La notizia è questa, tratta da La Nuova di Venezia e Mestre (la foto accompagna il lancio dell'agenzia Agi):
Sono 5 le ordinanze di custodia cautelare, assieme ad otto perquisizioni domiciliari, emesse dal Gip del tribunale di Venezia nell'ambito dell'indagine della polizia contro una cellula dell'organizzazione Pkk operante in Italia. Oltre agli agenti della Digos di Venezia, hanno operato quelli di Roma, Modena, Padova, Udine e Pesaro. Gli indagati sono accusati a vario titolo di concorso in tentativo di estorsione e lesioni gravi, commesse con l'aggravante della finalità di terrorismo. [...] Le 'trattenute' obbligatorie al mese chieste dalla cellula del Pkk variavano da 10 a 30 euro per ogni lavoratore curdo, mentre ogni anno dovevano essere versati ulteriormente da 1.000 a 5.000 euro e uno 'straordinario' versamento di 50 euro per convegni o materiale pubblicistico. Il denaro veniva poi inviato all'organizzazione terroristica tramite banche tedesche. Ad occuparsene sarebbe stato Tahsin Duzgun, 40 anni, residente ad Albignasego (Padova) considerato elemento di punta dell'organizzazione e responsabile per il Veneto del Pkk, arrestato assieme ad altri 4 connazionali, il suo 'braccio operativo', nell'operazione antiterrorismo dalla Polizia di Stato. Si tratta di Abdurrahman Tekin, 25 anni, residente a Martellago (Venezia) Hayri Gok, 34, residente ad Albignasego, Emre Irez, 22, residente a Formigine (Modena); e Murat Siyi, 26, residente a Crotone, tutti tranne uno, con attivita' di kebab.Le associazioni filo-curde in Italia però non ci stanno; questo è il loro comunicato:
E' con preoccupazione e sconcerto che apprendiamo dell'operazione ordinata dalla procura di Venezia che ha portato a cinque ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti cittadini curdi di cittadinanza turca residenti in Italia con l'accusa di estorsione e di lesioni aggravate dalla finalità di terrorismo. Il comunicato, presente sul sito della Questura di Venezia, parla di un episodio di violenza contro un gestore di kebab, che si sarebbe rifiutato di pagare una "tassa rivoluzionaria" per finanziare la lotta curda in Turchia. Di nuovo spuntano teoremi e accuse di terrorismo contro un popolo che deve fronteggiare quotidianamente la negazione dei propri diritti e la repressione di ogni espressione pacifica e politica volta alla ricerca di una soluzione negoziata della questione. Uomini e donne che scappano dalla propria terra, chiedono ed ottengono asilo politico in Italia e in Europa perché a rischio nel proprio paese, come abbiamo potuto osservare e testimoniare ancora una volta in occasione dell'ultimo Newroz (il capodanno curdo) la scorsa settimana, vietato dalle autorità turche e represso con violenza spropositata, che ha portato all'uccisione di un giovane politico del BDP a Istanbul, centinaia di feriti e circa 670 arresti. Tutte le accuse si fonderebbero su intercettazioni telefoniche; il comunicato ufficiale non parla di rinvenimento di denaro né di armi, e lega l'operazione odierna a un'operazione effettuata nel 2010, quando sarebbe stata sgominata un'attività di "indottrinamento" di giovani destinati alla lotta armata, operazione che ha dato luogo finora - da quanto ci è dato sapere - al rinvenimento di libri, video e non certo di armi. Queste operazioni - pubblicizzate con enfasi dalle autorità e riportate in maniera acritica dai mezzi di comunicazione - sembrano campagne pubblicitarie per poter rinsaldare i legami economici fra Italia e Turchia.Chi ha ragione?