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Il primo giorno di scuola

Creato il 10 ottobre 2012 da Automaticjoy

Il primo giorno di scuola

Due studentesse si purificano al santuario Kitano Tenman-gū

Emozionata e curiosissima di sapere cosa mi aspettava, ieri sono uscita col mio zainetto e sono partita alla volta del mio primo giorno di scuola. È stato strano sedersi di nuovo dietro a un banco, essere in classe con quindici persone, ma senza avere appena fatto ciao-ciao con la manina alla mamma.
Il test di piazzamento ha decretato che sarei stata al livello Beginner, ovvero quelli che possiedono già le basi e devono costruirci sopra la conoscenza della lingua. Insomma, riprendo più o meno da lì, dove mi aveva lasciata Takeshita-sensei.
Avrei sperato forse in qualcosa di più, ma mi rendo conto che, se la parte dei kanji è decisamente troppo semplice, la grammatica e certe strutture di base le devo ripassare, se non imparare dal principio. Il ritmo è comunque piuttosto sostenuto, quindi confido di apprendere tanto e in fretta.
Come nella maggior parte dei luoghi in Giappone, anche a scuola bisogna togliersi le scarpe e girare ovunque con delle odiose ciabattine, difficili da gestire e infide quando si tratta di fare le scale. Ciabattine che bisogna cambiarsi quando si va in bagno, perché lì ce ne sono altre da usare esclusivamente nella toilette.
Per quanto riguarda gli insegnanti, quella del primo giorno è rapida e capace, sa come farsi capire e come ottenere l'attenzione degli studenti; quella di oggi, invece, era evidentemente inesperta e la sua lezione è stata un po' confusionaria, mi auguro che migliori e non renda tutti i miei mercoledì scolastici un travaglio.
Infine, la classe: per ora, un paio di persone piacevoli, un sacco di volti senza nome, uno strano americano pelato sulla cinquantina che credo sia un missionario, uno svedese insopportabile che sfata il mito sulla figosità degli svedesi, qualche ragazzo scemo che continua a fare battute sul sake alle quali non mi sforzo nemmeno più di sorridere.

Il primo giorno di scuola

Kyoto tower

Il mio umore, a giorni alterni, fa su e giù. Quando riesco a ottenere qualche piccolo risultato - come procurarmi finalmente un keitai, un telefono cellulare - sono felice, felice del fatto che quel poco di giapponese che già so mi permette di cavarmela nella vita quotidiana e di aiutare chi sa meno di me.
Poi però ho momenti di totale rifiuto, in cui ho l'impressione di essere "usata" quando fa comodo, senza un reale desiderio della mia compagnia. I rapporti sociali non sono mai stati la mia specialità.
Qui è una situazione strana, in cui si può cominciare da zero con un numero elevato di persone. Si può frequentare qualcuno per un po', fare qualche risata insieme, poi se si capisce che si hanno interessi troppo diversi ci si saluta, ci si conosce da pochi giorni, non è doloroso. Non si perdono affetti reali, non si perde niente, in fondo. Eppure la mia emotività amplificata mi porta a prendere tutto molto sul serio, così preferisco cercare di chiarire subito i problemi, a costo di sembrare paranoica o esagerata. Non voglio rapporti faticosi, qui.
Non voglio fare da balia a nessuno, ma sono troppo tenera.
Probabilmente ho solo bisogno di amici.

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