Magazine Cultura

Il potere del genio: Van Gogh

Creato il 17 novembre 2013 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Sky-Arte-HD“Cosa sono io agli occhi di gran parte della gente”? – Vincent

Per una volta che le cose sembravano andar bene per Vincet Van Gogh che ha appena venduto la sua prima opera e per i critici è il futuro genio della pittura…

Dipinge come un forsennato, un quadro al giorno. Uno di questi è “Campo di grano con corvi”. È un capolavoro rivoluzionario. È l’opera che segna l’inizio dell’arte moderna. Eppure poche settimane dopo, l’uomo che è arrivato a tanto si suicida. Perchè lo fa?

Tutta la vita, Vincent crede ingenuamente che la sua arte rivoluzionaria sarebbe stata riconosciuta da tutti. Questo quadro è un grido di angoscia e frustrazione, sente che non riuscirà mai a dipingere la sua visione, oppure è un grido di trionfo perchè finalmente gli è riuscito”? – si, e ci chiede, Simon Shama  professore di storia dell’arte all’University of Columbia, mentre ci conduce nella nuova, travolgente, pittura di Vincent Van Gogh.

vangoghfeltro1
Se provate a chiedere chi rappresenti meglio l’idea dell’artista tormenato, del genio folle è molto probabile che la risposta sia Vincent, quello che si è tagliato l’orecchio, in realtà si è tagliato solo una parte del lobo. Lo so, è abbastanza per suggerire che fosse mezzo matto e quando ha finito con lo spararsi sono stati in pochi a pensare il contrario. Come è possibile che un uomo in quelle condizioni, dipinga opere così intense”?

Ciò che per gli altri è malattia, per Vincent è illuminazione. È la nuova visione di quello che l’arte potrebbe essere. Van Gogh si considera un profeta e anche un pensatore e i pensieri escono dalla sua testa in un tormento di parole che, giorno dopo giorno, scrive, riempiendo pagina dopo pagina la cronaca dell sua vita. Ne scrive centinaia, tutte destinate al fratello Theo.

Tutto quello che dovete fare per capire il pensatore che osserva la realtà, non il folle, è leggere le sue lettere”.  Ci sfida il professore che vuole farci conoscere, l’autore di ben 864 tele e di più di mille disegni, senza contare i numerosi schizzi iniziati e non portati a termine. “Allora vedrete la sua intelligenza, brillare”.

” Come è bello Shakespeare, il suo linguaggio e il suo stile sono come il pennello che trema di eccitazione e estasi” Vincent. Ecco a voi, l’altro Van Gogh, non una creatura guidata dal puro istinto, ma uno spirito insaziabile, assetato di conoscenza. Al di sotto della faccia butterata e del cappoto mangiato dalle tarme, la mente di Vincent è attiva e sensibile.

È figlio di un pastore protestante e anche lui vuole salvare anime. Nella Londra sporca e fumosa, il giovane integerrimo, vaga tra i disperati, gli alcolizzati e le prostitute. Vuole diventare un pastore. Abbandona il mondo del lusso e cerca i dannati, bisognosi di una nuova luce. I minatori di carbone del Belgio. Sporchi, poveri e disperatamente bisognosi di salvezza, sono il suo obiettivo. Troppo impegno, per la Chiesa che lo allontana.

giusto
Sceglie un modo diverso di predicare: la pittura. Ha quasi 30anni. Privo totalmente di preparazione formale ma, non gli importa. “Sono contento di non averlo mai fatto, so per certo che devo dipingere, è nella mia natura più profonda. Voglio fare disegni che tocchino la gente”. L’arte trionferà dove la Chiesa ha fallito. Il suo ministero sarà quello di aprire gli occhi di tutti. Vive accanto alla povera gente e accoglie una prostituta, incinta e con una figlioletta malata. Diventa la sua musa. La storia della sua miseria si legge sul suo corpo. Nelle linee amorevolmente dipinte  appare un corpo consumato.

È sgarbato, imprevedibile, ingrato ma, ogni mese arriva l’assegno del fratello. In cambio Vincent, fornisce quadri da vendere. Il problema è che sono troppo densi, bui per essere vendibili. “ Caro Theo, non capisci…” E Theo, ha fiducia, gli rimane accanto, sempre, lo sostiene. Poi, accadde: I mangiatori di patate, il suo primo capolavoro. La sintesi di tutto gli elementi che faranno di lui un’artista rivoluzionario. Il colore scuro, pastoso, quello della terra, della fatica, anche lui è un contadino con il pennello carico di colore.  Un quadro scavato, vangato. Anche lui, compie un lavoro manuale. È chiaro, non ne può più di quadri edulcorati da salotto. Vuole la forza della verità. Ma non è facile venderli.

Arriva a Parigi, allora, la capitale dell’arte. Scopre il colore. Ne diventa dipendente. Fa l’impressionista, a modo suo.  Cattura la luce con piccoli tocchi di pennello, macchie, pennellate di un certo spessore,interrotte e punteggiate,cromie accese, un impasto notevolmente accentuato.  Invendibili.

Rimane affascinato da un altro disadattato. Un artista che gira ai margini, Paul Guaguin. Non hanno molto in comune, uno è un abile agente di cambio, l’altro un predicatore dedito all’alcool, attirato dai bassifondi. Vincent rimane succube di Paul, ma si separano, uno va in Bretagna, l’altro si immerge nella ricerca spirituale.

1886 sotto il sole della Provenza, Vincent, si sente spinto dalla forza della vita. Colori accesi lo circondano e lui si immerge in quella luce, “nell’assoluta bellezza della natura”.

IlSeminatore
Il seminatore è un contadino che galleggia su un tappeto luccicante. Il lavoro si dissolve nel miracolo della fertilità, sotto un sole incandescente. Come in un orgasmo, eiaculazione emotiva e di colore. Cerca un rifugio creativo, uno studio da condividere con l’amico Gauguin, legati dalla passione per l’arte, insieme in un processo di fusione da cui scaturirà una grande esplosione di energia srtistica. Almeno è quello che spera Vincent.

È affascinato dai colori ma si distrugge nell’alcool, e i colori gridano e si scontrano tra loro come ubriachi. Nell’assenzio caccia via tutte le ansie e dipinge, dipinge, dipinge. Gauguin arriva, ma il risultato della convivenza fa emergere le profonde differenze che li separano. Non è solo tecnica. Sono diametralmente opposti. Gli scontri sono accesi.

Vincent è malato di epilessia e lotta con la depressione. Nessuno vuole i suoi quadri. La frustrazione ha il sopravvento e gli provoca cambi umorali violenti. Si taglia il lobo. Si separano. Vincent viene ricoverato in una clinica psichiatrica. La malattia ha un doppio effetto, devasta e rigenera. Negli intervalli tra uno spamo di follia e il successivo, dipinge il mondo. Dipinti segnati dalla forza inquietante delle linee instabili e sinuose. Non sono il frutto della follia sono il documento della lotta che ha ingaggiato. Che si vendano o meno, non è più importante. Violenti, lucidi, sono i lavori di un u

vanGogh-autoritratto2
omo che sa dipingere. La sua presa sul pennello è forte.

1889 il suo ultimo autoritratto. L’osservatore è spinto nei vortici che si avvolgono dietro la sua testa, nelle onde dei suoi capelli, pulsanti del dolore che senza pietà sconvolge il suo corpo. È la sua cartella clinica. È la testimonianza della malattia fisica e mentale. È tenace. ” Sto cercando di riprendermi, come qualcuno che ha tentato di suicidarsi ma, annaspa verso la riva perchè l’acqua è troppo fredda”!

Una nuova ondata di furia creativa. L’ultima. Un’energia emerge, lo inonda e quello che accade è un miracolo e trasforma il disordine della mente in una rivoluzione dell’arte.  Ecco,  il campo di grano con corvi. Disprezza le regole, la sua corsa impetuosa spazza via l’intera storia del paesaggio. I codici, le convenzioni con cui si interpretano i segni visivi vengono scardinati. Stiamo guardando un’euforia della natura che pulsa e ondeggia nel colore vivo.

Vincent crea l’arte moderna. La sua abilità non è mai stata così penetrante ma, non la sua vita, che si trasforma in disperazione. Un solo colpo di pistola, all’addome. Muore tra le braccia di Theo

Campo
, il 29 luglio 1890.

“Un giorno, vorrei mostrare attraverso il mio lavoro tutto quello che questa nullità ha nel suo cuore.” Vi è riuscito.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :