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Il Prigioniero del Cielo

Creato il 08 marzo 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario

Pubblicato da Germana Maciocci

 

Cari lettori,
ieri sono andata all'ipermercato per fare la spesa come capita la maggior parte delle volte non ho potuto fare a meno di fare una puntatina al reparto libri, e come spesso accade (leggete: ogni volta) non ho potuto fare a meno di mettere nel carrello almeno uno o più titoli che, per trama o autore, mi hanno incuriosito. Tra questi, Il Prigioniero del Cielo, ultimo romanzo edito da Mondadori scritto da uno dei miei autori preferiti, Carlos Ruiz Zafón. Dopo aver letto tutti i suoi libri fin'ora pubblicati in Italia e aver apprezzato in particolare i primi due volumi della serie del Cimitero dei libri dimenticati, ovvero L'Ombra del Vento e Il Gioco dell'Angelo, in un giorno e mezzo ho divorato questo romanzo, ritrovando personaggi entrati da dieci anni a questa parte nel mondo dell'immaginario letterario, come il libraio Daniel Sempere e lo scrittore "maledetto" David Martín, insieme ai quali ho percorso ancora una volta le strade pulsanti di una Barcellona descritta più come un organismo vivente che vive le passioni e le vicende dei propri abitanti, che come una semplice città, raccontata con lo stile ormai inconfondibile di questo autore sa fare. Enjoy!


Titolo: Il Prigioniero del Cielo  Autore: Carlos Ruiz Zafón 

Traduttore: Bruno Arpaia

Casa editrice: Mondadori

Pagine: 349 Prezzo: € 21,00 

Data di pubblicazione: 24 febbraio 2012

Trama: Nel dicembre del 1957 un lungo inverno di cenere e ombra avvolge Barcellona e i suoi vicoli oscuri. La città sta ancora cercando di uscire dalla miseria del dopoguerra, e solo per i bambini, e per coloro che hanno imparato a dimenticare, il Natale conserva intatta la sua atmosfera magica, carica di speranza. Daniel Sempere - il memorabile protagonista di "L'ombra del vento"- è ormai un uomo sposato e dirige la libreria di famiglia assieme al padre e al fedele Fermín con cui ha stretto una solida amicizia. Una mattina, entra in libreria uno sconosciuto, un uomo torvo, zoppo e privo di una mano, che compra un'edizione di pregio di "Il conte di Montecristo" pagandola il triplo del suo valore, ma restituendola immediatamente a Daniel perché la consegni, con una dedica inquietante, a Fermín. Si aprono così le porte del passato e antichi fantasmi tornano a sconvolgere il presente attraverso i ricordi di Fermín. Per conoscere una dolorosa verità che finora gli è stata tenuta nascosta, Daniel deve addentrarsi in un'epoca maledetta, nelle viscere delle prigioni del Montjuic, e scoprire quale patto subdolo legava David Martín - il narratore di "Il gioco dell'angelo" - al suo carceriere, Mauricio Valls, un uomo infido che incarna il peggio del regime franchista... 


RECENSIONE
Barcellona, ultimi anni 50. Si avvicina il Natale e, mentre nella libreria Sempere il padre di Daniel cerca di ravvivare le vendite posizionando un presepe “tattico” in vetrina e Férmin si prepara a sposare la fidanzata Bernarda, fa il suo ingresso la vigilia di Natale un uomo misterioso, dall'aspetto piuttosto malmesso, che acquista per una cifra astronomica il libro più costoso di tutto il negozio: un'edizione pregiata de Il Conte di Montecristo. L'uomo non la porta via con se, ma la lascia in negozio a Daniel con una dedica criptica indirizzata al destinatario del regalo, lo stesso Férmin. 
Temendo per l'amico e protettore, Daniel cerca subito di indagare riguardo l'identità del losco figuro, senza immaginare che le sue ricerche lo porteranno a conoscere una sostanziosa parte della vita passata di Férmin. L'amico si rivelerà essere un ex prigioniero fuggiasco dalla terribile fortezza di Montjuic, dove l'uomo si era ritrovato rinchiuso, in un'ambientazione stile dungeon medioevale, per motivi politici alla fine degli anni trenta, dove aveva condiviso umiliazioni e torture con povere anime sfortunate come lui, incluso lo scrittore David Martín, i cui romanzi lo stesso Férmin aveva apprezzato da giovane, noto già allora per la sua fama di autore “maledetto”. 
Férmin aveva quindi scoperto, durante la prigionia, che il crudele direttore del carcere, l'opportunista e calcolatore Mauricio Valls, letterato senza alcun talento che vedeva nel regime franchista un modo come un altro per raggiungere una fama affatto meritata, aveva commissionato a Martín un romanzo che avrebbe pubblicato con il suo nome, dietro la promessa (che si guarderà bene dal rispettare, come si scoprirà in seguito), di non coinvolgere Isabella, amica e protetta di David, madre di Daniel, nelle accuse di colpevolezza legate a omicidi efferati e altre nefandezze perpetrate a carico dello scrittore. 
Mentre il suo compagno di cella, il meschino Salgado, si affannava per nascondere in ogni modo il segreto di un tesoro nascosto che voleva recuperare appena rilasciato, Férmin era poi riuscito, grazie a un abile piano di Martìn, a fuggire dal castello, dopo aver permesso allo scrittore di proteggere per sempre Isabella e la sua famiglia. 
A seguito di varie peripezie, Férmin è quindi riuscito a mantenere la sua promessa, nonostante sia arrivato tardi perché la morte improvvisa di Isabella potesse essere evitata. Dai tempi di Montjuic, Férmin cerca di portare avanti un'esistenza dignitosa e di combattere la sua personale crociata in difesa delle persone che ha imparato ad amare e che cerca di proteggere non solo per dovere nei confronti del ricordo di Martìn - Daniel, sua moglie Bea, il vecchio Sempere. Tornare in contatto con l'uomo che è riemerso dal passato per regalargli la copia de Il  Conte  di  Montecristo potrebbe distruggere il fragile equilibrio che Férmin è riuscito a crearsi dopo quegli anni terribili della sua gioventù, ma il coinvolgimento di Daniel negli eventi è purtroppo inevitabile ed è arrivato il momento di raccontare, per quanto doloroso possa essere, una parte della sua vita che si interseca con quella del Prigioniero del Cielo Martìn e, fin da prima della sua nascita, con quella di Daniel. 
Un capitolo dai toni meno soprannaturali rispetto ai primi due della serie quindi, che potrebbe aver avuto il titolo alternativo di “Storia di Férmin” e nel quale vengono svelati alcuni dei misteri che accompagnano Daniel fin dalla prima infanzia (la morte improvvisa della madre Isabella, la presenza costante di Férmin a proteggere i Sempere) e dove ai personaggi diabolici in stile gotico degli altri romanzi, come Andreas Corelli e Laìn Coubert, si sovrappongono mostri reali, come Juan Fumero e Mauricio Valls, “cattivi” che potrebbero appartenere ad ogni tempo e che, in questo romanzo, approfittano degli orrori resi possibili durante il regime di Franco, atti a reprimere con ogni mezzo libertà sia fisiche sia di pensiero, per esercitare senza scrupoli il loro potere. 
Lo Zafón di questo romanzo è un po' meno Tim Burton e un po' più Dumas, non solo nel richiamo a Il Conte di Montecristo, ma anche nello svolgimento della trama, che si dispiega attraverso retroscena e flashback storico/familiari, mentre l'autore aggiunge nuove tessere al puzzle della storia di Daniel. 
Certo non dovete aspettarvi una trama da soap opera: come in un elaborato gioco di scatole cinesi, per un mistero risolto altre numerose domande vengono fatte affiorare tramite l'abile prosa dell'autore, e grazie al suo stile scorrevole, quasi musicale, al linguaggio attuale e senza cadute di stile, se mi permettete la ridondanza, dalla prima all'ultima riga - e nel caso dell'edizione italiana grazie anche alla traduzione di Bruno Arpaia, estremamente apprezzabile nel suo lavoro anche nei due precedenti volumi della serie - ci troviamo davanti a un romanzo di quelli che è difficile lasciare giù senza averlo prima terminato e che si vorrebbe non finisse mai. 
Una piccola nota polemica che non mi sento di evitare riguarda alcuni commenti relativi al prezzo lordo di vendita dell'edizione italiana, tenendo conto del fatto che si tratta di un romanzo breve (?), a caratteri grandi e con un'interlinea "larga". Tenendo conto del fatto che, vi assicuro, esprimendo i miei dubbi riguardo commenti di tal misura non me ne viene niente in tasca, in tutti i sensi, e considerando tra l'altro che questo libro nel mio caso è stato acquistato (non regalato o inviato dalla CE) e tanto meno sono amica o parente di Zafón (neanche conosco la lingua spagnola, purtroppo). Naturalmente ognuno è libero di scegliere cosa acquistare in base alle proprie possibilità e ai propri gusti; per fortuna al giorno d'oggi esistono vari modi per potersi godere una buona lettura anche senza spendere molto, grazie alle varie offerte disponibili sul mercato, nel caso delle biblioteche spesso anche niente: mi spaventa solo il fatto che la letteratura, in questo caso di buona qualità, al di là di battage pubblicitari o fama ormai confermata dell'autore, possa essere valutata un tanto al chilo, come si diceva ai miei tempi. 
Ma il mondo è bello perché è vario e, grazie al Nemico numero uno di Andreas Corelli (e qui parte l'accusa di blasfemia...), ne fa parte anche Zafón, per il piacere di tanti lettori che come me apprezzano le letture di qualità. Invito pertanto alla lettura de Il Prigioniero del Cielo coloro che hanno apprezzato le opere già pubblicate dello stesso autore e raccomanderei a coloro che non hanno ancora preso in mano un suo libro di leggere L'Ombra del Vento e, se possibile, anche Il Gioco dell'Angelo prima di leggere questo titolo, per entrare in familiarità con i personaggi e le loro storie e, soprattutto, per non dover rimpiangere di aver mancato di leggere due romanzi unici e indimenticabili.
Curiosità: colgo l'occasione di questa recensione per segnalarvi, grazie all'amica Simona Postiglione che ha postato il link sulla nostra pagina di Facebook, QUESTO interessante articolo di Barbara Sgarzi su Vanity Fair nel quale Carlos Ruiz Zafón parla del suo approccio con il processo creativo e la scrittura vera e propria.

L’AUTORE: Carlos Ruiz Zafón ha iniziato la sua carriera nel 1993 con una serie di libri per bambini, nel 2001 esordisce nella narrativa per adulti col suo quinto romanzo, L'ombra del vento, che, uscito in sordina in Spagna, ha conquistato col passaparola il vertice delle classifiche letterarie europee, diventando un vero e proprio fenomeno letterario. Vive dal 1993 a Los Angeles, dov'è impegnato nell'attività di sceneggiatore. Collabora regolarmente con le pagine culturali di "El País" e "La Vanguardia". L'ombra del vento è stato un successo, con più di 8 milioni di copie vendute nel mondo, acclamato come una delle grandi rivelazioni letterarie degli ultimi anni. È stato tradotto in più di 36 lingue e ha ottenuto numerosi premi internazionali, tra cui Premio Barry per il miglior romanzo d'esordio nel 2005. .Il 25 ottobre 2008 esce per Mondadori il romanzo tradotto in italiano "Il gioco dell'angelo", mentre nel maggio del 2009 esce in Italia "Marina". Il 7 maggio 2010 esce, sempre per la Mondadori, per la prima volta nelle librerie italiane "Il palazzo della mezzanotte" uscito in lingua spagnola il 1994 con il nome di "El palacio de la medianoche". Tradotte in oltre quaranta lingue, le sue opere hanno conquistato milioni di lettori e numerosi premi nei cinque continenti.


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