Le casse dello Stato sono vuote. Quindi in Grecia dopo 50 anni nessun libro di testo per gli alunni. Le maestre non hanno ricevuto i volumi e quindi 1,3 milioni di bambini ellenici dovrà arrangiarsi a studiare sulle fotocopie.
La tragedia greca non è solo una storia di Borsa e mercati finanziari. Ad Atene la crisi ha il sapore amaro dei guai della vita quotidiana : i testi scolastici che non ci sono, i conti in banca in rosso , i mutui e le bollette non pagate. Le maestre , purtroppo, hanno anche altre gatte da pelare: due anni fa il loro stipendio era di 1250 euro ora si è scesi a 950.
Il Fondo monetario a Bruxelles fa la voce grossa , ma ad Atene ci sono i soldi massimo per pagare i stipendi fino a ottobre. Il 30% degli impiegati nella scuola pubblica perderà il suo posto di lavoro. Molti saranno spostati nelle “Riserve della Repubblica”, non è una promozione , ma esattamente l’opposto. Nei prossimi mesi 140 mila dipendenti statali verranno trasferiti in questo limbo. Il 40% di loro troverà subito un nuovo impiego nel settore pubblico. Gli altri manterranno per 12 mesi il 60% dello stipendio. Poi saranno abbandonati al loro destino, senza lavoro e senza busta paga in un paese dove la disoccupazione è salita dall’11 al 16%.
In Grecia non ci sono soldi, quindi non si consuma. Il Pil greco è sceso del 7,3% nel secondo trimestre. Lo Stato è costretto a rifare i conti. E i sacrifici si sommano i sacrifici. Peccato che la fine del tunnel si allontana. Ora molte vetrine mostrano prodotti Made in China che vale molto meno. Ma neanche la Cina a volte serve, le vendite a dettaglio sono crollate del 10,7% ad agosto. I saldi estivi sono andati in porto con un 25%. Ad Atene hanno due negozi su 10.
Il problema più grande di questo Paese , però, è il suicidio : ormai a due cifre. Sono aumentate le persone in difficoltà economica. Il 22% dei greci ha smesso di pagare le rate dei prestiti bancari. E la situazione rischia di precipitare a fine anno , quando scadrà un provvedimento che impedisce alle banche di confiscare le case sotto i 200 mila euro di valore se non vengono onorati i mutui.
Il popolo ellenico non vuole più sacrifici e chiede un ritorno alla dracma.
Ma se la Grecia uscisse dall’euro per un default finanziario cosa succederà:
1) La costituzione europea prevede che l’addio all’Ue può avvenire solo per decisione del paese coinvolto. Il default secondo le finanziarie avverrà di sabato , a mercati chiusi e dopo aver pianificato con gli organismi internazionali tutte le misure necessarie per ridurre al minimo gli effetti collaterali il contagio.
2) In caso di default , ci sono due strade. La prima prevede una drastica ristrutturazione del debito. Atene riuscirebbe a rimborsarla solo il 15-35% con pesanti conseguenze per i creditori ma restando nella area euro. L’alternativa è il ritorno alla dracma. Tutti i depositi finanziari sarebbero convertiti il giorno dopo , con un’implicita drastica svalutazione. In caso di passaggio alla dracma, la Grecia potrebbe rifiutare di pagare i suoi debiti.
3) Il default provocherebbe la corsa dei risparmiatori in banca per svuotare i conti correnti e salvare i loro euro prima che diventino dracma. Nascondendoli nel materasso. Ad Atene in molti hanno mangiato la foglia e i depositi sono calati da 240 miliardi a 180. E’ possibile che , dopo l’addio all’euro, la Grecia imponga forti controlli sui capitali , bloccando i prelievi. Inoltre se la Grecia svaluta e passa alla dracma , l’Europa sarà costretta a reagire : imporrà dazi doganali alle merci greche.
4) Subito dopo il default Grecia , partirebbe l’effetto domino nei paesi più fragili della moneta unica , Italia compresa. Tutti gli investitori stranieri ritirerebbero i loro soldi e uscirebbero dai loro investimenti. Il risultato sarebbe una disastrosa crisi del sistema bancario continentale e una profonda recessione per tutta l’Europa. La Grecia pagherà un forte pedaggio , dato che sarà tagliata fuori da aiuti e mercati internazionali.
5) Secondo le banche è obbligo dell’Europa salvare la Grecia. Evitare che una fanta cronaca finanziaria diventi una drammatica realtà.