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Il potere del genio: David

Creato il 24 ottobre 2013 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Sky-Arte-HD1825Bruxelles si svolgono i funerali del maggior pittore che la Francia conosca. Il feretro è seguito dagli studenti di arte che mostrano cartelli sui quali campeggiano i titoli delle sue opere. Ci sono tutte, tranne una, la più importante. La più scomoda. Sono trentanni che questo dipinto non vede la luce. Il pittore che ne è l’autore non osa mostrarlo in pubblico.

Il quadro è la “morte di Marat”. Il pittore Jacques Louis David.

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È il quadro più affascinante che abbia mai creato, un’opera che lasciava a bocca aperta coloro che la ammiravano. Un dipinto che attira e respinge. Ed è la ragione per cui al corpo di David è negata la sepoltura in Francia.

Perchè quest’opera che è il suo capolavoro assoluto è anche un crimine imperdonabile?

Quando nel 1793 Jean-Paul Marat fu assassinato nel suo bagno, l’amico Jacques-Louis David dipinse l’accaduto in un quadro straordinario, che fece di Marat un martire, un eroe classico. Dieci anni prima a Versailles, costruita per fare spettacolo e per preservare l’assolutismo, si respirava aria di democrazia. Circolavano alcune idee che associavano la nobiltà, il grado, la posizione, la fortuna a privilegi di nascita non a genialità. Si parlava di morte dell’aristocrazia. La rivoluzione francese non si sarebbe potuta scatenare senza quel senso del teatro e senza quei grandi oratori come Danton. Grandi arringatori capaci di strappare fischi e applausi. Ma avevano bisogno di qualcuno in grado di creare immagini che accompagnasserole loro parole e quel qualcuno è David. È lui che dipinge per il popolo l’immagine del vero cittadino. La sua arte è l’espressione di un nuovo modo di vivere o di morire.

La morte di Marat è tragicamente bello ma non è possibile separarla dal momento in cui è stato creato. Jean Paul Marat il più paranoico dei rivoluzionari francesi. Ucciso nella sua vasca da bagno. Un uomo che crede che gli omicidi non siano mai abbastanza. Per David, non è un mostro ma un santo e il suo dipinto lo trasforma in un esempio di virtù. Un capolavoro sicuramente.

David era un uomo retto, posato, onesto. Rimasto orfano a sette anni viene affidato agli zii, che lo vogliono avvocato o architetto. Ha le idee chiare, vuole dipingere. Viene mandato dal più famoso pittore dell’epoca, colui che piaceva alla nobiltà. David è un solitario. Sul suo volto, il segno di una ferida da spada, che si trasforma  in tumore. Viene soprannonimato “David dalla guancia gonfia“. La ferita gli impedisce di parlare correttamente e di conversare. Farfuglia e nel XVIII secolo è veramente una menomazione. Anche un’altra persona è famosa per la sua scarsa capacità di conversazione, è il re Luigi XVI. Non ama le distrazioni ma passa alla storia come il simbolo reazionario del vecchio regime. Personaggi che si trovano a cavallo di grandi cambiamenti e che vivono nel conflitto, il passaggio da un’ epoca ad un’altra. A Versailles ora va di moda la natura e la modestia. Niente più cortigiani, al loro posto delicatezza e semplicità.

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David viaggia in Italia.  Fortemente influenzato dall’arte classica  e dalle rovine di Roma in cui vede il destino degli imperi decadenti. Dagli eroi alle lussurie, una lezione della storia che David interiorizza.

1785 consegna il “giuramento degli Orazi”. Un’opera sensazionale che parla di un paese in crisi e per evitare la guerra i romani scelgono tre dei migliori uomini che dovranno combattere con tre nemici. Colui che rimarrà in piedi sarà il vincitore. Presto ci saranno vedove e orfani eppure nessuno vi presta attenzione. È un dipinto che parla di fratellanza maschile. È un esibizione di muscoli. Vincere o morire. Il soggetto storico è qui utilizzato con un unico contenuto: l’esaltazione dell’eroismo. Eroi sono coloro che volontariamente scelgono di mettere a rischio la propria vita per il bene comune dei propri familiari e della propria terra. Una chiamata alle armi che almeno sessantamila persone vedono. Tutte le categorie degli uomini, l’ingresso al Louvre, dove è esposto, è libero. E il popolo di David osserva questa singolare danza di morte. La Francia è in crisi, il tracollo finanziario aumenta le tasse. Il malcontento dilaga. La nobiltà e il clero sono esentati dal pagamento che grava sui poveri e affamati. La Francia è ancora una momarchia ma tra breve, un’apocalisse sociale la cambierà per sempre. David crede nei nuovi ideali, dipinge persone che secondo lui dovrebbero governare la Francia, persone umane e ricche di sentimenti, moderne. Speranze  e disperazione dilagano.

1789 per la prima volta si parla di assemblea nazionale, per la prima volta, aristocrazia, borghesia e clero si mescolano insieme e questo momento entra nell’arte. Nel  giuramento della Palla corda, risuonano le grida, la rivoluzione è una forza inarrestabile della natura. Entra il vento del nuovo. Raffiche furiose della libertà, l’ideale talmente grande che fa apparire piccoli gli uomini che la mettono in atto. Un grande dipinto mai terminato, le so

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rti della Francia mutano troppo rapidamente. Parigi attende di esplodere.

Il 14 luglio il popolo si dirige alla Bastiglia, si spara, la rivoluzione ha inizio. Ed ecco il contributo di David, I littori riportano a Bruto i corpi dei figli. Un padre romano, Bruto, ha ordinato l’esecuzione dei propri figli, colpevoli per aver tramato il ritorno della monarchia. I corpi senza testa giacciono alle sue spalle, non osa guardarli. Le emozioni sono contrastanti. C’è qualcosa di terrificante, il messaggio di David è ancora nelle lame che hanno segnato il suo volto e la sua mente.

La rivoluzione oscilla tra euforia e paranoia di massa, tra orge di impiccati e spasmi di vendetta. Tanta rabbia. Qualcuno deve pagare. Jean Paul Marat è un fanatico. Nella sua vasca, unico luogo dove provar sollievo dalla malattia alla pelle, scrive. Il suo giornale grida, impreca e denuncia i traditori. La coppia reale è il nemico che va eliminato.

1793 il re e la regina vengono decapitati. David siede accanto ai suoi idoli, Marat e Roberspierre. La sua arte ora appartiene alla rivoluzione. La Francia si avvia verso la dittatura. Tante le teste da mandare al patibolo. Qualcuno deve fermare Marat e quel qualcuno è Charlorre Cordaj, una rivoluzionaria che si considera un’eroina che salverà il suo paese. Entra nella casa di Marat che sta scrivendo nella vasca e lo pugnala. La rivoluzione ha perduto per sempre l’amico del popolo. L’assemblea affida a David il quadro. E David dalla guancia gonfia, dipinge.

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Ecco un uomo trasformato dalla bontà dei suoi ideali. È il patriota. La pelle color della fredda pietra. La ferita delicata come l’incisione del costato di Cristo sulla croce. Il lenzuolo bianco come un sudario. Mart è sospeso tra il nostro mondo e i posteri. Un’immagine di culto. Anche qui il contenuto del quadro è l’eroismo, ma nel doloroso prezzo che tale scelta impone: il sacrificio della propria vita. David glorifica un paranoico, un persecutore di persone colpevoli solo di aver scarso interesse politico. È un complice del terrore. David vuole rieducare il popolo e quest’opera è pensata per coloro che la osservano da virtuosi cittadini. Tutto il quadro ispira un silenzio che non può essere rotto in alcun modo. È perfetto nella sua tragica poetica morte eppure ottiene l’effetto contrario.

È il terrore e la caccia ai pericolosi rivoluzionari è aperta.David fa parte della grande macchina della morte per educare il popolo.

È vittima del proprio tempo e legato al destino di Roberspierre, precipita assieme a lui. Ma la lama lo risparmia e ricomincia a dipingere. Siamo ora, sotto Napoleone e David è servilmente al suo fianco è il ritrattista ufficiale. Poi la monarchia viene ripristinata e a David non viene perdonato l’immagine più famigerata del terrore. La Francia ne ha abbastanza. Bandito, finisce a Bruxelles. È un uomo del passato e muore nel 1825. Parigi non concede il permesso di riportare il corpo in  patria. Le opere vendute e Marat nascosto agli occhi pubblici.

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Se esiste un’opera che testimoni quanto la bellezza possa esser letale, questa è la morte di Marat di Jacques Louis David.


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