Molti studenti si sorprendono quando gli spiego che i cittadini possono opporsi all’atttività della Pubblica Amministrazione.
Non son pochi quelli che mostrano scetticismo, se non proprio incredulità, al sentire che non solo è possibile opporsi, ma che addirittura è statisticamente più probabile la vittoria per il cittadino che impugni un atto amministratvo di un ente pubblico, a conclusione del giudizio.
E’ molto diffusa infatti l’idea che la Pubblica Amministrazione sia un colosso difficile da abbattere e che per un gigante Golia che viene abbattuto , ci siano 99 poveri Davide che soccombono di fronte allo strapotere della Pubblica Amministrazione.
Intanto è bene precisare che il processo amministrativo è un giudizio di impugnazione, in quanto esso è diretto ad ottenere l’annullamento o la riforma di un atto amministrativo emanato da un ente pubblico ovvero da un suo organo.
Questi giovani si ricredono prontamente quando si trovino ad affrontare un concorso pubblico. Non è raro in effetti che una volta diplomati questi studenti si cimentino nella durissima selezione di un concorso pubblico; e che nel corso di questo cimento è frequente che essi avvertano una certa ingiustizia nell’operato della pubblica amministrazione (che poi si ripercuote sugli esiti dell concorso).
Una categoria importante di atti impugnabili è costituita perciò dai bandi di concorso ovvero, più probabilemte, dall’atto amministrativo con cui l’amministrazione ha proclamato l’assunzione dei vincitori del concorso.
E’ oopportuno qui ricordare che un atto amministrativo è annullabile quando esso contenga dei vizi di legittimità.
Tali vizi di legittimità ricorrono in tre casi: incompotenza, eccesso di potere e violazione di legge.
Nei concorsi pubblici ricorre talvolta la figura dell’eccesso di potere che ricorre quando il potere discrezionale della pubblica amministrazione è usato per perseguire fini diversi da quelli previsti dalla legge oppure tale potere è usato in modo non imparziale.
A questo punto è indispensabile sapere che in base all’art. 97 della Costituzione la Pubblica amministrazione deve essere organizzata in modo che siano assicurati il buon andamento, l’imparzialità e il rispetto della legge.
Il processo amministrativo si radica con un ricorso rivolto al Tribunale Amministrativo competente, entro un tempo abbastanza ristretto (30 o 60 giorni dalla loro emissione nella maggioranza dei casi) e deve avere determinati requisiti fissati dalla legge: è indispensabile identificare con sicurezza l’atto amministrativo impugnato, l’organo che lo ha emanato, le ragioni di fatto e di diritto che hanno portato all’impugnazione e le conclusione del ricorso (cioè quello che il ricorrente chiede al T.A.R.).
La materia del ricorso amministrativo è tra le più complesse che ci siano,, ma possiamo concludere, almeno per adesso, dicendo che il ricorrente che avendo partecipato ad un concorso pubblico di assunzione abbia da recriminare sulle modalità di svolgimento del concorso e sugli esiti, deve tener presente che il partecipante ad un concorso pubblico non ha un diritto a vincere, ma l’ordinamento giuridico lo tutela riconoscendogli un interesse legittimo a che la pubblica amministrazione agisca nel pieno rispetto delle leggi (in particolare con riferimento alla imparzialità nella sua azione amministrativa).