Il potere alle donne
Creato il 21 gennaio 2013 da Bagaidecomm
@BagaideComm
Se il rosa è da sempre il colore che contraddistingue il “gentil sesso”, non si può certo dire che la situazione delle donne nel Nostro Paese sia rosea. Ormai i casi di “femminicidio” o di violenza non si contano nemmeno più. Ma ciò che maggiormente preoccupa e la percezione che la società ha delle donne. Una percezione bigotta, sessista e completamente sbagliata. Mentre da Noi la situazione è drammatica, all’estero le cose sono totalmente diverse. Lo scorso 3 gennaio è entrato in carica il nuovo Congresso degli Stati Uniti, e il numero di donne è il più alto di sempre: 20 al Senato ed 81 alla Camera. Restando in ambito politico non si può non menzionare Helle Thorning-Schmidt, primo ministro Danese amatissima dai suoi connazionali. Ma, sempre per citare donne dal valore indiscusso, tornerei all’interno dei confini nazionali per parlare del volto più bello del giornalismo italiano: Giulia Innocenzi. Chi ha assistito alla super puntata di Servizio Pubblico con Silvio Berlusconi, non può non aver notato la facilità con la quale la giovane collaboratrice di Michele Santoro sia riuscita ad “intortare” quel volpone dell’ex Premier: se si lavora bene si ottengono risultati. Ma alla luce di tutte queste difficoltà, cosa bisogna fare? Partiamo subito con il dire che quella che da molti è indicata come una soluzione, la quota rosa, è in realtà la fonte di tutti i problemi. Se personaggi come Maria Stella Gelmini, Letizia Moratti, Michela Vittoria Brambilla e Giovanna Melandri sono salite alle luci della ribalta è proprio grazie a questo meccanismo malato. Finchè si crede che le donne debbano ricoprire certi posti perché è un loro diritto indiscusso e non perché se lo meritano, le cose andranno sempre peggio. Umberto Ambrosoli, candidato alla Presidenza della Regione Lombardia, ha più volte fatto notare che, laddove le poltrone di potere sono affidate a delle donne, il tasso di corruzione è di gran lunga inferiore alla media. Per prima cosa quindi è necessario ristabilire il concetto di meritocrazia: chi è bravo arriva in alto, indipendentemente dal colore della pelle, dalla religione, dal sesso o da qualsiasi altra cosa. Sempre tornando al discorso sulle quote rosa, chi può fissare la percentuale idonea di presenza femminile? Poniamo che debbano essere assegnati 10 posti dirigenziali e venga fissata una quota rosa del 30%. Se le donne che meritano il posto sono 3,4,5 o 10 non ci dovrebbero essere grossi problemi e si procede all’assegnazione. Ma se il numero di donne è pari a 0? Bisogna per forza assegnare queste tre poltrone alle Nicole Minetti di turno? Io propenderei per il no. Ciò che serve è la ricerca della parità effettiva tra i sessi. E non si tratta di una questione di numeri bensì di mezzi. Molto famosa è la foto che ritrae l’eurodeputata Licia Ronzulli, durante una seduta, con in braccio la figlioletta Vittoria. E proprio questo è il punto a mio avviso fondamentale: evitare di porre le donne di fronte alla scelta tra la carriera e la famiglia (anche perché le donne più valorose scelgono quasi sempre la seconda). Per farlo sono necessari interventi a livello di Welfare. Ipotesi che farà storcere il naso ai tanti economisti che si preoccupano esclusivamente di debito pubblico e di spread. Ma alla fine, a cosa serve la ricchezza se si è costretti a vivere in schiavitù?
Carlo Battistessa
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