri e non è contenuta da alcuno; li genera tutti e non ne è generata. Tutto quello che è generato è imperfetto, divisibile, suscettibile d'aumento o di diminuzione.
Il perfetto non ha nessuno di questi caratteri.
Ciò che si può accrescere, s'accresce per la monade, e perisce per la sua debolezza quando non può più ricevere la monade. Ecco, o Tat, l'immagine di Dio come possiamo rappresentarcela : se tu la contempli attentemente e la comprendi con gli occhi del cuore, credimi , figlio, tu troverai la via dell'ascensione: o piuttosto, questa immagine stessa ti condurrà, giacché questa è la virtù della contemplazione: incatena e attira coloro che sono giunti a essa come dicono che la calamita attiri il ferro.
ERMETE TRIMEGISTO A SUO FIGLIO TAT: IL DIO INVISIBILE E' VISIBILISSIMO
E anche questo discorso io t'indirizzo, o Tat, affinché non ti sia ignoto il nome del Dio superiore. Tu comprendilo, e quello che sembra invisibile ai più sarà per te assai appariscente, poiché, se fosse invisibile, non sarebbe lui . Ogni apparenza è creata perché manifestata: ma l'invisibile esiste sempre senza aver bisogno di manifestazioni . Egli esiste sempre e rende visibili tutte le cose.
Invisibile, perché eterno, egli fa tutto apparire senza mai mostrarsi.
Increato, manifesta ogni cosa nell'apparenza la quale appartiene alle cose generate e non è altro che la nascita. Colui che solo è increato è, dunque, per questo, irrivelato e invisibile, ma, nel manifestare tutte le cose, egli si rivela in esse e mediante esse, soprattutto a quelli cui vuol manifestarsi.
Perciò, o figlio mio Tat, prega il Signore e il Padre, il solo, l'unico donde è nato l'Unico, perché egli ti sia propizio e tu possa comprenderlo.
Bisogna perciò che uno dei suoi raggi illumini il tuo pensiero. Il pensiero solo vede l'invisibile, poiché è, di per sé stesso, invisibile. Se tu puoi , lo vedrai con gli occhi dell'Intelligenza, o Tat, poiché il Signore non è avaro, ma si rivela nell'intero universo.
Tu puoi comprenderlo, vederlo, toccarlo con mano e contemplare la sua immagine. Ma come potrà manifestarsi ai tuoi occhi se ciò che è in te è invisibile per te stesso? Se tu vuoi vederlo, pensa al sole, pensa al corso della luna, pensa all'ordine degli astri.
Chi mantiene quest'ordine? Poiché ogni ordine è determinato dal numero e dal luogo. Il sole è il più gran Dio del cielo e tutti gli Dei celesti gli sono inferiori come a un capo e a un re. E quest'astro, più grande della terra e del mare, fa roteare sopra a sé astri molto più piccoli.
Ora quale rispetto, quale timore l'obbliga, o figliomio?
I corsi di tutti questi astri nel cielo son differenti e diseguali: chi ha dato a ciascuno di loro la direzione e la lunghezza del corso? L'Orsa gira su sé stessa e trascina con sé l'universo: chi se ne serve come d'un istrumento? Chi ha dato al mare i suoi limiti , chi ha posto le fondamenta alla terra? C'è dunque, o Tat, un creatore e un padrone di tutto quest'universo poiché sarebbe impossibile che il posto, il numero, la misura si conservassero senza un creatore.
L'ordine non si può fare senza un luogo e una misura: c'è dunque bisogno d'una guida, figlio mio. Il disordine ne ha bisogno per giungere all'ordine:
esso obbedisce a colui che non l'ha ancora ordinato.
Se tu potessi aver le ali , volare nell'aria e là, tra cielo e terra, vedere la solidità di questa, la fluidità dei mari , i corsi dei fiumi , la leggerezza dell'aria, la sottigliezza del fuoco, il corso degli astri e il movimento del cielo che li avvolge, o figliomio, che magnifico spettacolo osserveresti ? Vedresti , in un istante, l'immobile muoversi e l'invisibile apparire per ciò che costituisce l'ordine del mondo ed il mondo dell'ordine.
Se tu vuoi contemplare il Creatore anche nelle cose mortali , in ciò che è sulla terra o negli abissi, ripensa, o figlio mio, alla generazione dell'uomo nell'utero di sua madre: esamina con attenzione l'arte dell'artefice e impara quindi a conoscere l'autore di questa bella e divina immagine.
Chi ha fatto rotondi gli occhi ? Chi ha forato le narici e le orecchie ? Chi ha aperto la bocca? Chi ha tesi ed intrecciati i nervi ? Chi ha formato i canali delle vene? Chi ha fatto dure le ossa? Chi ha ricoperto la carne di pelle? Chi ha separato le dita e le membra? Chi ha formato la base dei piedi ? Chi ha forato i pori ? Chi ha steso la milza? Chi ha dato al cuore la forma di piramide? Chi ha dilatato i fianchi ? Chi ha allargato il fegato? Chi ha formato le caverne dei polmoni , la cavità del ventre? Chi ha messo in mostra le parti oneste e nascoste le altre? Vedi quant'arte su di una sola materia, che lavoro su di una sola opera, dappertutto bellezza, proporzione, varietà.
Chi ha fatto tutte queste cose? Quale madre, qual padre se non l'unico e invisibile Iddio che ha tutto creato con la sua volontà? Nessuno pretende che una statua o un quadro possano esistere senza uno scultore o un pittore, e questa creazione non avrebbe dunque un creatore? O cecità, empietà, ignoranza !
Ma tu, o figlio Tat, guàrdati bene dal credere l'opera priva dell'artefice: dà piuttosto a Dio il nome che più gli conviene, chiamalo padre di tutte le cose perché egli è l'unico e la sua funzione è quella di esser padre; e se vuoi che io adoperi un'espressione ardita , ti dirò che la sua essenza è quella di esser gravido e di creare. E siccome nulla può esistere senza creatore, così egli stesso non esisterebbe se non creasse continuamente, nell'aria, sulla terra, negli abissi e in ogni parte dell'universo e in ciò che non esiste.
Poiché nulla c'è nel mondo che non sia lui: egli è quello che esiste e quello che non esiste: quello che esiste lo ha manifestato, quello che non esiste lo tiene in sé stesso.
Tale è il Dio superiore al suo nome, invisibile e visibilissimo; che si rivela allo spirito, che si rivela agli occhi , che non ha corpo ed ha molti corpi , p meglio, tutti i corpi poiché non v'è cosa che non sia lui e tutto è lui solo. Ed ha tutti i nomi perché è il padre unico e non ha alcun nome perché è il padre di tutto.
Che si può dire di te, che si può dire a te? Dove poserò i miei sguardi per benedirti : in alto, in basso, di dentro, di fuori ? Non c'è via, non c'è posto che sia intorno a te; non esistono altri esseri : tutto è in te, tutto viene da te; tu dài tutto e non ricevi nulla poiché tu possiedi tutto e non v'è cosa che non ti appartenga.
Quando ti loderò, o padre mio? Giacché non si può comprendere né il tuo tempo né la tua ora.
E per che cosa ti loderò? Per quello che hai creato o per quello che non hai creato? Per ciò che riveli o per ciò che nascondi ? E perché ti loderò? Come se tu m'appartenessi ed io avessi qualche parte di te o come se fossi un altro? Perché tu sei tutto quello che io posso essere, tu sei tutto quello che io posso fare, tu sei tutto quello che io posso dire, poiché tu sei tutto e nulla c'è che tu non sia ! Tu sei quello che è nato e quello che non è nato, l'intelligenza pensante, il Padre creatore, il Dio agente, il bene e l'autore di ogni cosa.
La parte più sottile della materia è l'aria, dell'aria l'anima, dell'anima l'intelligenza, dell'intelligenza Dio.
IL BENE E' SOLO IN DIO E NON ALTROVE
Il bene, o Asclepio, non è in nessun'altra aprte fuorché in Dio o, piuttosto, il Bene è sempre lo stesso Dio.
Se è così , deve essere un'essenza immutabile, increata, presente dapertutto, avente in sé un'attivtà stabile perfetta, compiuta e inesauribile. L'unità è il principio di tutto il bene, è la sorgente di tutto.
Quando dico << bene >> intendo ciò che è interamente e sempre buono.
Ora questo bene perfetto non si trova che in Dio poiché non v'è nulla che a lui manchi e il desiderio non può renderlo cattivo; non v'è nulla che egli possa perdere e non può quindi affliggerlo la perdita; il dolore è una parte del male. Non v'è cosa più forte di lui e che possa vincerlo; non v'è cosa eguale a lui che possa nuocergli o inspirargli un desiderio. Nulla c'è che possa, disobbedendogli , eccitare la sua collera, e nulla di più saggio che egli possa invidiare.
Essendo tutto ciò estraneo alla sua essenza, che colpa resterà a lui se non il solo bene? E siccome in questa essenza non c'è nulla di cattivo, il bene non può trovarsi in nessun altro. La diversità esiste in tutti gli esseri particolari, piccoli o grandi , ed anche tra il più grande e il più forte di tutti gli esseri viventi. Gli esseri generati sono pieni di passioni e la nascita stessa è una passione.
Ora dove c'è passione non esiste il bene e là dove è il bene non c'è passione, allo stesso modo che il giorno non è la notte e la notte non è il giorno.
Il bene non può dunque esistere nella creazione, ma soltanto nell'increato. E come tutte le cose partecipano della materia, così pure partecipano del bene: in questo senso il mondo è buono perché produce degli esseri possibili . Nell'uomo, quando si tratta del bene, si fa per comparazione col male; quaggiù tutto quello che non è cattivo, è buono, e il bene è una particella del male.
Ma il bene non può essere interamente privo del male quaggiù; si altera per la mescolanza con esso, e allora cessa di essere il bene e diventa il male. Il bene esiste dunque in Dio soltanto, ossia Dio è il bene. Tra gli uomini , o Asclepio, il bene non esiste che di nome, ma non di fatto perché sarebbe impossibile. Il bene è incompatibile con un corpo materiale circondato d'ogni parte dal male, dal dolore, dai desideri , dagli errori, dalle false opinioni.
Ma il peggio di tutto, o Asclepio, è che si ritenga quaggiù come bene ciascuno dei mali che bisognerebbe evitare, ed il massimo: gli eccessi del ventre, l'errore che si trascina dietro tutti i mali e che ci allontana dal bene.
In quanto a me, io ringrazio Iddio perché ha messo nel mio intelletto la conoscenza del bene, poiché il bene di per sé stesso non può esistere nel mondo essendo questo pieno d'ogni male. Iddio invece è la plenitudine del bene o il bene è la plenitudine di Dio. L'eccellenza del bello sfolgora attorno a questa essenza ed è forse là che appare nella sua forma più trasparente e più pura e quasi essenza del bene. Non temiamo di dirlo, o Asclepio; l'essenza di Dio - se Dio ha un'essenza - è la bellezza. E il bello è anche buono.
Il bene poi non può trovarsi nel mondo: tutti gli oggetti visibili non sono che immagini e ombre.
Il bene e il bello bisogna cercarli oltre a ciò che cade sotto i nostri sensi , e l'occhio non può vederli perché non può scorgere Iddio: essi sono le parti integranti di Dio, i caratteri propri , inseparabili ed assai desiderabili che egli ama e dai quali è amato. Se tu puoi comprendere Iddio, tu comprenderai il bene e il bello, il fulgidissimo saggio divino, l'incomparabile bellezza, il bene senza pari , come Dio stesso. Quando tu comprendi Iddio, comprendi pure il bello e il bene: essi non sono comunicabili agli altri animali perché non possono separarsi da Dio. Quando tu cerchi Iddio, cerchi la bellezza. Una sola è la via che vi ci conduce: la pietà unita alla Gnosi.
Gli ignoranti , quelli che non vanno per la via della pietà, osano chiamar l'uomo bello e buono; lui che non ha visto neppure in sogno ciò che sia il bene e che è circondato da tutte le parti del male e che ritiene il male come bene e se ne nutre senza mai saziarsi , ne teme la perdita e si sforza non solo di conservarlo, ma di accrescerlo.
Queste cose, che gli uomini trovano buone e belle, o Asclepio , noi non possiamo né evitare né odiare, poiché quello che c'è di più duro è che noi ne abbiamo bisogno e che non potremmo vivere senza di esse.
IL PIU' GRAN MALE PER GLI UOMINI E' LA IGNORANZA DI DIO
Dove correte, o uomini ubriachi , voi che avete bevuto il vino dell'ignoranza e non potete sopportarlo e già lo rigettate? Diventate sobri e aprite gli occhi del vostro cuore, se non tutti voi , almeno quelli che possono.
Giacché il flagello dell'ignoranza inonda tutta la terra, corrompe l'anima rinchiusa nel corpo e le impedisce di entrare nel porto della salvezza.
Non vi lasciate trascinare dalla grande corrente: tornate, se potete, al porto della salvezza ! Cercate un pilota che vi conduca verso le porte della Gnosi dove brilla la sfolgorante luce, pura di tenebre, dove nessuno s'inebria, dove tutti son sobrii e girano gli occhi del cuore verso colui che vuol essere contemplato, il non-udibile, l'ineffabile, l'invisibile agli occhi , ma visibile all'intelligenza e al cuore.
Prima di tutto, bisogna che tu abbandoni questo vestimento che porti , tessuto d'ignoranza, sostegno di malvagità, catena di corruzione, viluppo tenebroso, morte vivente, cadavere sensibile, tomba che tu porti con te, ladro domestico, nemico nell'amore, geloso nell'odio. Tale è il vestimento nemico che ti ricopre: ti attira in basso per timore che la visione della verità e del bene non ti faccia odiare la sua malvagità, scoprire le sue insidie che ti tende, rendendo oscuro per te quel che è chiaro, tuffandoti nella materia, ubriacandoti d'infami voluttà, affinché tu non possa intendere quel che devi intendere né vedere quello che devi vedere.
NULLA MUORE, MA I CAMBIAMENTI SONO ERRONEAMENTE CHIAMATI MORTE E DISSOLUZIONE
Dobbiamo ora parlare, o figliomio, dell'anima e del corpo, dell'immortalità dell'anima, della costituzione del corpo e della sua decomposizione. Poiché la morte non esiste affatto: la parola << mortale>> è priva di senso, oppure, per la caduta della prima sillaba, si disse << mortale >> invece di << immortale >>.
La morte sarebbe la distruzione e nulla si distrugge nel mondo. Poiché il mondo è il secondo Dio, un animale immortale, nessuna parte d'un essere vivente e immortale può morire. Ora, tutto fa parte del mondo, soprattutto l'uomo che è animale ragionevole. Il primo essere è l'eterno, l'increato, il Dio creatore di tutte le cose.
Il secondo è fatto a sua immagine: è il mondo generato, conservato e nutrito e fatto da lui immortale come dal proprio padre: è dunque sempre vivente essendo immortale. L'immortalità differisce dall'eternità: 'eterno non è generato da un altro; non s'è fatto da sé, ma si crea eternamente. Chi dice eterno, dice universale.
Il Padre è eterno di per sé: il mondo ha ricevuto dal Padre l'eternità e l'immortalità.
Con tutta la materia che aveva in suo potere, il Padre fece il corpo dell'universo: gli diede forma sferica: ne fissò gli attributi e lo rese immortale ed eternamente materiale. Possedendo tutte le forme, il padre sparse i suoi attributi nella sfera e ve li chiuse come in una caverna volendo ornare la sua creazione con tutte le qualità.
E fece immortale il corpo dell'universo perché la materia, volendo dissolversi , non tornasse nel disordine che le è naturale.
Poiché quand'era priva di corpo, la materia era disordinata. E ne conserva anche quaggiù una debole traccia nella facoltà di aumentare e diminuire che gli uomini chiamano << morte >>.
Questo disordine non si produce che negli animali terrestri; i corpi celesti seguono l'ordine unico che hanno avuto dal Padre fin dal principio e che si conserva indissolubile per la reintegrazione di ciascuno di loro.
La reintegrazione mantiene i corpi terrestri : la loro dissoluzione li restituisce ai corpi indissolubili cioè immortali , cosicché c'è privazione di sensazioni e non distruzione dei corpi . Il terzo animale è l'uomo, fatto ad immagine del mondo: e, per la volontà del Padre, possiede in più degli altri animali terrestri l'intelligenza; è in rapporto, mediante la sensazione, col secondo Dio, mediante il pensiero col primo, e vede l'uno come corporeo, l'altro come l'essere incorporeo, l'intelligenza del bene.
Tat : Quest'animale non muore dunque?
Erm. : Parla bene, figlio mio, e comprendi chi è Dio, il mondo, l'animale immortale, l'animale soggetto a dissoluzione, e comprendi che il mondo viene da Dio ed è in Dio, che l'uomo viene dal mondo ed è nel mondo. Il principio, il contenuto, la costituzione di tutte le cose è Dio.
PENSIERO E SENSAZIONE. IL BELLO E IL BENE SONO IN DIO SOLO E NON ALTROVE
Ieri , o Asclepio, io t'indirizzai un discorso d'iniziazione: ora credo necessario farlo seguire da un altro, e parlare della sensazione.
Sembra esistere tra sensazione e pensiero questa differenza: cioè l'una sia materiale,l'altro essenziale; a me pare che ambedue siano uniti e indivisibili . Presso gli altri animali la sensazione, presso l'uomo il pensiero è unito con la natura. Il pensiero differisce da Dio: la divinità nasce da Dio, il pensiero nasce dall'intelligenza: esso è fratello della parola e l'uno serve di strumento all'altra poiché non c'è parola senza pensiero né pensiero senza parola.
La sensazione e il pensiero hanno dunque, nell'uomo, un'influenza reciproca e sono indissolubilmente uniti . Non vi sono pensieri possibili senza la sensazione né sensazioni senza pensiero. Si può tuttavia supporre un pensiero senza sensazione come, per esempio, le immagini fantastiche che si vedono in sogno, mami sembra che le due azioni si producano nel sogno e che la sensazione eccitata passi dal sogno allo stato di veglia.
L'uomo è composto di corpo e di anima: quando le due parti della sensazione son d'accordo, allora si esprime il pensiero concepito dall'intelligenza.
Poiché l'intelligenza concepisce tutti i pensieri : quelli buoni quando è fecondata da Dio, quelli cattivi quando si trova sotto qualche influenza demoniaca, - poiché nessuna parte del mondo è priva di dèmone: parlo del dèmone separato da Dio, quello cioè che entra in noi e semina il germe della sua energia, e l'intelligenza, ricevendo questo germe,concepisce gli adulteri , gli omicidi , i parricidi , i sacrilegi , le empietà, le oppressioni , le cadute nei precipizi e tutte le altre opere dei dèmoni cattivi.
Le semenze di Dio, poche, ma grandi , belle e buone, sono la virtù, la temperanza e la pietà.
La pietà è la conoscenza di Dio : colui che la possiede è ripieno di tutti i beni , concepisce pensieri divini e diversi da quelli della moltitudine. Perciò quelli che hanno la Gnosi non piacciono alla folla e questa non piace loro. Son creduti insensati , si ride di loro, sono odiati e disprezzati : possono anche esser condannati a morte, poiché, l'abbiamo detto, bisogna che la malvagità abiti quaggiù : è il suo posto.
La terra è il suo soggiorno e non il mondo, come dicono alcuni bestemmiatori.
Ma l'uomo pio è sopra a tutti perché possiede la Gnosi. Tutto è buono per lui , anche ciò che per gli altri sarebbe cattivo. Le sue meditazioni riconducono tutto alla Gnosi e - cosa meravigliosa - egli solo cambia il male in bene.
Ma torno al mio discorso sulla sensazione . L'unione intima della sensazione col pensiero è il carattere dell'uomo. Non tutti gli uomini , come ho detto, godono dell'intelligenza: alcuni sono materiali , altri essenziali. I malvagi sono materiali e ricevono dai dèmoni la semenza dei loro pensieri ; quelli che sono uniti in essenza col bene sono salvati da Dio. Il quale è il creatore di tutte le cose e fa tutte le sue creazioni simili a sé, ma le sue creazioni buone sono sterili nell'atto.
Il movimento del mondo fa nascere prodotti diversi , alcuni soggetti al male , altri purificati dal bene.
E il mondo, o Asclepio, possiede una sensazione e un pensiero, non però simile a quello dell'uomo né così vario, ma superiore e più semplice, poiché la sensazione e il pensiero del mondo è unico: creare tutte le cose e farle rientrare in sé; strumento della volontà di Dio, il suo ufficio è quello di ricevere le semenze divine, di conservarle, di produrre tutte le cose, di distruggerle e rinnovarle.
Come un buon lavoratore della vita, esso rinnova i suoi prodotti, trasformandoli, e genera ogni vita e porta tutti gli esseri viventi , ed è insieme il luogo e l'artefice della vita. I corpi differiscono tra loro quanto materia: alcuni son formati di terra, altri d'acqua, altri d'aria e altri di fuoco: tutti sono composti , ma alcuni di più, altri di meno: i primi sono più pensanti , i secondi più leggeri.
La rapidità del movimento del mondo produce la varietà dei generi : la sua frequente respirazione stende sui corpi degli attributi molteplici insieme con la plenitudine uniforme della vita.
Dio è dunque il padre del mondo; il mondo è il padre di ciò che contiene ; il mondo è il figlio di Dio; quello che è sul mondo gli è sottomesso.
Ed a ragione il mondo è detto Cosmo perché esso adorna tutto con la varietà delle specie, con la necessità del movimento, con la combinazione degli elementi e con l'ordine delle creazioni . E' dunque necessario e giusto chiamarlo Cosmo. In tutti gli animali la sensazione e il pensiero vengono dal di fuori , dall'ambiente; il mondo l'ha ricevuto da Dio una volta per sempre, alla sua nascita . Dio non è privo di sensazione e di pensiero, come credono alcuni ; è questa una bestemmia della superstizione.
Tutto quel che esiste, o Asclepio, è in Dio, prodotto da lui e dipendente da lui : tutto ciò che fa per mezzo dei corpi , ciò che muove per mezzo dell'essenza anumata, ciò che vivifica mediante lo spirito, ciò che serve di ricettacolo alle creazioni mortali.
Ed io non dico soltanto che egli contiene tutto, ma che veramente egli è Tutto. Egli non trae nulla dal difuori , fa tutto scaturire da sé stesso.
E questa è la sensazione e il pensiero di Dio: il movimento eterno dell'universo; mai , in nessun tempo, perirà una parte d'un essere qualsiasi , e quando dico d'un essere dico di Dio, giacché Dio contiene tutti gli esseri : nulla è fuori di lui ed egli non è fuori di nulla.
Queste cose, o Asclepio, son vere per coloro che le comprendono, ma incredibili per gl'ignoranti poiché intelligenza è fede: non credere vuol dire non comprendere. Lamia parola tocca la verità; l'intelligenza è grande e può, quando le si mostri la via, giungere alla verità.
Quando l'intelligenza medita su tutte le cose trovandole d'accordo con le interpretazioni della parola, essa crede e si riposa in questa fortunata fede.
Quelli che comprendono le parole divine credono, e quelli che non le comprendono non credono. Ecco quanto io dovevo dirti sul pensiero e sulla sensazione .
ERMETE TRIMEGISTO A SUO FIGLIO TAT: LA CHIAVE
Ermete : Io t'ho indirizzato il mio discorso ieri , o Asclepio; è giusto che oggi io l'indirizzi a Tat, tanto più che esso è il riassunto dei concetti generali che gli ho esposto. Iddio, il Padre e il Bene, o Tat, hanno una stessa natura o, piuttosto, una stessa energia.
Perché la parola << natura >> ( fysis ) significa anche crescenza e si applica alle cose cangianti o permanenti , mobili o immobili , cioè divine o umane , creazioni di Dio. In altro luogo è l'energia, come sappiamo che esiste in altre cose divine e umane: queste cose bisogna comprendere.
L'energia di Dio è la volontà: la sua essenza è di volere che l'universo sia, poiché Dio, il Padre e il Bene, non è altro che l'esistenza di ciò che non ancora esiste. In questa esistenza degli esseri, ecco, tu vedi Iddio, il Padre, il Bene; non altro. Il mondo o il sole, padre di ciò che partecipa all'essere, non è tuttavia per i viventi la causa del bene e della vita; e così è, la sua azione è l'effetto necessario della volontà del bene, senza di che nulla potrebbe esistere né divenire.
Il padre è la causa dei suoi figli, della loro nascita, del loro nutrimento e prende per mezzo del sole il desiderio del bene, poiché il bene è il principio creatore. Nessun altro, ma lui solo, può avere questo carattere di non ricevere nulla e di voler l'esistenza di tutte le cose. Non dico, o Tat, di tutto produrre, poiché l'azione creatrice manca per molto tempo: ora essa crea, ora non crea; varia in qualità e in quantità; a volte produce tali e tali cose, a volte i loro contrari.
Ma Dio è il Padre e il Bene poiché è l'esistenza universale: così egli si può considerare.
Ecco quello che vuol essere e che è: egli ha il fine di sé stesso ed è il fine di tutto il resto.
Il carattere proprio del bene è quello di essere conosciuto: ecco il bene, o Tat.
Tat : Tu ci hai riempito, o padre, della visione del bene e del bello, e questa contemplazione ha quasi santificato l'occhio della mia intelligenza, poiché essa non è come i raggi del sole che abbagliano e fanno chiuder gli occhi : al contrario, la contemplazione del bene accresce tanto la potenza dello sguardo che si diviene più adatti a ricevere i raggi dello splendore ideale . E' una luce vivissima e penetrante, inoffensiva e piena d'immortalità. Quelli che possono abbeverarsi maggiormente a tale spettacolo entrano spesso, abbandonando il corpo, nella visione felice come i nostri antenati Urano e Crono. Così sia anche per noi, o padre !
Ermete : Iddio lo voglia, figlio mio. Ma, per ora, questa visione supera le nostre forze: gli occhi della nostra intelligenza non possono ancora contemplare la bellezza incorruttibile e incomprensibile del bene. Tu la vedrai quando non avrai nulla da dire di essa,poiché la Gnosi, la contemplazione è il silenzio e il riposo di ogni sensazione. Colui che vi è giunto non può pensare più ad altro né guardare né udir parlare e nemmeno muovere il suo corpo. Liberato da tutte le sensazioni del corpo e del moto, egli riposa: lo splendore che inonda tutto il suo pensiero e tutta la sua anima, lo libera da legami del corpo e lo trasforma interamente nell'essenza di Dio. Poiché l'anima umana può indiarsi, pur rimanendo nel corpo dell'uomo, quando ha contemplato la bellezza del bene.
Tat : Che cosa intendi per << indiarsi >>, o padre?
Erm. : Ogni anima parziale è soggetta a cambiamenti successivi.
Tat : Che cosa significa << parziale >> ?
Erm. : Non hai appreso nei concetti generali che dall'anima unica dell'universo escono fuori tutte le anime che si spandono e son distribuite in tutti i luoghi del mondo? Queste anime attraversano numerosi cambiamenti, felici o avversi. Le anime dei rettili passano negli esseri acquatici, quelli degli acquatici passano negli animali terrestri, quelle dei terrestri nei volatili, quelle dei volatili negli uomini; le anime umane pervengono all'immortalità passando nei dèmoni. Quindi esse entrano nel coro degli Dei immobili - perché vi sono due cori di Dei: uno di Dei erranti e l'altro di Dei fissi - e questo è l'ultimo grado dell'iniziazione gloriosa dell'anima.
Ma quando l'anima, dopo di essere entrata in un corpo umano,resta cattiva, non gode l'immortalità né partecipa del bene, ma torna indietro e ridiscende verso i rettili. Questa è la punizione dell'anima cattiva, e male dell'anima è l'ignoranza. L'anima cieca, non conoscendo nulla degli esseri ,né la loro natura né il bene, è circondata dalle passioni corporali e, sventurata, non conoscendo sé stessa, è asservita ai corpi stranieri e abietti : essa porta il fardello del corpo e, invece di comandare, obbedisce. Questo è il male dell'anima. Al contrario, la virtù dell'anima è la Gnosi, poiché colui che conosce è buono, pio e già divino.
Tat : - E chi è costui, o padre?
Erm. :- Chi non pronunzia né ascolta molte parole. Chi passa il proprio tempo a discutere, figlio mio, lotta contro le ombre poiché Dio, il Padre, il Bene, non è discutibile né udibile. Gli esseri hanno sensazioni poiché non possono esistere senza di esse, ma la Gnosi differisce molto dalla sensazione.
Questa è un'influenza che si subisce, la Gnosi invece è il fine della sapienza, e la sapienza è un dono di Dio. Poiché ogni sapienza è incorporea e si serve, come di uno strumento, dell'intelligenza, come questa si serve del corpo. Così l'una e l'altra si servono di un corpo, sia intellettuale, sia materiale: poiché tutto deve risultare dall'opposizione del contrari, e non può essere diversamente.
Tat :- Qual è, dunque, questo Dio materiale?
Erm. :- Il mondo che è bello, ma non buono, giacché è materiale e passibile. Esso è il primo dei passibili, ma il secondo degli esseri e non basta a sé stesso. Esso è nato, benchè sia sempre, e diviene continuamente. Il divenire è un cambiamento in qualità e quantità: ogni movimento materiale è una nascita. L'intelligenza ferma mette in moto la materia, ed ecco come: il mondo è una sfera cioè una testa: al disopra della testa nulla è materiale come al disotto dei piedi nulla è spirituale, ma tutto materiale.
L'intelligenza è sferica come la testa. Tutto ciò che tocca la membrana di questa testa, dove è posta l'anima, è immortale, come avente un corpo circondato d'anima e più d'anima che di corpo. Ma ciò che è lungi da questa membrana, là dove c'è più corpo che anima, è mortale.
L'universo è un animale composto di materia e d'intelligenza. Il mondo è il primo animale vivente, l'uomo è il secondo dopo il mondo, e il primo dei mortali è, come gli altri animali, animato. Non solo l'uomo non è buono, ma è cattivo, essendo mortale. Il mondo non è buono, essendo mobile; ma, essendo immortale, non è cattivo.
L'uomo, a sua volta, mobile e mortale, è cattivo. Ecco ora come è formata l'anima dell'uomo : l'intelligenza è nella ragione, la ragione è nell'anima, l'anima è nello spirito, lo spirito è nel corpo. Lo spirito, penetrando per le vene, per le arterie e pel sangue, fa muovere l'animale e lo porta, per così dire. Così alcuni hanno creduto che il sangue sia l'anima; ma questo vuol dire conoscere poco la natura e non sapere che lo spirito deve prima ritornare nell'anima, e, quando il sangue si coagula, le vene e le arterie si vuotano e l'animale perisce.
Tale è la morte del corpo: tutto dipende da un solo principio e questo principio viene dall'unità, è messo in moto, poi ritorna principio e, diventando unità, rimane fisso e immutabile. Bisogna dunque considerare tre cose: prima Dio, il padre, il bene, poi il mondo e infine l'uomo. Dio contiene il mondo, il mondo contiene l'uomo. Il mondo è il figlio di Dio, l'uomo è come il rampollo del mondo. Dio non ignora l'uomo, anzi lo conosce e vuol esser conosciuto da lui. La sola salvezza per l'uomo è la conoscenza di Dio; è la via dell'ascensione verso l'Olimpo; solo così l'anima diventa buona e un po’ cattiva, ma necessariamente buona.
Tat :- Che cosa vuoi dire, o Trimegisto?
Erm. :- Considera, figliomio, l'anima del fanciullo: la sua separazione non è ancora avvenuta; il suo corpo è piccolo e non ha avuto ancora un pieno sviluppo.
Tat :- Come?
Erm. :- Essa è bella a vedersi, non ancora contaminata dalle passioni del corpo, ancora quasi attaccata all'anima del mondo. Ma quando il corpo s'è sviluppato e contiene, nella sua mole, l'anima, allora avviene la separazione, si produce in essa l'oblìo e non partecipa più del bello e del bene.
Quest'oblìo diventa il vizio. La stessa cosa accade a quelle che escono dal corpo.
L'anima rientra in sé stessa, lo spirito si ritira nel sangue, l'anima nello spirito. Ma l'intelligenza, purificata e liberata dai vincoli, divina per sua natura, prendendo corpo di fuoco, percorre lo spazio, abbandonando l'anima al giudizio e alla punizione meritata.
Tat :- Che cosa vuoi dire, o padre? L'intelligenza si separa dall'anima e l'anima dallo spirito, poiché tu hai detto che l'anima era l'indumento dell'intelligenza e lo spirito l'indumento dell'anima.
Erm. :- Bisogna, figlio mio, che chi ascolta segua il pensiero di colui che parla e vi si associ ed abbia l'udito più acuto della voce.
Questo sistema di indumenti esiste nei corpi terrestri. L'intelligenza tutta nuda non potrebbe stabilirsi in un corpo terrestre, e questo corpo passibile non potrebbe contenere una tale immortalità né portare una tale virtù. L'intelligenza prende l'anima per suo vestito: l'anima, che pure è divina, si veste dello spirito e questo si spande nell'animale.
Quando poi l'intelligenza lascia il corpo terrestre, essa prende tosto la sua tunica di fuoco che non poteva portare quando abitava in questo corpo terrestre, poiché la terra non sopporta il fuoco, una sola scintilla del quale basterebbe per bruciarla. Ed è per questo che l'acqua circonda la terra e ne forma una difesa che la protegge dalla fiamma del fuoco.
Ma l'intelligenza, il più sottile dei pensieri divini, ha per corpo il più sottile degli elementi.
Poiché l'intelligenza, essendo creatrice di tutte le cose, si serve del fuoco come strumento per la sua creazione.
L'intelligenza universale si serve di tutti gli elementi, quella dell'uomo si serve solo degli elementi terrestri. Privata del fuoco, essa non può costruire opere divine, sottomessa com'è alle condizioni dell'umanità. Le anime umane, non tutte però, ma quelle pie, sono demoniache e divine.
Una volta separata dal corpo, e dopo aver sostenuta la lotta della pietà che consiste nel conoscere Iddio e non danneggiare alcuno, una tale anima diviene tutta intelligenza. Ma l'anima empia resta nella sua essenza propria e si punisce da sé cercando un corpo terrestre per penetrarvi, un corpo umano, poiché un altro corpo non può ricevere l'anima umana: essa non saprebbe cadere nel corpo d'un animale irragionevole: una legge divina preserva l'anima umana da una simile ingiuria.
Tat :- E come è punita, o padre, l'anima umana?
Erm. :- Vi è forse un castigo per essa più grande dell'empietà, o figliomio? Vi è forse una fiamma più devastatrice? E quale morso di belva può dilacerare il corpo come l'empietà dilacera l'anima? Non vedi quello che soffre l'anima empia che grida e urla : << Io brucio, io ardo! Che dire, che fare, sventurata, in mezzo ai mali che mi divorano? Sfortunata, io non vedo niente, non intendo niente! >>.
Ecco le grida dell'anima punita; ma essa non entra in corpi di bestie come credono i più e come tu pure credi, o figlio mio: questo è un gravissimo errore. Il castigo dell'anima è tutt'altro. Quando l'intelligenza è diventata dèmone e, dietro gli ordini di Dio, ha preso un corpo di fuoco, essa entra nell'anima empia e la flagella con la sferza dei suoi peccati. Da questi flagellata, l'anima empia si precipita allora negli assassini, nelle ingiurie, nelle bestemmie, nelle violenze d'ogni specie e in tutte le malvagità umane. Invece l'intelligenza, entrando nell'anima pia, la conduce alla luce della Gnosi.
Un'anima simile non è mai sazia d'inni e di benedizioni per tutti gli uomini, e, facendo del bene con le parole e con le opere, rassomiglia a suo padre.
Bisogna dunque render grazie a Dio, figlio mio, e domandargli una buona intelligenza. L'anima cangia di condizione in meglio, ma non in peggio.C'è una comunione con le anime: quelle degli Dei comunicano con quelle degli uomini; queste con quelle degli animali.
Le più forti si prendono cura delle più deboli; gli Dei degli uomini, gli uomini degli animali irragionevoli, e Dio di tutto, poiché egli sorpassa tutto ed ogni cosa gli è inferiore. Il mondo è sottomesso dunque a Dio, l'uomo al mondo, gli animali all'uomo, e Dio è sopra a tutto e abbraccia tutto.
Le energie sono quasi i raggi di Dio; i raggi del mondo sono le creazioni; i raggi dell'uomo sono le arti e le scienze. Le energie agiscono attraverso il mondo e sull'uomo mediante i raggi creatori; le creazioni agiscono mediante gli elementi, l'uomo mediante le arti e le scienze. Questo è il regime universale, conseguenza di una sola natura e di una sola intelligenza. Poiché nulla è più divino e più potente dell'intelligenza né più valido ad unire gli Dei agli uomini e gli uomini agli Dei Essa è il buon démone: l'anima fortunata ne è ripiena, l'anima infelice ne è priva.
Tat :- Che cosa vuoi dire, o padre?
Erm. :- Tu credi dunque, figliomio, che ogni anima abbia una buona intelligenza? Poiché è di questa che io parlo e non di quella che è al servizio dell'anima - di cui prima abbiamo discorso – e che serve di strumento alla giustizia. L'anima, senza intelligenza, non potrebbe né parlare né agire.
Spesso l'intelligenza abbandona l'anima, e, in questo stato, l'anima non vede niente, non intende niente e somiglia a un animale irragionevole. Tale è il potere dell'intelligenza. Ma essa non sostiene l'anima viziosa e la lascia attaccata al corpo che la trascina in basso.
Un'anima simile, o figlio, non ha intelligenza e, in questa condizione, un uomo non può chiamarsi più un uomo. Poiché l'uomo è un animale divino che deve esser paragonato non agli altri animali terrestri, ma a quelli del cielo che son detti Dei.
O piuttosto - se bisogna dire audacemente la verità - l'uomo vero è al disopra di essi o, per lo meno, loro uguale. Poiché nessun Dio celeste lascia la sua sfera per venire sulla terra, mentre l'uomo sale al cielo e lo misura, e sa con esattezza ciò che c'è in alto e ciò che c'è in basso, e per di più, non ha bisogno di lasciar la terra per elevarsi, tale è la grandiosità della sua condizione. Così osiamo dire che l'uomo è un Dio mortale e che un Dio celeste è un Uomo immortale. Cos' tutte le cose son governate dal mondo e dall'uomo, e sopra a tutto c'è l'Uno.
ERMETE TRIMEGISTO A TAT: DELL'INTELLIGENZA COMUNE
L'Intelligenza, o Tat, appartiene all'essenza stessa di Dio, se pure Dio ha un'esssenza, ciò che lui solo può sapere esattamente.
L'Intelligenza non è dunque separata dalla natura di Dio: essa le è unita come luce al sole.
Questa intelligenza è il Dio che è in noi: è per questo che alcuni uomini sono Dei e che la loro umanità è vicina alla divinità.
Il buon dèmone disse che gli Dei sono uomini immortali e che gli uomini sono Dei mortali.
Negli animali irragionevoli l'intelligenza è la natura, poiché dove c'è anima c'è intelligenza, allo stesso modo che dove c'è la vita c'è pure un'anima. Ma negli animali irragionevoli l'anima è una vita priva d'intelligenza.
L'intelligenza è la guida benefica delle anime umane: essa la conduce verso il loro bene. Presso gli animali, essa agisce nel senso della loro natura; presso l'uomo, in senso contrario. Poiché, da quando l'anima penetra nel corpo, è vivificata dal dolore e dal piacere che sono come effluvii emananti dal corpo e dove l'anima discende e vi si tuffa.
L'Intelligenza, scoprendo il suo splendore alle anime che governa, lotta contro le loro tendenze, allo stesso modo che un buon medico usa il fuoco e il ferro per combattere le malattie e risanare il corpo.
E' così che l'intelligenza afflige l'anima, togliendola dal piacere che è la sorgente di tutte le sue malattie.
La gran malattia dell'anima è l'allontanamento da Dio; è l'errore che trascina tutti i mali senza alcun bene. L'intelligenza la combatte e riavvicina l'anima a Dio, come il medico rende la salute ai corpi. Le anime umane, che non hanno l'intelligenza per guida, sono nello stesso stato degli animali irragionevoli.
L'intelligenza le abbandona alle passioni che le trascinano con l'esca del desiderio verso l'irragionevole, come l'istinto irriflessivo degli animali.
Le loro collere e i loro appetiti, egualmente ciechi, le stringono verso il male senza che esse siano mai sazie. Contro questo straripare del male, Dio ha posto una diga, un freno che è la Legge.
Tat : Questo, padre mio, sembra contraddire quello che tu mi hai detto prima, parlando del destino. Se questi o quegli è fatalmente destinato a commettere un adulterio, un sacrilegio o qualche altro delitto, perché è punito una volta che agisce per necessità fatale?
Erm.: Tutto è sottomesso al destino, o figlio mio, e nelle cose corporee nulla accade al difuori di esso, né di bene né di male. E' fatale che colui che ha mal fatto sia punito; ed egli agisce per subire la punizione del suo atto.
Ma lasciamo la questione del male e del destino che abbiamo trattato altrove. Noi parliamo ora dell'intelligenza, della sua potenza, dei suoi effetti, differenti nell'uomo e negli altri animali irragionevoli sui quali la sua azione benefica non si esercita, mentre che nell'uomo essa smorza le passioni e i desideri.
Ma, tra gli uomini, bisogna distinguere i ragionevoli dagli irragionevoli. Tutti gli uomini ,son sottomessi al destino, nella generazione e nella trasformazione che sono il principio e la fine del destino; e tutti gli uomini sopportano quello che è loro destinato.
Ma i ragionevoli che sono - come abbiamo detto - guidati dall'intelligenza, non soffrono quello che soffrono gli altri: essi sono estranei al male e, non essendo cattivi, non soffrono il male.
Tat : Che vuoi dire, o padre? L'adultero non è cattivo, l'assassino non è cattivo, e gli altri non sono cattivi?
Erm.: Ma il saggio, o figlio, non avendo commesso adulterio, soffrirà, ma [non] come assassino. E' impossibile sfuggire alle condizioni del cangiamento come a quelle della nascita, ma colui che ha l'intelligenza può evitare il vizio.
Così, o figlio mio, io ho spesso udito dire da un buon Dèmone; e se egli avesse scritto avrebbe reso gran servigio agli uomini, poiché lui solo, figlio mio, come il Dio primo nato, sapeva tutto e pronunciava le parole divine.
Egli diceva dunque che tutto è uno e soprattutto i corpi intelligibili; che noi viviamo in potenza, in atto e in eternità. Così la buona intelligenza [ rassomiglia ] alla propria anima. Così essendo, nulla è separato dagli intelligibili; così l'intelligenza, principio di tutte le cose e anima di Dio, può far tutto ciò che vuole. Rifletti dunque e metti in relazione questo con la questione che tu mi ponevi riguardo alla fatalità e all'intelligenza.
Poiché, mettendo da parte le parole che si prestano alla discussione, tu troverai, figlio mio, che l'intelligenza, anima di Dio, domina veramente tutte le cose: il destino, la legge e il resto. Nulla le è impossibile, né di sottometterla ad esso, rendendola indifferente agli accidenti. Così parlava il buon dèmone.
Tat : Erano parole divine, vere e utili; ma ancora una spiegazione.
Tu hai detto che negli animali irragionevoli l'intelligenza agisce conforme a natura e nel senso dei loro appetiti. Ma gli appetiti degli animali irragionevoli sono, mi sembra, passioni; l'intelligenza è dunque una passione se si confonde con esse?
Erm.: Bene, o figlio. La tua obiezione è seria e io devo rispondere. Tutto ciò che vi è di incorporeo nel corpo è passivo ed è questo che si dice propriamente " passione". Poiché ogni motore è incorporeo e ogni mobile è corporeo. L'incorporeo è mosso dall'Intelligenza, e il movimento è una passione.
Il mobile, quello che comanda e quello che obbedisce, sono dunque egualmente passivi. Ma, separandosi dal corpo, l'intelligenza sfugge alla passione. O piuttosto, figliomio, nulla vi è d'impossibile, tutto è possibile.
Ma la passione differisce dal passivo: l'una agisce, l'altra subisce. I corpi stessi hanno un'energia propria: siano mobili o immobili, è sempre una passione. Ma l'incorporeo è sempre agitato e di conseguenza, passivo. Non lasciarti dunque impressionare dalle parole: azione o passione, è tutt'una cosa. Ma non è male servirsi dell'espressione più nobile.
Tat : Questa spiegazione è chiarissima, padre.
Erm.: Rifletti inoltre, figlio mio, che l'uomo ha ricevuto da Dio, più di tutti gli animali mortali, due doni eguali all'immortalità cioè l'intelligenza e la ragione; ed oltre a ciò egli possiede la ragione enunciativa [il linguaggio].
Se di questi fa un uso conveniente, non differirà in nulla dagli immortali; uscendo dal corpo, s'innalzerà, guidato dall'Intelligenza e dal Verbo, verso il coro dei felici e degli Dei.
Tat : Gli altri animali, o padre, non hanno dunque l'uso della parola?
Erm.: No, figliomio, essi hanno soltanto la voce. La parola e la voce sono due cose
differentissime. La parola è comune a tutti gli uomini, la voce è differente in ciascun genere d'animali.
Tat : Ma, padre mio, il linguaggio differisce pure tra gli uomini, da una nazione all'altra.
Erm.: Il linguaggio è diverso, ma l'uomo è lo stesso perché la ragione parlata è una, e, con la traduzione, si vede che è la stessa, in Egitto, in Persia, in Grecia.
Mi sembra, figlio, che tu non conosca la virtù e la grandezza della parola. Il Dio felice, il Dèmone, ha detto che l'anima è nel corpo, l'intelligenza nell'anima, il verbo nell'intelligenza, e che Dio è il padre di tutto ciò.
Il Verbo è, dunque, l'immagine dell'Intelligenza, l'Intelligenza è l'immagine di Dio, il corpo è l'immagine dell'idea, l'idea è l'immagine dell'anima.
La parte più sottile della materia è l'aria, dell'aria l'anima, dell'anima l'int elligenza, dell'intelligenza Iddio. Dio avvolge e penetra tutto; l'intelligenza avvolge l'anima; l'anima avvolge l'aria; l'aria avvolge la materia.
La necessità, la provvidenza e la natura sono gli strumenti del mondo e dell'ordine materiale.
Ciascuno degl'intelligibili è una essenza, e la loro essenza è l'identità. Ogni corpo che compone l'universo è multiplo, poiché i corpi composti, avendo in sé l'identità e trasformandosi gli uni negli altri, conservano intatta l'identità. In tutti gli altri corpi composti è il numero di ciascuno, perché, senza numero, non può esserci né composizione né combinazione né dissoluzione.
Le unità generano i numeri e li aumentano e separandosi, rientrano in sé stesse.
La materia è una, e il mondo intero, questo gran dio, immagine del Dio supremo unito a lui, guardiano dell'ordine stabilito dalla volontà del padre, è la pienezza di vita. E non v'è nulla, in tutta l'eternità della costituzione che ha ricevuto dal padre, non v'è nulla, nell'insieme o nelle parti, che non sia vivente.
Nulla è stato mai morto nel mondo, e non è e non sarà mai tale.
Il padre ha voluto che fosse vivo per tutta la sua esistenza. E' dunque, necessariamente, un Dio.
E come in Dio, nell'immagine dell'universo, nella pienezza della vita, potrebbero esserci delle cose morte? Cadavere è ciò che si decompone e si distrugge; e come mai una parte dell'incorruttibile potrebbe corrompersi, e come qualche cosa di Dio potrebbe perire?
Tat : Gli esseri viventi che sono in lui e che sono parti di lui non muoiono dunque, o padre?
Erm.: Non dir questo, figlio mio: è una falsa espressione: nulla muore, ma soltanto ciò che era composto si divide. Questa divisione non è una morte: è l'analisi di una combinazione; ma lo scopo di quest'analisi non è la distruzione, è la rinascita. Qual è, in fondo, l'energia della vita? Non è il movimento? E che cosa c'è di immobile nel mondo? Nulla, figlio mio.
Tat : La terra non ti sembra immobile, padre?
Erm.: No, figlio; essa ha molti movimenti nel mentre che è stabile. Non sarebbe assurdo supporla immobile, essa, la nutrice universale che fa nascere e crescere tutto. Non c'è produzione senza movimento.
E' questione ridicola domandare se la quarta parte delmondo sia inerte, poiché un corpo immobile non significa altro che inerzia. Sappi dunque, figlio mio, che tutto ciò che è nel mondo, senza eccezione è la sede di un movimento, di accrescimento o di diminuzione.
Ora tutto quel che si muove è vivente e la vita universale è una trasformazione necessaria.
Nel suo insieme, il mondo non cambia, ma tutte le sue parti si trasformano.
Nulla si perde o si distrugge, ma vi è una confusione nelle parole: non la nascita è vita, ma la sensazione; non il cambiamento è morte, ma la vita, l'intelligenza, il soffio, l'anima, tutto ciò che forma l'essere vivente.
Ogni animale è, dunque, immortale per l'intelligenza e, soprattutto, l'uomo che è capace di ricevere Iddio e che partecipa della sua essenza.
Poiché è il solo animale che si trovi in comunicazione con Dio, di notte mediante i sogni, di giorno mediante i presagi. Dio gli fa conoscere l'avvenire con ogni sorta di mezzi; con hli uccelli, con le viscere, col soffio, con le querce. L'uomo può dunque dire che conosce il passato, il presente e il futuro.
Considera inoltre che ciascuno degli altri animali vive solo in una parte del mondo: gli animali acquatici nell'acqua, quelli terrestri sulla terra, quelli volatili nell'aria; l'uomo invece si serve di tutti gli elementi: la terra, l'acqua, l'aria, il fuoco. Egli vede anche il cielo e lo tocca con questa sensazione.
Dio avvolge e penetra tutto poiché egli è l'azione e la potenza; non è difficile concepire Iddio, figlio mio.
Ma se tu vuoi anche contemplarlo, osserva l'ordine e la bellezza del mondo, la necessità che presiede alle sue manifestazioni, la provvidenza che regola ciò che è stato e ciò che diviene; vedi la vita che riempie la materia e il movimento di questo gran Dio con tutti gli altri Dei buoni e belli e con i dèmoni e gli uomini.
Tat : Ma queste sono pure energie, padre?
Erm.: Se sono energie, chi le fa agire se non Dio? Non sai tu che se il cielo, la terra, l'acqua, l'aria fanno parte del mondo, fanno parte di Dio la vita e l'immortalità e l'energia e il soffio e la necessità e la provvidenza e la natura e l'anima e l'intelligenza e la permanenza di tutte le cose che si chiamano " il bene" ? In tutto ciò che è o si produce, vi è Dio.
Tat : C'è dunque nella materia, o padre?
Erm.: La materia, figlio mio, è fuori di Dio se tu vuoi attribuirle un luogo speciale: ma la materia non messa in opera, che cos'altro è se non una massa confusa? E se è messa in opera, ciò avviene per le energie, ed abbiamo detto che le energie son parti di Dio.
Da chi i viventi ricevono la vita e gli immortali l'immortalità?
Chi produce le trasformazioni? Sia materia, corpo, essenza, sappi che sono là le energie di Dio:
energia materiale nella materia, corporale nel corpo, essenziale nell'essenza.
Tutto quest'insieme è Dio, e nell'universo non c'è nulla che non sia Dio. Così non c'è né grandezza né luogo, né qualità né forma né tempo al di là di Dio, poiché egli è tutto, egli penetra tutto, egli avvolge tutto. Adora questa parola e inchinati, o figlio, e rendi a Dio il solo culto che gli conviene, cioè di non esser cattivo.
ERMETE TRIMEGISTO A SUO FIGLIO TAT: DISCORSO SEGRETO SULLA MONTAGNA DELLA RINASCITA E DELL'ORDINE DEL SILENZIO
Nei discorsi generali, padre, tu hai parlato per enigma sulla divinità e non hai rivelato il senso delle tue parole quando hai detto che nulla poteva esser salvo senza rinascere.
Iomi rivolsi a te supplicandoti di spiegarmi le parole che tu mi avevi dette nel passaggio della montagna, desiderando apprendere la parola della rinascita che mi è più sconosciuta del resto, e tu mi dicesti che me l'avresti fatta conoscere quando io sarei stato straniero al mondo ; io mi preparai dunque a rendere il mio pensiero straniero all'illusione del mondo. Conducimi ora, secondo la tua promessa, all'iniziazione ultima della rinascita, sia a voce, sia per un cammino nascosto. Io non so, o Ttimegisto, di quale materia, di quale matrice, di quale semenza l'uomo sia nato.
Erm.: O figlio mio, la saggezza ideale è nel silenzio e il vero bene è la semenza.
Tat : E chi la semina? Perché io ho bisogno di conoscere tutto.
Erm.: La volontà di Dio, figlio.
Tat : E donde viene il generato, padre mio? Essendo privato dell'essenza intelligibile che è in me, altro sarà il dio generato, il figlio di Dio.
Erm.: Il tutto nel tutto, composto di tutte le forze.
Tat : E' un enigma, padre mio, e tu nonmi parli come un padre parla al suo figlio.
Erm.: Questo genere di verità non si impara, figlio mio, ci si ricorda quando Iddio lo vuole.
Tat : Tu mi dici cose impossibili e violente, padre, ma io voglio giustamente obiettarti: Sono uno straniero, il figlio di un'altra razza? Non ripudiarmi, padre, ché io sono il tuo vero figlio ; spiegami il modo della rinascita .
Erm.: Che ti dirò , figlio mio? Non ho nulla da dirti fuorché questo : una visione ineffabile si è prodotta in me. Per la misericordia di Dio , io sono immortale, non sono più lo stesso, sono nato in intelligenza .
Ciò non si apprende da questo elemento modellato , per mezzo del quale è dato vedere, per ciò io nonmi curo più della mia primitiva forma composta , né m'importa che io sia colorato , tangibile emisurabile. Io sono straniero a tutto ciò . Tu mi vedi con i tuoi occhi e pensi a un corpo e a una forma visibile, ma non con codesti occhi mi si vede ora, o figlio .
Tat : Tu mi fai diventar pazzo , mi fai perdere la ragione, padremio . Io non vedo più me stesso , ora.
Erm.: Possa tu, figlio mio , uscire da te stesso senza dormire, come si è, dormendo , trasportati nel sogno .
Tat : Dimmi ancora questo : chi è il generatore della rinascita?
Erm.: Il Figlio di Dio , l'Uomo uno per volontà di Dio .
Tat : Ora, padre mio , tu mi hai reso muto ; non so che pensare, poiché ti vedo sempre della stessa grandezza e con la stessa figura.
Erm.: Tu t'inganni anche in questo , poiché le cose mortali cambiano aspetto tutti i giorni: il tempo le accresce o le diminuisce: esse non sono che menzogne.
Tat : E che cosa è vero , o Trimegisto?
Erm.: Ciò che non è turbato , figlio , ciò che non ha né colore né forma: l'immutabile, il nudo , il luminoso , ciò che si comprende da sé, l'inalterabile, il bene, l'incorporeo .
Tat : In verità io perdo il giudizio, padre mio. Mi sembrava che mi avessi fatto divenir saggio , e questo pensiero distrugge le mie sensazioni.
Erm.: Così è, filgio mio . La parte leggera si solleva come il fuoco , la parte pesante discende come la terra, e l'umido cola come l'acqua e il soffio spira come l'aria. Ma come potrai cogliere con i sensi ciò che non è né solido né liquido né duro né molle, ciò che si concepisce solo in potenza e in energia? Per comprendere la nascita in Dio , ti bisogna la sola intelligenza.
Tat : Ne sono dunque incapace, o padre?
Erm.: Non disperare, figlio mio ; il tuo desiderio si compirà, il tuo volere avrà il suo effetto; addormenta le sensazioni corporee, e tu nascerai in Dio , purificato dalle cieche vendette della materia.
Tat : Io ho dunque delle vendette in me?
Erm.: E non in piccolo numero , figlio mio ; esse sono terribili e numerose.
Tat : Ed io non le conosco?
Erm.: La prima è l'ignoranza, la seconda la tristezza, la terza l'intemperanza, la quarta la concupiscenza, la quinta l'ingiustizia, la sesta l'avarizia, la settima l'errore, l'ottava l'invidia, la nona la malizia, la decima la collera, l'undicesima la temerità, la dodicesima la malvagità. Sono dodici e ne hanno sotto di sé un gran numero ancora.
Mediante la prigione dei sensi, esse sottomettono l'uomo interiore alla passione dei sensi.
Essi s'allontanano a poco a poco da colui che Dio ha preso a pietà, ed ecco in che cosa consistono il modo e la ragione della rinascita. Ed ora, figliomio , silenzio, e lode a Dio : la suamisericordia non ci abbandonerà.
Rallègrati ora, figlio mio , purificato dalla potenza di Dio nell'articolazione della parola.
La Gnosi è entrata in noi, e subito l'ignoranza è fuggita.
La conoscenza della gioia ci giunge e, davanti a essa, figliomio, la tristezza fuggirà verso quelli che possono ancora provarla.
La potenza che io invoco, dopo la gioia, è la temperanza; o bella virtù! Sforziamoci di riceverla, figlio; il suo arrivo scaccia l'intemperanza.
In quarto luogo invoco la continenza, la forza opposta alla concupiscenza.
Questo grado, figlio mio , è il seggio della giustizia: vedi come essa ha cacciato , senza lotta, l'ingiustizia. Noi siamo fatti giusti, figlio mio ; l'ingiustizia è fuggita. Evoco la sesta potenza: la comunità che viene in noi per lottare contro l'avarizia.
Quando questa è andata via, invoco la verità; l'errore fugge e la raltà appare. Vedi, figlio, la pienezza dei beni che segue l'apparizione della verità, poiché l'invidia s'allontana da noi, e, per mezzo della verità, il bene ci giunge con la vita e con la luce, e non resta più in noi alcuna vendetta delle tenebre, ma, vinte dall'impeto, si ritirano.
Tu conosci, figlio mio , la via della rigenerazione.
uando la decade è completa, la nascita ideale è compiuta, la dodicesima vendetta è cacciata, e noi nasciamo alla contemplazione.
Colui che ottiene dallamisericordia divina la nascita in Dio, è liberato dalle sensazioni corporee, riconosce gli elementi divini che lo compongono e gode d'una perfetta felicità.
Tat : Fortificato da Dio , o padre, io contemplo non con gli occhi, ma con l'energia intellettuale delle potenze.
Io sono nel cielo , sulla terra, nell'acqua, nell'aria; io sono negli animali, nelle piante, nell'utero , prima dell'utero , dopo l'utero , dovunque. Ma dimmi ancora questo:
come le vendette delle tenebre che sono il numero di dodici, sono cacciate dalle dieci potenze? Quale ne è il modo , o Trimegisto?
Erm.: Questa tenda che abbiamo attraversato , figliomio , è formata dal cerchio zodiacale che si compone di dodici segni, di una sola natura e d'ogni sorta di forme. Esistono là delle coppie destinate a perdere l'uomo e che si confondono nella loro azione.
La temerità è inseparabile dalla collera:
esse non possono esser distinte. E' dunque naturale e conforme alla giusta ragione che spariscano insieme, cacciate dalle dieci potenze, cioè dalla "decade" , poiché questa, o figlio , è la generatrice dell'anima. La vita e la luce sono unite là dove nasce l'unità dello spirito.
L'unità contiene dunque, razionalmente, la decade, e la decade contiene l'unità.
Tat : Padre, io vedo l'universo in me stesso , nell'Intelligenza.
Erm.: Ecco la rinascita, figlio mio ; distogliere il pensiero dal corpo delle tre dimensioni, secondo questo discorso sulla rinascita che io ho commentato , affinché noi non sembriamo nemici dell'universo alla folla, cui Dio non vuol rivelare queste cose.
Tat : Dimmi, padre, questo corpo composto di potenze si decompone?
Erm.: Parla bene, figlio mio , non dire delle cose impossibili: sarebbe un errore e una empietà dell'occhio della tua intelligenza.
Il corpo sensibile della natura è lontano dalla generazione essenziale. L'uno è decomponibile, l'altro no ; l'uno è mortale l'altro immortale. Non sai che sei diventato Dio e figlio dell'Uno come me?
Tat : Io vorrei, o padre, la benedizione dell'inno che tu hai promesso di farmi sentire quando io fossi giunto all' " ogdoade " delle potenze.
Erm.: Secondo l' " ogdoade " rivelata da Pimandro, tu ti affretti con ragione, figlio , di uscire dalla tua tenda ( dal tuo corpo ) perché sei purificato . Pimandro , l'Intelligenza sovrana, non mi ha trasmesso nulla di più di quel che è scritto, sapendo che io potevo , da me, comprendere e intendere tutto quello che volessi, e veder tutte le cose; e mi ha prescritto di fare ciò che è bello . Ecco perché tutte le potenze che sono in me, lo cantano.
Tat : Io voglio , padre, intendere e comprendere.
Erm.: Ripòsati, figlio , e intendi la benedizione perfetta, l'inno di rigenerazione che io non ho voluto rivelare tanto facilmente se non a te, in fine di tutto . Poiché esso non s'insegna, ma si nasconde nel silenzio . Così, figlio mio , mettiti in luogo scoperto e, guardando verso il vento di Sud, prostèrnati al cadere del sole, e al suo levare prostèrnati dalla parte del vento di Est.
Ascolta dunque, figlio mio :
Inno Segreto
Tutta la natura del mondo ascolti quest'inno. Apriti terra; ogni serbatoio di pioggia s'apra per me; gli alberi non si agitino più. Io sto per inneggiare al Dio della creazione, al Tutto, all'Unico.
Apritivi, cieli; venti, placatevi, il cerchio immortale di Dio riceva la mia parola, poiché sto per cantare il Creatore dell'Universo, colui che ha reso stabile la Terra, che ha sospeso il Cielo, che ha ordinato all'acqua dolce di uscire dall'Oceano e di spandersi sulla Terra, abitata e disabitata, per nutrimento ed uso di tutti gli uomini; che ha ordinato al Fuoco di brillare su tutte le azioni degli uomini e degli Dei. Diamo la benedizione a colui che è al di sopra del cielo, al Creatore di tutta la natura.
Egli è l'occhio dell'Intelligenza: riceva le benedizioni delle mie potenze. Cantate l'Uno e il Tutto, potenze che siete in me; cantate secondo la mia volontà, o mie potenze.
Gnosi santa, illuminato da te, io canto, per tuo mezzo, la luce ideale, io mi rallegro nella gioia dell'Intelligenza.
O tuttemie potenze, cantate con me:
canta, omia continenza; omia giustizia, canta per me la giustizia; o mia comunità, canta il Tutto; verità, canta per me la verità; bene, canta il bene. Vita e luce, da noi a voi sale la benedizione.
Io ti benedico, o Padre, energia delle mie potenze; io ti benedico, Dio, potenza dellemie energie. Il tuo Verbo ti canta per me; ricevi, per me, l'universale nel Verbo, il sacrificio verbale. Ecco quel che gridano le potenze che sono in me. Esse cantano te, l'Universale , esse compiono la tua volontà. Salva l'universale che è in noi, o Vita, illumina, o Luce, Spirito di Dio !
Poiché l'Intelligenza fa nascere la tua parola, Creatore che porti lo Spirito!
Tu sei Dio e l'uomo che ti appartiene grida queste cose attraverso il fuoco, l'aria, la terra, l'acqua, lo spirito; attraverso le tue creazioni.
Io ho trovato la benedizione nella tua eternità.
Ciò che io cerco, l'ho ottenuto dalla tua saggezza: so che per la tua volontà io ho pronunciata questa benedizione.
Tat : O padre, io ti ho collocato nel mio mondo.
Erm.: Dì nell'Intelligibile, figliomio .
Tat : Nell'Intelligibile, padre; io lo posso . Il tuo inno e la tua benedizione hanno illuminata la mia intelligenza; anche io voglio inviare, col mio pensiero, una benedizione a Dio .
Erm.: Non farlo alla leggera, figlio mio .
Tat : Nell'Intelligenza, o padre mio , quel che io contemplo ti dico , o principe della generazione: io innalzo a Dio il sacrificio verbale. Dio , tu sei il Padre, tu sei il Signore, tu sei l'Intelligenza: ricevi il sacrificio verbale che vuoi da me, poiché tutto quel che tu vuoi si compie.
Erm.: Tu, o figlio , manda a Dio , Padre di tutte le cose, il sacrificio che gli conviene, ma aggiungi: mediante il Verbo .
Tat : Ti ringrazio, padre mio , dell'avvertimento .
Erm.: Io sono lieto , o figlio , che tu abbia ricevuto i buoni frutti della Verità, i germi immortali. Apprendi da me a celebrare il silenzio della virtù senza rivelare a nessuno la rinascita che ti ho trasmessa, affinché noi non siamo creduti diavoli.
Poiché ciascuno di noi ha meditato, io parlando , tu ascoltando .
Tu hai conosciuto intellettualmente te stesso e il nostro Padre.
ERMETE TRIMEGISTO AD ASCLEPIO : DELLA SAGGEZZA
Poiché in tua assenza, il mio figlio Tat ha voluto essere istruito sulla natura degli esseri, non mi è stato possibile passare oltre, perché egli è mio figlio ed è giovanissimo; perciò, venendo alle conoscenze particolari, sono stato costretto ad essere prolisso per dargliene una spiegazione più facilmente comprensibile.
Ma ho voluto inviarti un estratto di quel che è stato detto di più importante, con una interpretazione più mistica, considerando la tua età più avanzata e la tua conoscenza della natura.
Se tutto quello che si manifesta ha avuto un principio, una nascita, è nato non da sé stesso ma da altra cosa.
Le cose create son numerose, o, piuttosto, ogni cosa apparente, differente e non simile, nasce da un'altra cosa.
C'è dunque qualcuno che le fa e che è increato e anteriore a ogni creazione.
Dico che tutto quello che è nato, è nato da un altro e che nessun essere creato può essere anteriore a tutti gli altri, ma soltanto l'Increato può esser tale. Esso è superiore in forze, uno e solo, veramente saggio in tutte le cose, poiché nulla l'ha preceduto.
Da lui dipendono la moltitudine, la grandezza, la differenza degli esseri creati, la continuità della creazione e la sua energia.
Inoltre le creature sono visibili, ma egli è invisibile. Bisogna dunque concepirlo con l'intelligenza; comprenderlo vuol dire ammirarlo:
chi l'ammira arriva alla beatitudine per la conoscenza del suo venerabile padre.
Poiché che c'è di più dolce di un padre? Chi è lui e come lo conosceremo? Bisogna designarlo col nome di "Dio" o con quello di "Creatore" o con quello di "Padre" o con questi tre nomi insieme? "Dio" risponde alla sua potenza; "Creatore" alla sua attività; "Padre" alla sua bontà.
La sua potenza è distinta dalle sue creature, la sua energia risiede nell'universalità della sua creazione. Lasciamo dunque da parte il chiaccherio e le parole vuote, e concepiamo due termini: il creato e il creatore; tra essi non v'è posto per un terzo.
Ogni volta che tu rifletti sull'universo e ne senti parlare, ricordati di questi due termini e pensa che sono tutto quello che esiste senza che si possa lasciar nulla fuori di essi, sia in alto, sia in basso, sia nel divino, sia nel cangiamento, sia negli abissi. Questi due termini: il creato e il creatore comprendono tutto l'universo e sono inseparabili l'uno dall'altro, poiché non può esistere creatore senza creazione né creazione senza creatore.
Ognuno di essi è definito dalla sua funzione e non può astrarsi dall'altro più che da sé stesso. Se il Creatore non è altro che colui che crea, funzione unica, semplice e non complessa, egli si crea, necessariamente, da sé, poiché, creando, egli diventa creatore.
Allo stesso modo il creato nasce, necessariamente, da un altro: senza creatore il creato non può nascere né esistere: ciascuno perderebbe la propria natura se fosse separato dall'altro.
Se dunque si riconosce l'esistenza dei due termini, l'uno creato, l'altro creatore, la loro unione è indissolubile: l'uno precede, l'altro segue; il primo è il Dio Creatore, il secondo è il creato, qualunque esso sia.
E non credere che la gloria di Dio sia abbassata per la varietà della creazione: la sua unica gloria è di prodursi, e questa funzione è, per così dire, il suo corpo. Ma nulla di cattivo o di brutto può essere considerato come opera sua. Questi accidenti sono conseguenze inerenti alla creazione, come la ruggine al ferro o il sudiciume al corpo.
Non è il fabbro che fa la ruggine né i genitori che fanno il sudiciume né Dio che fa il male; ma, per la durata e le vicissitudini delle cose create, queste efflorescenze si producono; ed è per questo che Dio ha creato il cambiamento, quasi per purificare la creazione.
E se al pittore è dato fare il cielo e gli Dei, la terra, il mare, gli uomini e gli animali d'ogni specie, gli esseri immortali e le piante, a Dio non sarà dato creare tutto ciò?
O follia! O ignoranza della natura divina!
Questa opinione è la peggiore di tutte.
Credersi pieno di religione e di pietà e rifiutare a Dio la creazione di tutte le cose, vuol dire non conoscere Iddio e aggiungere all'ignoranza una solenne empietà, attribuendo a lui orgoglio, impotenza, ignoranza e invidia. Poiché, se egli non crea tutto, è per orgoglio, o perché non può o perché non sa o perché invidia l'esistenza delle sue creature.
Pensar questo è empietà. Poiché Dio non ha che una passione: il bene; e la bontà esclude l'orgoglio, l'impotenza e il resto. Ecco quel che è Dio: il bene con potere di ogni creazione.
Ogni creatura è generata da Dio, cioè dal bene e dall'onnipotenza creatrice.
Se vuoi sapere come Iddio produca e come nasca la creazione, tu puoi saperlo: ne hai la più bella e più rassomigliante immagine in un agricoltore che getta semenze sulla terra: qui orzo, là frumento, là qualche altro seme: eccolo che pianta una vigna, un melo, un fico e altri alberi.
Così Dio semina nel cielo l'immortalità, sulla terra il cambiamento, dovunque vita e movimento. Questi principii non sono numerosi, sono facili a contarsi. Ce ne sono quattro in tutto; ed essi, Dio e la creazione, costituiscono tutto ciò che esiste.

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