In Brasile sta avvenendo una cosa che in Italia succede da molto tempo.
Era il 7 marzo del 1991 quando l'Italia scoprì di essere una terra promessa per migliaia di albanesi. In quel solo giorno arrivarono nel porto di Brindisi, a bordo di navi mercantili e di imbarcazioni di ogni tipo, 27mila migranti. Fuggivano dalla crisi economica e dalla dittatura comunista in Albania. Un esodo biblico, il primo verso l'Italia: in un primo momento se ne contarono 18mila, ma con il passare delle ore il numero di profughi salì a 27mila. Si stima che durante tutta la guerra del Kosovo arrivarono in Italia circa 400.000 profughi dalla sola Albania.
Poi fu la volta delle guerre del Nord d’Africa.
Nel febbraio del 2011 l’ONU avvertiva di un arrivo in Italia di 200/300 mila profughi dalla Libia. A quel tempo, Melissa Fleming, la portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR), disse che l'Italia sarà tra i paesi che «più probabilmente riceveranno un afflusso di persone in fuga dalla Libia», tra cui cittadini libici e profughi di altre nazioni. «Stiamo dicendo, "per favore, non respingeteli"», disse in un briefing a Ginevra, dove l'agenzia ha la sede. «E' il momento di mostrare spirito umanitario e generosità verso gente che ha subito un forte trauma». Ci sono in Libia circa 8000 rifugiati politici registrati dall'Acnur e altri 3000 richiedenti asilo con la domanda in sospeso provenienti da Sudan, Iraq, Eritrea, Somalia, Ciad e Territori palestinesi.
E noi questo spirito umanitario lo abbiamo sempre mostrato, dato che questi profughi non furono respinti, e le note vicissitudine di Lampedusa sono note a tutti. Inoltre, è giusto dirlo, l’Unione Europea non si può certo dire che ci abbia aiutato nell’accogliere tutte queste persone. «Daremo solidarietà e disponibilità a fornire materiale umano e mezzi finanziari» ma non ci sarà alcuna apertura nei confronti di una distribuzione del fardello dell'immigrazione proveniente dai Paesi del Nord Africa. E fanno notare che «un paese di 60 milioni di abitanti non può avere problemi a fronteggiare qualche migliaio di migranti». Inoltre osservano che «la legislazione europea è chiara»: nel senso che la gestione degli immigrati, intesa come rimpatrio degli illegali e valutazione delle domande d'asilo, spetta al Paese in cui essi approdano. Come dire, i profughi sbarcano in Italia, quindi sono problemi vostri.
Tutto questo succedeva (ma succede ancora) nella nostra tanto criticata, piccola e misera Italia.
Ora in Brasile sta succedendo qualcosa di simile.
Nel 2010 ad Haiti ci fu un grande terremoto, dove morirono più di 220.000 persone e coinvolse più di 3 milioni di haitiani. Ora, gran parte di quelle persone che hanno perso tutto in quella disgrazia, stanno arrivando qui in Brasile, entrando irregolarmente negli Stati di Acre e Amazzonia:
“… Muitos são atraídos por "coiotes" (atravessadores) e entram ilegalmente no país, principalmente pelo Acre. Em dezembro, a Folha revelou que atravessadores bolivianos montaram esquema para levar haitianos ao Acre. Os imigrantes pagavam US$ 300 pelo ingresso ilegal no país. Uma das medidas prevê a emissão de até cem vistos por mês para os haitianos. A concessão do documento será feita pela embaixada brasileira no país, gratuitamente, e valerá por até cinco anos. O estrangeiro deverá comprovar posteriormente o "exercício de atividade certa" e um endereço fixo, como prevê a legislação vigente. Nos últimos 20 anos, segundo o Itamaraty, é a primeira vez que o governo decide impor um limite para a entrega de vistos a estrangeiros.” ( * )
Così, mentre in Italia ci sono gli “scafisti” che si fanno pagare dai 1.000 ai 2.000 euro per un viaggio infernale in mare (con il rischio di essere gettato fuori bordo in caso di problemi), qui in Sud America ci sono i “coiotes” che, con solo 300 dollari, ti fanno attraversare la frontiera (inesistente) tra Brasile e Paesi vicini.
Per evitare l’afflusso illegale di haitiani, il Governo brasiliano ha deciso di rendere più difficile burocraticamente l’ingresso in Brasile. Alla richiesta di visto, il cittadino haitiano deve comprovare di avere un lavoro in Brasile. Se qualcuno verrà trovato irregolarmente in Brasile, sarà prima educatamente intimato a lasciare il Paese e, se non lo farà, sarà deportato.
Ora, io trovo giusto che il Governo di una qualunque nazione faccia il possibile per limitare i clandestini nel proprio Paese e che cerchi di regolarizzare chi, effettivamente, viene con le giuste intenzioni di lavorare e di farsi una nuova vita.
La parte “engraçada” di tutta questa faccenda è che in questo Paese così liberale, così aperto verso gli stranieri, così cosmopolita, molte persone si stanno già lamentando di questo arrivo di stranieri. Molti pensano che sia un errore che il Governo dia così tanti visti e renda legale la permanenza a tutti questi profughi da Haiti. Molti pensano che tutte queste povere persone vengano qui per “rubare” il lavoro ai già poveri brasiliani e che sarebbe giusto rimandarli indietro nel loro Paese.
(Se posso aggiungere un commento personale, se i brasiliani si lamentano di qualche migliaio di stranieri che entrano in Brasile, cosa dovremmo dire noi italiani con l’arrivo in massa di barconi pieni di poveri disgraziati che arrivavano giornalmente nei porti di Brindisi o di Lampedusa?)
Non ci credete? Ecco allora alcuni commenti di lettori (brasiliani) su questo argomento, presi da alcuni giornali online:
- Qualquer país sério importa cérebros. Aqui importamos estômagos. Essa gente inútil, sem qualquer qualificação, deveria ser expulsa. Há entre ele3s quantos médicos, engenheiros, geólogos? Nenhum. São apenas parasitas. Aqui no norte já infestam nossas ruas. o governo gasta com aulas de lingua, cursos de qualificação profissional, etc. E os brasileiros pobres, ficam onde? Ridículo! FORA DAQUI IMIGRANTES INÚTEIS. VOCÊS NÃO SÃO BEM VINDOS!
- Ohhh ohhhh! Brasil virou 6° economia mundial e ja ta pegando os habitos de Europa e EUA... com a differençoa que só na Italia, por exemplo, chegam 2.000 clandestinos por semana!
- Tem que proibir mesmo. Essas pessoas estão iludidas.Sem estudo e sem especialidade nenhuma vão viram hospedes de delegacias.E isso ja temos muito. deporta tudo.Melhor ajudar o Haiti financeiramente.
- Esse PT é uma piada, mesmo. Estão sempre criticando países de priemro mundo por causa de políticas de imigração. Na primeira oportunidade para mostrarem que saõ melhores, dão uma dessas... Mas para falar a verdade, quem quer essa turma por aqui? Já temos favelados demais!
- Apoiado!!! Sugiro recursos do MJ para minar as fronteiras, arame farpado e outros obstáculos físicos como ninhos de m/e/t/r/a/l/h/a/d/o/r/a/s a cada 500 metros, quem passar passou !!!! De pobretões já temos os nossos para cuidar.
- Estão trocando a miséria de lugar: do Haiti para o Brasil. O governo brasileiro precisa parar de de dar falsa impressão para o mundo que aqui esta tudo as mil maravilhas. Aqui se paga altos e volumosos impostos e não se dá nem aos brasileiros educação de qualidade, saúde, segurança,emprego,saneamento básico, aposentadoria decente. É mais gente chegando para se juntar aos famintos que acabarão nas cracolandias pelo País afora, assaltando, matando,sendo presos,etc. É o caos!
Sempre rimanendo in tema, nel 2011 il Brasile ha registrato un aumento del 57% sui lavoratori stranieri. La maggior parte vengono dai Paesi vicini, come Perù, Bolivia e Paraguay, ma non mancano certamente stranieri di altri Paesi come l’Italia, la Spagna e l’Argentina. ( * *)
Questo è il prezzo del successo. Questo è quello che avvenuto prima in Europa, prima di questa crisi, ed è quello che sta avvenendo qui in Brasile adesso. E per conto mio siamo solo all’inizio. D’altronde, essere una potenza economica ha i suoi costi, e l’arrivo di stranieri, illegali o no, è certamente uno di questi. Da notare anche, altra similitudine con la realtà italiana, che la maggior parte di questi lavoratori stranieri fanno lavori umili, lavori che molti brasiliani ormai diventati ricchi non vogliono più fare.
E’ una ruota che gira, non c’è niente da fare. Quello che succedeva in Europa ora sta succedendo qui. Come c’è stato un boom economico in Italia e nei Paesi europei negli anni 50/60, ora sta avvenendo la stessa cosa in Brasile. Spero che non avvenga anche questa crisi economica che sta attanagliando l’Europa e il mondo in genere, anche se penso che questo successo economico del Brasile sia solo di breve durata, prima o poi andrà stabilizzandosi. Ma questo lasciamolo agli esperti di economia che spopolano in rete.