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Il privilegio dei biglietti gratis. A Milano vincono le partite di calcio, ultimi i teatri. Da altre parti vince il “gratis” e basta.

Creato il 06 giugno 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti

Il privilegio dei biglietti gratis. A Milano vincono le partite di calcio, ultimi i teatri. Da altre parti vince il “gratis” e basta.

Ticket gratis per tutti...i politici

Chiariamo un aspetto: non consideriamo i biglietti omaggio per le partite e gli spettacoli che le amministrazioni comunali hanno a disposizione, un fatto da “casta”, sarebbero altre le considerazioni. È un piccolo privilegio che diventa grande a seconda dell’eccezionalità dell’evento. D’altronde è prassi che i comuni e gli altri enti locali, usufruiscano di ingressi gratuiti alle manifestazioni. Di solito (norma Siae) il numero varia a seconda dei posti paganti a disposizione ma è una regola che quasi mai viene applicata. Il comune di Milano, nell’ultimo anno (giunta Pisapia), ha avuto oltre 20mila biglietti gratuiti sfruttati per la maggior parte (11mila) per le partite dell’Inter e del Milan e per i megaconcerti allo stadio Meazza. Colpisce il dato relativo ai teatri. La Scala, pur avendo a disposizione 2.068 ingressi gratuiti, è stata “visitata” da 1.097 persone; il teatro degli Arcimboldi da 274 mentre il “Grassi”, lo “Strehler" e lo “Studio”, rispettivamente 31, 47 e 17. Il che significa che a un certo tipo di spettacoli non partecipano neppure coloro che potrebbero farlo gratuitamente. Se volessimo tirar fuori considerazioni di natura sociologica da numeri sterili, potremmo farlo senza correre il rischio di prendere abbagli ma non è quello che ci interessa, l’importante è il concetto di “gratis” che trasforma gli italiani, in alcuni momenti, in un popolo di svergognati portoghesi. Per il mestiere che facciamo, ci capita spesso di rivolgerci alle agenzie che organizzano spettacoli per avere un “accredito stampa”, che è cosa diversa dal posto gratuito tout-court. Visto lo spettacolo, lo recensiamo, il che significa fornire informazioni al pubblico. Ci sono colleghi che non avendo la capacità di recensire si affidano alle “note di colore” e, in fondo, anche queste sono utili per avere almeno uno spaccato di quello che è accaduto su quel palcoscenico o in quel parterre. L’accredito riservato alla stampa è uno per ogni testata, ma capita spessissimo di vedere colleghi di giornali di un certo peso usufruire di due, tre posti per tener buone intere famiglie di scrocconi e avere quattro righe senza senso sulle loro prestigiose pagine locali. Inutile dire che la corsa al biglietto (o all’accredito) diventa feroce quando lo spettacolo è di un certo peso e il protagonista è, magari, un volto noto della tv. È allora che si scatena l’inferno e che immaginiamo linee telefoniche roventi non solo per avere i posti gratuiti ma, soprattutto, per essere visibili e troneggianti in prima fila. L’estate scorsa ci è capitato di assistere (muniti di accredito stampa da posti in piccionaia o giù di lì), a uno spettacolo di Maurizio Crozza. Le prime file erano interamente occupate dai politici e dai loro familiari, molti di quel Pd che Crozza, durante la sua straordinaria performance, avrebbe bastonato di brutto mentre loro se la ridevano a crepapelle come i fascisti quando Petrolini sbeffeggiava il Duce. Vederli tutti lì, i politici e qualche collega della stampa particolarmente benevolo nei loro confronti a far da codazzo, ci ha causato un moto di rabbia che abbiamo represso perché fondamentalmente siamo dei gentiluomini che hanno smesso da un pezzo di frequentare superalcoolici; un bicchierino di grappa, quella sera, ci avrebbe fatto combinare un macello dopo averci tolto ogni inibizione e trasformato in arditi del fronte del Piave. Quelle cariatidi presenti in prima fila, perché in seconda sarebbe stato un delitto di lesa maestà, ci hanno fatto rendere conto che i privilegi della casta sono inesauribili e che gli stipendi e i vitalizi non sono che uno degli aspetti (magari i più eclatanti ma non sicuramente i più significativi), di una categoria di persone che a cedere il passo alla normalità del pari diritto di cittadinanza, non ci pensano proprio. Un biglietto gratis è uno status quo proprio come quello di decidere chi far lavorare e chi no, a chi concedere redditi mascherati da collaborazioni e a chi no. Alla fine anche questa è una cricca. Ne riparleremo perché delle perversioni, come dei profittatori e dei mammasantissima della politica ci siamo oggettivamente stancati.

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