Alla lunga, come ho detto, l’uomo, ormai invecchiato e stanco, cede alle lusinghe del giovane agricoltore che, quasi a volerlo premiare, gli fa dono di un pezzo di terra di fianco al suo, in mezzo al quale scorre, appunto, un ruscello. All’uomo sembra strano il non essersi mai accorto, in tutto quel tempo, della presenza di un ruscello così vicino al proprio terreno ma tuttavia abbandona presto quei ragionamenti e accetta il dono. Il buon vecchio pozzo cerca in tutti i modi di convincere l’amico a non abbandonarlo per andare in cerca di un ruscello che forse c’è e forse no e che comunque può rivelarsi assai volubile. Il pozzo mette in atto ogni possibile tentativo di far tornare sui propri passi l’amico perchè ha riconosciuto nel giovane agricoltore il Grande Lusingatore, ovvero come lo chiama la Bibbia l’Antico Avversario, detto in parole povere il Diavolo, ma il vecchio non sente ragioni e cede alle lunsinghe del Tentatore per eccellenza. Un giorno però trovandosi nella necessità di procurarsi dell’acqua per dissetarsi si accorge che il ruscello che scorreva così vivacemente nel terreno si è prosciugato. Il vecchio vede poco distante il pozzo ma conscio del dolore che col suo comportamento recente gli ha arrecato non osa avvicinarsi. Il vecchio pozzo però lo chiama a sé con la sua voce calma ed il vecchio torna al suo fianco e calato il secchio lo estrae pieno d’acqua. Un’acqua creatasi proprio grazie alle innumerevoli lacrime spese dal pozzo nel vano tentativo di fare resistere l’amico alle lusinghe del diabolico giovane.
Con questo splendido racconto Amalia Santiangeli ci regala una metafora della vita umana e dei pericoli di cadere in tentazioni che ci prefigurino una via più agiata rispetto a quella da noi intrapresa. Un racconto sull’importanza di rimanere sempre noi stessi non perdendo, per rincorrere futili lusinghe, la propria umanità.