Published on maggio 17th, 2014 | by radiobattente
0Qualcuno diceva che – dopo l’Etna e la siccità – la terza grande piaga che diffama Palermo e tutta la Sicilia è il traffico, ma io non ci ho mai creduto. E, a parte u cugliuniu, avevo ragione, almeno per quanto riguarda Licata.
Se non ci sono parate di carnevale (brasiliano) fuori stagione, o se non ci sono le bancarelle per Sant’Angelo, il traffico vero qui a Licata fortunatamente non esiste.
Come non esistono i semafori.
Sono arrivato qui due mesi fa, e sono stati due mesi strani per uno nato e cresciuto nella città dell’auto, dei controviali e dei record europei di inquinamento, con tutto che secondo me Milano e Roma secondo me taroccano i misuratori.
Due mesi senza sentirmi inspiegabilmente appagato quando di fronte a me la luce è verde, ma soprattutto due mesi senza il dubbio tra accelerare e fermarsi per un giallo e senza le pallosissime attese di quei rossi infiniti che fai in tempo a controllare twitter, instagram, facebook, whatsapp e pure a scaricarti google plus e capire che non serve a una mazza e cancellarlo.
Grazie all’assenza di traffico, di semafori e tra l’altro anche di una decente copertura 3G per il mio gestore, in questi due mesi mi sono quindi disintossicato non solo da quelle belle polveri sottili tipiche di ogni grande città, ma anche e soprattutto dalla dipendenza da mano-al-cellulare-appena-scatta-il-rosso.
Non male per un infognato, me lo dico da solo sapendo che non è certo merito mio. Oggi però, a mezzoretta da casa andando verso ovest, il record di lontananza dai semafori si è interrotto. “Invece di stare sempre con le mani e gli occhi attaccati allo schermo del tuo telefonino, alza lo sguardo” dice Gary Turk in quel video che da settimane state paradossalmente pubblicando sulle vostre bacheche (Look up).
Ci ho pensato, mentre il primo semaforo rosso dopo due mesi si accompagnava al primo venditore da semaforo rosso: roba che quasi volevo comprargli qualcosa per l’emozione. Ci ho pensato, a quel video, e infatti ho alzato lo sguardo senza toccare il telefono neanche per un secondo.
Però poi non ce l’ho fatta, e ho dovuto fare una foto. Al primo semaforo dopo due mesi, e già che c’ero a quella struttura lassù.
La chiamano Valle dei Templi, devo farci un giro.
Claudio Pizzigallo
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