In realtà non esiste nessun problema Kafka, ci mancherebbe. Il problema è solo mio. Per la seconda volta mi sono avvicinato a questo scrittore.
La prima, con la lettura delle sue opere più importanti (Il processo; Il castello), molti anni fa. Abbandonai.
Di recente ci ho provato di nuovo. “America”: il risultato ancora una volta è stato per me deludente.
Ho abbandonato la lettura. È imbarazzante. Certo, il mondo è pieno di storie e scrittori, e via discorrendo. Forse potrei sforzarmi, ma mi dico anche che ci sono ancora così tante storie da leggere, che è meglio passare ad altro, e rischiare di essere considerato un eretico.
Però io e Kafka non dobbiamo proprio incontrarci. In fondo, la scrittura è anche una faccenda che ha a che fare con la magia e occorre accettar (a volte) che questa magia per i motivi più diversi faccia cilecca. Sempre con Kafka?
Purtroppo sì.
Attenzione: che lui sia un fuoriclasse è indubbio. Nessuna persona può davvero affermare che si tratti di un autore sopravvalutato oppure di modeste qualità. Il suo sguardo sul mondo, la forza della sua prosa sono lì a dimostrare esattamente il contrario. Per una ragione che non mi so spiegare, a me non piace. Vedo il suo talento, ma per il resto (sarà la sua tecnica?) sono costretto ad alzare bandiera bianca. Colpa mia.
Intanto ho iniziato a leggere Joseph Conrad, e Richard Ford. Il secondo funziona, e mi pare pure il primo…