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Il primo racconto delle "Cronache": Elisa è una farfalla

Da Pamirilla
   
Nove brani di musica, nove racconti.
È il mio sogno ad occhi aperti.
E’ il mio abbraccio a questo posto che mi ha accolto ed amata.
Il mio modo di vedere le cose e cercare di capirle, il mio modo di vivere la vita, il mio modo di respirare l’aria fresca e profumata dopo il temporale.
E’ il mio modo di dire ti amo.

I miei amici, parte di questo “piccolo paese che non esiste” possono prendere il banner qui sotto e metterlo sul proprio blog. Mandatemi un messaggio e lasciatemi il vostro indirizzo di posta e vi invierò il brano musicale da cui è nato il racconto che pubblico oggi.
Grazie di essere qui con me, oggi e nei giorni a venire. Qui: nel centro esatto del mondo!     banner2


Elisa è una farfalla

Elisa è una farfalla, vola consumandosi le ali in piroette, sospesa sul vento che scende dai monti.
Attraversa planando la piazza insonnolita del paese nell’alba ancora umida dei sogni dei dormienti. Poi scende verso il fiume, si posa su un fiore giallo, uno viola, uno giallo più grande e di nuovo riprende il volo. Segue la scia lunga della bava che le lumache hanno lasciato sui muretti agli argini del fiume, nuota nel profumo denso di pane appena sfornato e rotola sui sospiri degli insonni che all’arrivo del sole cedono finalmente anche loro alla stanchezza. Elisa è una farfalla, invece pesante è la scarpa che la schiaccia senza aver sospettato un solo istante della sua esistenza.

Uno schianto senza alcun rumore, un lampo senza tuono, una cosa talmente insignificante da non meritare la minima attenzione.
Infatti Giacomo prosegue sulla strada di ciottoli, distrattamente interessato a niente. Spaventa per gioco un lucertola sorpresa fuori dal ciuffo d’erba nel quale si nascondeva e cammina agitando un ramoscello nell’aria come per scacciare pensieri che non ha.
Sua moglie è andata via lasciando pochi residui di sé così come pochi ricordi. Se n’è andata perché era stanca di quella vita, ha detto, e Giacomo non ha idea di cosa intendesse. Anche gli amici al bar dicono sempre di annoiarsi in questo paese immobile però si ritrovano tutte le sere, puntuali e sempre uguali. Le carte napoletane ed una caraffa di vino rosso. Tutte le sere…..mica vanno via.
Giacomo la mattina si alza prima dei galli, mangia un pezzo di pane e beve una tazza di caffè nero. Ora che non glielo prepara più nessuno se lo fa da solo: sa un po’ di bruciato ma basta mettere un cucchiaino di zucchero in più.
La mattina passa uguale a tutte le mattine, forse piove o forse c’è il sole. Sulla schiena di Giacomo non fa nessuna differenza. La pausa per uno scarno pranzo e poi anche il pomeriggio passa uguale a tutti gli altri pomeriggi. Un’altra giornata di lavoro, sudore e zolle di terra. Giacomo torna a casa con il passo trasandato e stanco, saluta i paesani che incontra per la via riconoscendo senza entusiasmo i loro visi. Se qualche frammento di discorso gli sfiora l’udito pensa tra se che la gente si fa troppe domande e si pone quesiti inutili.
Con uno schiocco spaventa, così per gioco, quella gatta bianca e nera che sta sempre in fondo al viale e entra nella casa silenziosa. Perché è cosi buia e silenziosa? Ah, già, Elisa è andata via. Diceva di non essere felice, diceva di sentirsi come un bruco stretto in un bozzolo.

Invece Elisa era una farfalla.    

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