Magazine Cultura

Il processo della scrittura

Da Marcofre

copertina sola a presidiare la fortezza

 

Vuoi scrivere racconti e sei a caccia di qualcuno che ti dia una mano con consigli, ricette, strategie?
Il Web rigurgita di pagine che indicano quale programma utilizzare, come procedere grazie alle schede e via discorrendo. E poi?
Ricominci a cercare una nuova e differente voce che ti sveli l’ingrediente segreto, in una corsa infinita che probabilmente non si concluderà mai. Vuoi sapere perché non ne verrai mai a capo? Bene: prima però di tentare una risposta a questo quesito, una breve premessa.

Il processo della scrittura

Tu scrivi, quindi usi parole, segni di interpunzione e via discorrendo: tutto materiale utilizzato da Leonardo Sciascia, Ignazio Silone, eccetera eccetera. Quello che molti non colgono è che mentre scrivi non fai altro che avvicinarti, procedere appunto: senza mai cogliere davvero tutto. Quel: “non cogliere davvero tutto” è sempre imbarazzante, perché un panettiere, un meccanico, sapranno dirti come fanno il pane, come riescono a individuare il guasto del motore.
Chi scrive no, ma credo valga lo stesso per chi dipinge o scolpisce. Una macchina è più limitata di un essere umano, che invece è la mina vagante per eccellenza; quando decidi di scrivere, inizi un processo che però non sarai mai in grado di spiegare. Perché la materia al quale applichi la parola è imprevedibile, ma la parola stessa non sa cogliere tutto. È limitata.
Demoralizzato? Bene, allora procediamo!

L’esperienza insegna il silenzio?

Più scrivo racconti, più il processo della scrittura mi pare misterioso e meno mi sento in grado di analizzarlo. (…) ma niente produce silenzio quanto l’esperienza”.

La frase è di Flannery O’Connor. Puoi leggere la mia recensione su “Nel territorio del diavolo”, quando ancora scrivevo recensioni. Certo, possiamo svicolare abilmente affermando che una scrittrice, uno scrittore, in base al periodo che vive, cambia le proprie idee sulla scrittura. Magari in un’altra circostanza la sua opinione è differente (infatti accade proprio così), ma il punto è un altro.
Siccome non si troveranno mai 2 scrittori in grado di essere d’accordo su come scrivere un racconto; oppure su che cos’è un racconto. O ancora da dove “arriva” un racconto… Ebbene, forse il silenzio è davvero la soluzione ideale.
Come dici? Si tratta di una posa? Di chi vuol fare il prezioso e non condividere il “segreto” con la massa?
E se il segreto non ci fosse?

Si può fare! (Ma non basta)

Sedotti dall’idea che tutto deve avere una spiegazione logica, e che proprio per questo sia possibile replicare il “fenomeno” scrittura all’infinito, come un fenomeno scientifico qualunque, invecchiamo serenamente tra lezioni, corsi, letture di manuali. E al termine di un tale giro ne sappiamo quanto prima. Certo, magari abbiamo imparato a rispondere a tono. Potremmo persino organizzare un corso di scrittura (a pagamento), ma sono quasi certo che se dovessimo spiegare cos’è un racconto, avremmo ancora la solita esitazione. Con la differenza, rispetto a prima, quando eravamo ignoranti, che dopo l’esitazione risponderemmo a tono. Rimasticando parole prese da decine di letture fatte in giro, assemblate in maniera più o meno ordinata. Ma pure in esse non sarà presente alcuna parola definitiva, alcuna verità.
Il silenzio potrebbe essere la soluzione definitiva.
Di fronte ai proclami che un po’ dappertutto ci dicono che “Si può fare!”, perché basta volerlo: forse occorre affermare qualcosa di diverso. Vuoi farlo? Puoi farlo? E fallo pure, si capisce. Ma ti muovi come sempre in un banco di nebbia fitta, e il solo vantaggio che hai, è che gridi di continuo che TU conosci la strada.
Ma è falso.

Ecco come scrivere racconti


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :