Massimo ha poco più di trent’anni, è il proprietario di un piccolo bar nel cuore di Roma, e non si è mai innamorato davvero. Ogni mattina, all’alba, attraversa le vie della città ancora addormentate, dove si sente il profumo del pane appena sfornato, e raggiunge il suo bar. Lì lo aspetta il primo caffè della giornata, quello dall’aroma più intenso, e dal sapore più buono. In fin dei conti sta bene anche da solo, continua a ripetersi man mano che il locale si anima: a tenergli compagnia ci pensano i clienti affezionati, con cui ogni mattina Massimo saluta la giornata fra tintinnio di tazzine, profumo di cornetti caldi e un po’ di chiacchiere. Allora come mai, il giorno in cui improvvisamente entra nel bar una ragazza dagli occhi verdi, il viso spruzzato di lentiggini e l’aria sperduta di una turista straniera, Massimo non riesce a toglierle gli occhi di dosso? Né tanto meno a farsi capire in nessuna lingua: al punto che, tempo cinque minuti di interazione, si ritrova una zuccheriera rovesciata addosso, la porta sbattuta in faccia e qualcosa di molto simile a un cuore spezzato che gli martella nel petto. Ma la ragazza con le lentiggini, che viene da Parigi, di nome fa Geneviève e di mestiere inventa cruciverba, tornerà presto da Massimo: perché ha un segreto che non può rivelare a nessuno, e che la lega proprio a quel luogo. Massimo – che da quando l’ha incontrata la prima volta, con la frangia spettinata e il vestito rosso – non se l’è più tolta dalla testa, non potrà che corteggiarla…
Prendete una delle città più belle del mondo, anzi due – Roma e Parigi – aggiungete un barista particolare, con la passione per il caffè, una serie di pittoreschi frequentatori di bar e una donna, francese, dagli occhi verdi, e avrete tutti gli ingredienti per un romanzo d’amore, una favola in salsa poetica nel cuore di una Roma da cartolina turistica. Grande protagonista è il caffè, il cui aroma e le cui variazioni impregnano tutto il romanzo e diventano il mezzo galeotto che il protagonista, Massimo, usa per far breccia nel cuore di Geneviève. Degne di nota sono le caratterizzazioni dei personaggi attraverso il tipo di caffè che di solito chiedono: Pino il parrucchiere: caffè al vetro, Luigi il falegname: caffè corretto sambuca, Rina la fioraia: caffè al vetro con un bicchiere d’acqua, Antonio l’idraulico: decaffeinato lungo, ecc. Personaggio, invece, più evanescente e meno definito è quello di Geneviéve a cui forse si fa fatica ad affezionarsi. Di sicuro, si tratta di una lettura piacevole, favorita da uno stile semplice e lineare, magari un pò stentato in alcuni passaggi.Magazine Cultura
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