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Il prezzo da pagare

Da Marcofre

E se scrivere non fosse affatto bello, nobile, esaltante? Se ci fosse sempre un prezzo (alto) da pagare?

Questa domanda nasce perché ricordo che un poeta come Omero era cieco. Secondo la tradizione, furono proprio le Muse a togliergli la vista. Se vuoi ottenere qualcosa, devi anche essere consapevole che c’è un prezzo da pagare. Almeno se si desidera lasciare qualcosa in grado di comunicare.

Quello che scorgo in giro, è invece una faciloneria inquietante. Non riguarda solo la scrittura sciatta, la totale mancanza di una voce consapevole e forte. Tutto nasce dalla concezione di una realtà semplice da raccontare: è lì, che ci vuole? Siccome non esiste alcuna profondità poiché tutto è esattamente come lo vediamo, nemmeno si realizza che ci sia appunto un prezzo da pagare.

Non è una questione di masochismo, ma di ambizione: che cosa si desidera conseguire davvero? Scalare il Cervino, o accontentarsi di brucare sulle sponde del Tevere? La decisione spetta al singolo, però è evidente che ci si trova a un bivio piuttosto netto.

Se perciò scelgo di scalare ho ben chiaro, magari non subito, che questo comporterà un prezzo ben preciso, e piuttosto alto. Senza nemmeno avere la certezza di riuscire nell’impresa.

Questo però è irrilevante. È invece importante comprendere che il prezzo c’è e si paga se nel contempo esiste anche la consapevolezza che ci si carica di una responsabilità. Se la scrittura è uno scherzo, non avrò alcun interesse se per esempio scrivo:

Lui urlava perché era molto arrabbiato!

Quando viceversa ci si rende conto che è un affare maledettamente serio, si comincia a guardare a ogni aspetto della scrittura con occhio differente. Perciò l’impegno, la riflessione, lo studio, sono le diverse facce del prezzo da pagare.

Non cito l’insuccesso o l’indifferenza perché è risaputo che un autore con una precisa visione della narrativa sa che si tratta di due elementi piuttosto comuni. È più probabile essere ignorati che acclamati, e la storia della letteratura è zeppa di esempi di scrittori sottovalutati.

Costoro hanno pagato il prezzo. Forse avrebbero preferito non pagarlo? Questo è poco ma sicuro, e lo sapevano, eppure questo non ha impedito loro di proseguire sulla propria strada. Il premio non è là fuori, nel pubblico che acclama, anche se si vorrebbe che andasse così.

Il premio è nella storia, è in quello che si scopre mentre si scrive, e che appare e risuona nuovo e inedito anche allo scrittore.


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