Il presidente della Somalia, Hassan Sheikh Mohamud, ha scelto la Turchia come meta del suo primo viaggio ufficiale all’estero: dopo esser stato eletto dal Parlamento – a settembre – per guidare il paese che cerca di uscire definitivamente dal caos della guerra civile e dalla miseria. E’ stata una visita di Stato, della massima solennità: e ad Ankara e Istanbul, dal 4 al 7 dicembre, ha incontrato tutte le più alte cariche turche (il presidente Gül, il primo ministro Erdoğan, lo speaker del Parlamento Çiçek), ha reso omaggio al mausoleo di Atatürk, ha incontrato imprenditori, ha firmato una raffica di accordi; lui e la delegazione che lo ha accompagnato: quattro ministri e il capo di stato maggiore delle nuove forze armate.
Si è parlato di stabilizzazione democratica, di ricostruzione economica, di sicurezza: ma l’obiettivo primario di Mohamud, fondatore e leader del Partito per la pace e lo sviluppo, è stato quello di ringraziare la Turchia per il cruciale aiuto fornito nella fase più delicata della transizione. La Somalia è infatti uno dei più grandi successi in politica estera del governo dell’Akp: la componente più nota ed evidente di una più ampia strategia per l’Africa, che ingloba gli ’stati meno sviluppati’ (definizione tecnica: least developed countries, Ldc) e ha una specifica attenzione per gli stati del Corno d’Africa (Somalia, Etiopia, Eritrea, Gibuti; e senza dimenticare lo Yemen, sulla sponda opposta del golfo di Aden).
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